Il Ministero dell’Ambiente non ha dubbi: la nuova discarica che dovrà sorgere a Pace non è compatibile con il territorio. Ci sono vincoli precisi e quell’area non è idonea a ospitare un nuovo impianto, così come invece stabilisce il Piano regionale dei rifiuti. Una sonora mazzata per l’assessore più ambientalista che Messina abbia mai avuto, un no alla discarica che Daniele Ialacqua aveva strenuamente portato avanti quando lottava per difendere l’ambiente e che è diventato sì una volta entrato a Palazzo Zanca perché, come ha sempre sostenuto, «quella di Pace non è una discarica vecchio modello ma un progetto molto più ampio che consentirà a Messina di uscire da un’emergenza che altrimenti non potrà che peggiorare» (VEDI QUI). Con queste parole l’assessore nei mesi scorsi rispondeva ad Anna Giordano, sua compagna di mille battaglie e oggi tra i più spietati oppositori al progetto che vuole che a Pace sorga un biostabilizzatore con annessa discarica (VEDI QUI). Con le stesse parole Ialacqua ha difeso fin dal primo giorno un progetto che si è sempre rivelato poco in linea con le velleità ambientaliste di questa amministrazione comunale, un progetto che risale a diversi anni fa e che addirittura quellichec’eranoprima avevano bloccato. Nel frattempo alla Regione sono andate avanti tutte le procedure per la gara d’appalto, appena un mese fa è arrivata l’aggiudicazione definitiva dei lavori che ammontano a più di 12 milioni di euro e l’impianto di Pace rientra in tutte le progettazioni a lungo termine che proprio in questo periodo l’amministrazione Accorinti sta predisponendo per riprogrammare la gestione dei rifiuti.
Il Ministero all’Ambiente però tira il freno a mano. Perché se è vero che ha espresso parere positivo sulla proposta di Piano Regionale della Gestione Rifiuti della Regione Sicilia, sul relativo Rapporto Ambientale è anche vero che questo parere è posto a condizione che nella stesura dell’Aggiornamento del Piano e del rapporto siano tenute in considerazione precise osservazioni e prescrizioni. E tra queste spunta anche Pace.
Il tutto è stato messo nero su bianco in un decreto siglato dal Ministero all’Ambiente lo scorso 28 maggio, un pronunciamento che viene accolto con grande entusiasmo soprattutto dal Movimento 5 Stelle che oltre un anno fa aveva alzato la voce contro questo impianto a Pace. I grillini dello Stretto non le avevano mandate a dire e nel gennaio 2014 annunciavano battaglia attraverso un durissimo documento in cui scrivevano “…biostabilizzatore dicono “loro”, forse perché Bio- fa apparire “buona” qualsiasi cosa…anche una discarica. L’inquietudine cresce, nel vedere come un attore protagonista della battaglia nel 2009, al tempo esponente di punta di Legambiente Messina ed oggi Assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, si trovi dalla parte dei promotori e non più degli osteggiatori”. I grillini puntavano l’attenzione soprattutto sul fatto che si trattava di intervento in Zona a Protezione Speciale (ZPS), esplicitamente vietato dal DM del 17 ottobre 2007, e che troppo gravi erano state le forzature utilizzate per autorizzarlo (VEDI QUI). Denunce in linea con le osservazioni che erano state fatte dal WWF Italia, dall’associazione Man e da Italia Nostra. Così lo scorso 28 maggio il Ministero all’Ambiente, a cui competono anche le procedure autorizzative Vas e Via, è tornato a esprimersi sul Piano regionale dei rifiuti e il progetto di Pace finisce proprio tra quelle osservazioni e prescrizioni da rispettare per far sì che il parere positivo ministeriale non sia più condizionato.
A citare l’impianto messinese è il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, che in queste procedure lavora in sinergia con quello all’Ambiente. Al punto 3 delle osservazioni prodotte si legge che il sito di contrada Pace rientra nel Paesaggio Locale 1- Stretto di Messina, dunque soggetto a specifiche norme tra cui il recupero ambientale delle discariche e soprattutto quella che stabilisce che in quell’area «non è consentito realizzare discariche o qualsiasi altro impianto di smaltimento rifiuti».
«Dunque –scrive il Ministero- la norma è chiaramente rivolta sia al recupero delle aree compromesse da interventi impropri nel contesto territoriale, sia ad evitare ulteriori inserimenti di nuove opere che arrechino non solo distorsioni nella percezione visiva del paesaggio, ma che possano comportare interferenze anche per tutte quelle componenti naturali che fanno parte del paesaggio stesso e che il Piano Territoriale Paesistico ha inteso recepire in quanto costituiscono sia un valore ambientale sia un bene culturale da salvaguardare. Quindi nulla eccepisce la circostanza che nelle aree suddette esistano già impianti destinati al trattamento dei rifiuti, e che il piano di gestione ha prescelto per un loro potenziamento».
Risulta evidente che vincoli paesaggistici non consentono la realizzazione di questo impianto e il parere si fa ancora più chiaro nelle conclusioni: «Le considerazioni effettuate non lasciano alcuno spazio per eventuali aggiustamenti, pertanto si ritiene necessaria una rivisitazione della localizzazione delle opere fin da adesso, al fine di evitare futuri contrasti con il Piano territoriale Paesistico adottato».
Quindi pochi dubbi: il Ministero ai Beni culturali dice che a Pace non può sorgere nulla né tantomeno si può intervenire su impianti già esistenti. E mentre la Regione è andata avanti per la sua strada affidando anche l’appalto, mentre l’assessore Ialacqua ha accolto con grande slancio la notizia che i lavori potranno presto iniziare, da Roma dicono che si deve puntare a individuare un nuovo sito.
Francesca Stornante