Assalto alla giustizia, In libreria dal 7 dicembre 2011, pp. 160, € 16,00 con prefazione di Andrea Camilleri
Silvio Berlusconi non è più capo del governo ma le tossine sparse nella società italiana in questi anni resteranno a lungo. Folto è il catalogo degli epiteti scagliati sui magistrati più rigorosi: golpisti, malati di mente, eversivi, cancro da estirpare. Fino ai manifesti elettorali che intimavano “fuori le Br dalle procure”.
Ma più grave è stato l’impegno del parlamento nel difendere interessi particolari attraverso iniziative vestite da riforme “epocali” della giustizia: il processo prima “breve” e poi “lungo”, la “prescrizione breve”, la separazione delle carriere. Obiettivo: ridurre l’indipendenza della magistratura, consegnare al potere politico il controllo delle indagini.
Un “sabotaggio istituzionale” che Caselli documenta con passione in queste pagine. Avvertendo che il problema della legalità in Italia non è nato con Berlusconi e non si esaurisce con la sua vicenda politica. Lo spiega con la consapevolezza di chi di volta in volta si è sentito accusare di essere il “servo sciocco di Dalla Chiesa” contro il terrorismo, “comunista” e “toga rossa” contro la mafia, o addirittura “mafioso” contro le bombe carta delle frange estremiste in Val di Susa. Perché in Italia la pretesa di non subire il rigore delle leggi è diffusa e resistente. Eppure, ci ricorda l’autore, la legalità costituzionale è inseparabile dalla democrazia. E spetta agli uomini liberi difenderla.
Gian Carlo Caselli, dopo aver ricoperto il ruolo di procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino, è ora procuratore capo. Ha cominciato la sua carriera in magistratura a Torino, come giudice istruttore impegnato in indagini sul terrorismo, in particolare sulle Brigate rosse. Dal 1986 al 1990 è stato membro del Consiglio superiore della magistratura. Ha diretto la Procura di Palermo dal 1993 al 1999, gli anni dei processi “eccellenti” su mafia e politica. Dal 1999 al 2001 ha diretto il Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e in seguito per due anni è stato il rappresentante italiano presso Eurojust.
Ha già scritto per Melampo editore Un magistrato fuori legge (2005, tre edizioni) e Le due guerre (2009, sette edizioni). Tra gli altri suoi libri, L’eredità scomoda, con Antonio Ingroia (2001), A un cittadino che non crede nella giustizia, con Livio Pepino (2005), Di sana e robusta Costituzione, con Oscar Luigi Scalfaro (2010).