Caro Presidente del Consiglio Renzi, mi scuserà ma dissento da quel che ha detto l’altro giorno a Lampedusa. Comprendo la solennità del momento, le frasi di circostanza, l’emozione di una ricorrenza, ma la penso in modo opposto al suo.
Il premier Renzi, in visita nell’isola scordata da Dio e dagli uomini ha dichiarato il 25 marzo: “Lampedusa non è la periferia dell’Italia. Per noi l'isola è così centrale che oggi siamo qui. Da Lampedusa arrivi un messaggio all’Europa: questa non è periferia, lontana dagli occhi dell'Europa ma un luogo di bellezza che ha permesso di salvare migliaia di vite. Il 25 marzo è il compleanno dell'Europa, la firma istitutiva dei trattati della Comunità europea è stata fatta il 25 marzo '57 a Roma. E oggi noi siamo nel centro, nel cuore dell'Europa. Forse non è un cuore geografico, ma più spirituale”.
Poi, finita la visita ufficiale, è tornato a Roma, e noi siamo rimasti quello che eravamo, che siamo e che saremo: periferia dell’impero.
Parlo da siciliana e mi sento pienamente e come direbbe Albanese “purtroppamente” una cittadina della più lontana periferia dell’impero romano ed europeo, ed il fatto che il Presidente del Consiglio abbia dichiarato il contrario mi rattrista. La gestione del problema dei migranti è la prova che la Sicilia è rimasta sola ad affrontare la marea dell’emergenza, con strutture inadeguate, risorse ridicole, sottovalutazione del problema. Da Lampedusa a Messina passando per Mineo non c’è un solo sasso che non gridi all’Europa: ci avete lasciato soli.
Le dichiarazioni di Renzi il 25 marzo, compleanno dell’Europa, guardano al futuro non al presente: “servono fatti concreti” “da Lampedusa arrivi un messaggio”. Eppure di messaggi da Lampedusa all’Italia e al mondo intero ne sono partiti da anni inascoltati. Non è stato ascoltato neanche Papa Francesco che per il suo primo viaggio scelse proprio quest’isola. Arrivando a Lampedusa quell’8 luglio 2013 gridò il dolore che è lo stesso di oggi. Ve lo ricordate? Ho riletto l’omelia per scrivere questo articolo, perché mi ricordavo la frase sulla globalizzazione dell’indifferenza. Le parole di Renzi me l’hanno riportata alla mente, perché se sei periferia nessuno ti guarda.
“La cultura del benessere- disse il Papa 2 anni e mezzo fa sbarcando a Lampedusa senza grancasse e cerimonie- che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”.
In quel luglio dei barconi e dei migranti scampati alla morte e dei corpi che la marea ha riportato fino alle nostre rive, quel luglio così uguale a questi giorni del 2016 papa Francesco chiedeva al mondo: “Chi di noi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Per queste madri, per questi padri? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere”.
Pensando alle dichiarazioni di Renzi ed a quanto sta succedendo, comprese le lacrime del ministro Mogherini e le battute del candidato Bertolaso al riguardo, viene da dire che non è cambiato nulla. E che noi siamo davvero periferia, che serve ogni tanto per le dichiarazioni di rito, per gli annunci, gli impegni solenni. Da quel luglio nella nostra Sicilia non è cambiato nulla sul fronte migranti, forse solo le inchieste sul Cara di Mineo e le dolorose denunce sui minori migranti inghiottiti nella notte buia dell’indifferenza che li trasforma in carne da macello.
Ma siamo periferia per tanti altri motivi. Pensiamo alle infrastrutture. C’è una rete stradale e autostradale che fa acqua da tutte le parti, abbiamo l’isola tagliata in due dal crollo di un viadotto autostradale, un sistema ferroviario che sembra quello dei coloni americani che si addentravano nelle sconfinate praterie. Se Cristo si è fermato a Eboli le Ferrovie lo hanno fatto molto prima e dallo Stretto in poi stanno smantellando da anni. Per mezzo secolo ci hanno annunciato a stagioni alterne il Ponte per arrivare nel 2016 senza alcun tipo di collegamento con il futuro. Elemosiniamo le risorse per Metromare e per il porto di Tremestieri. In Italia c’è il Freccia Rossa e da noi siamo ancora alle Frecce di legno. I nostri figli emigrano ma per raggiungerli in aereo dobbiamo pagare i mutui con le vergognose tariffe che ci sono (per non parlare dei servizi, se atterri a Catania dopo le 20 a Messina puoi tornare a piedi). Persino l’aeroporto di Reggio Calabria stanno depotenziando. Renzi annuncia il completamento della Salerno-Reggio dopo decenni, ma oltrepassando lo Stretto il solo viadotto Ritiro è l’emblema delle vergogne.
Potrei parlare dell’occupazione, del turismo, dell’agricoltura che proprio la cara Europa (come tutte le matrigne) sta ammazzando. Potrei parlare dei 3 mega inceneritori che il governo nazionale vuole “donarci” o delle trivelle che vuole lasciarci e del Muos. Caro Renzi noi siamo PERIFERIA. E fa comodo a tutti lasciarci periferia. E’ il governo nazionale che centellina le risorse al governo Crocetta per tenerlo in vita per paura dei grillini che verranno. Crocetta e Accorinti hanno le loro colpe ma sono seduti su montagne di macerie ereditate mentre lo Stato continua a tagliare il gas. Siamo periferia grazie alla complicità di quanti una volta eletti hanno dimenticato la loro terra e a causa di uno Statuto speciale diventato merce di scambio per i nostri politici e cappio per i siciliani. Qualcuno mi sa dire cosa è il Masterplan realmente? Pioggia di milioni di euro o briciole? Solo briciole perché sin dai tempi dell’Impero romano alla periferia andavano briciole per accontentare i pro consoli e affamare la gente.
Tornando a Renzi a Lampedusa a me non piace essere “cuore spirituale dell’Europa”, perché questo cuore sta morendo. Credo nella Resurrezione in questo mondo prima ancora che in un altro. Papa Francesco si chiedeva a Lampedusa: “Chi ha pianto oggi?” La risposta oggi come nel 2013 è: nessuno.
Nessuno piange per la periferia. Perché il gioco è questo sin da i tempi di Cesare e di Gesù. Non a caso Gesù è morto in periferia. E non a Roma, caput mundi.
Rosaria Brancato