Non abbiamo le grandi industrie, tranne eccezioni, ma l’inquinamento è notevole pure in Sicilia. Catania e Palermo in particolare sono in alta classifica, mentre Messina non è tra le più inquinate. La qualità dell’aria, decisiva per una qualità della vita, risulta sotto esame nel dossier nazionale di Legambiente, in linea con l’avvio della campagna Clean Cities 2023, ovvero “Città pulite”. Come si legge sulla pagina Facebook di Legambiente Sicilia, il “rapporto Mal’Aria 2023 conferma che le grandi città siciliane sono inquinate e in forte ritardo nelle politiche pubbliche e nello sviluppo di azioni efficaci che consentano di invertire la rotta”.
Tra le dodici città più inquinate d’Italia, nel 2012, troviamo Catania e Palermo, rispettivamente con una percentuale del 41 e del 44 per cento come riduzione necessaria per rientrare nei limiti normativi. In testa Como, Milano e Monza, le due realtà urbane siciliane sono precedute da altre dieci città. E Messina? Non è tra le più inquinate nell’isola ma deve ridurre il PM10 (le particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria) del 7 per cento, il PM2.5 (classificazione data dalle polveri sottili) del 9 per cento e NO2 (biossido di azoto) del 18 per cento. Si tratta delle riduzioni delle concentrazioni necessarie per rientrare nei parametri.
Nella recente classifica del Sole 24 Ore, come Messina e provincia, registravamo pure un buon risultato per la qualità dell’aria, con il 35esimo posto, 42 per cento media locale contro 51,3 quella nazionale. Ma anche su questo versante si può fare di più. Il tema s’incrocia con la necessità di potenziare i servizi pubblici, la cosiddetta mobilità sostenibile, i parchi spesso chiusi, mettendo al centro del progetto pedoni e ciclisti, in linea con l’attuale dibattito cittadino.
Nel frattempo, Legambiente invita a fare presto: “Il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria è una condizione necessaria di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria che ci circonda. Ma le recenti evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione mondiale della sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per tutelare la salute delle persone da una parte, e la revisione della direttiva europea sulla qualità dell’aria dall’altra, rendono il solo rispetto degli attuali valori normativi una condizione necessaria ma non più sufficiente”. In questo campo, se si vuole davvero salvaguardare la salute delle persone e l’ambiente, il lavoro culturale e politico è davvero enorme e non si può più perdere tempo.