Politica

L’autonomia differenziata è legge: “Ciao” sud, il nord gongola

di Marco Olivieri

L’autonomia differenziata è legge. Dopo il via libera del Senato, la Camera dei deputati ha approvato oggi il disegno di legge Calderoli (nella foto il ministro leghista) con 172 sì, 99 voti contrari e un astenuto. Il testo, in 11 articoli, definisce le procedure legislative e amministrative per definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento (fonte Sky tg24). Una legge targata centrodestra, mentre le opposizioni promettono di continuare la battaglia.

I una recente intervista a Tempostretto, il presidente emerito della Corte costituzionale, Gaetano Silvestri. ha espresso grandi riserve sul provvedimento. La contestazione da fare è proprio alla filosofia di fondo che ispira il provvedimento. Una “secessione” non giuridica che mina la solidarietà nazionale e il già precario equilibrio fra sud e nord del Paese.

In particolare, la Lega “porta a casa” il risultato, strizzando l’occhio alle regioni ricche del nord. E la legge rischia di aggravare presantemente la già complicata, e trascurata, questione meridionale. Se a Forza Italia preme la giustizia, ma non c’è la corsa a risolvere i problemi del sovraffolamento carcerario e dello Stato di diritto, e alla presidente Meloni interessa il (pasticciato) premierato, la Lega può gongolare, alzando il vessillo dell’autonomia differenziata delle regioni.

Lo scrittore de Giovanni: “Complimenti a chi ha votato un muro tra nord e sud”

Sui suoi canali social, lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni si è così espresso: “Segnatevi questa data. È il giorno del completamento di una delle più vergognose pagine della storia di questo Paese. Il giorno del Muro. Auguro a tutti quelli che hanno votato per chi ha promosso, voluto e realizzato questo crimine di dimenticare di averlo fatto. Di dimenticarlo quando per curarsi o per assistere i propri cari dovranno trovare i soldi per partire e andare al di là del Muro. Di dimenticarlo quando per trovare un lavoro dovranno partire per andare al di là del Muro. Di dimenticarlo quando scopriranno che i loro diplomi e le loro lauree varranno la metà di quelli presi al di là del Muro. Vi auguro di dimenticare dì avere con quel voto messo il vostro mattone per costruirlo. Il Muro”.

Silvestri: “La riforma parte dalla spinta delle regioni ricche a trattenere il più possibile le risorse”

Ma andiamo alle parole di Silvestri, per nove anni componente della Corte costituzionale e presidente dal 2013 al 2014, ma anche presidente della Scuola superiore della magistratura ed ex rettore dell’Università di Messina. Osservava alcuni mesi fa il costituzionalista: “Ho l’impressione che questa riforma parta più dalla spinta di alcune regioni a trattenere il più possibile le risorse, e non destinarle invece alla redistribuzione solidaristica in campo nazionale, piuttosto che dal desiderio di attuare l’articolo 116 della Costituzione. Tanto è vero che il passo iniziale fu il referendum effettuato nelle regioni Lombardia e Veneto. Il punto centrale di questo referendum era che la maggior parte del gettito tributario, proveniente da queste regioni ricche d’Italia, dovesse rimanere lì da loro, non dandolo allo Stato centrale e quindi a tutta la popolazione italiana”.

“Viene meno la solidarietà nazionale”

E ancora: “Questo disegno di legge, dunque, nasce da uno spirito di chiusura nei confronti degli altri. Se l’autonomia differenziata è concepita come il desiderio, da parte di chi ha di più, di trattenere il più possibile, e dare il meno possibile, evidentemente si cerca d’attuare l’articolo 116 della Costituzione in contrasto con i principi supremi della Carta costituzionale stessa. Uno dei quali è il principio di solidarietà, sancito dall’articolo 2. In più, non è sufficiente che siano fissati i Lep, Livelli essenziali delle prestazioni. Risulta necessario che siano realizzati. Quando sono fissati, sono scritti sulla carta, sono astratti. Non sono concreti. Il principio della perequazione, che nasce dalla solidarietà nazionale, vuole che vi sia un’equivalenza dei servizi essenziali resi ai cittadini, dall’istruzione alla sanità, e attualmente non esiste”.

Rilevava Silvestri sui Lep: ” O noi li intendiamo in senso sostanziale, e prima di fare l’autonomia differenziata, aspettiamo che i Livelli essenziali delle prestazioni siano veramente realizzati in Italia e tutto va alle calende greche. Oppure l’autonomia differenziata si fa in presenza di Lep solo fissati, e non realizzati, e allora è una sottrazione massiccia di risorse alla solidarietà nazionale. Quella solidarietà che deve essere sentita principalmente dalle regioni ricche nei confronti di quelle che hanno un grado minore di sviluppo economico”.

Un emendamento per quantificare e finanziare prima i Lep

Rispetto a quando l’ex presidente della Regione siciliana è stato intervistato, è stato deciso, grazie a un emendamento, che “per le materie più importanti non si potranno ratificare intese tra Stato e Regioni senza prima aver quantificato e finanziato i Livelli essenziali delle prestazioni”. A ricordarlo è il presidente della Regione Calabria e vicesegretario di Forza Italia, Roberto Occhiuto, che ha espresso però il proprio parere negativo, ricordando il voto contrario dei parlamentari di FI calabresi.

“23 materie, dall’istruzione alla sanità, possono essere trasferite alle Regioni: di fatto una secessione, anche se non giuridica”

Aggiungeva il costituzionalista: “Ricordo che sono 23 le materie che possono essere trasferite alle Regioni e sono molto importanti. Ho citato prima istruzione e sanità. Di conseguenza, le Regioni, per poter svolgere le funzioni amministrative, avranno bisogno di risorse. Le sottrarranno dunque allo Stato centrale e, in sostanza, alle altre Regioni. È una secessione: non giuridica ma di fatto. Non fanno una Repubblica autonoma ma il più possibile le risorse rimangono nelle mani di chi ha un gettito tributario e un reddito maggiori, con uno sviluppo economico superiore, a scapito della solidarietà nei confronti di chi ha di meno. E c’è una spia, un elemento rivelatorio di quest’impostazione”.

“Le regioni ricche conferiranno meno al centro”

E va ricordato pure un altro problema sollevato da Silvestri: “Nel disegno di legge Calderoli si sostiene, e il ministro Giorgetti lo ha riaffermato, che tutta questa operazione deve avvenire con la clausola d’invarianza finanziaria. Se non si stanziano, invece, nuovi fondi e non si aumenta considerevolmente la spesa pubblica, il finanziamento delle nuove funzioni, che dovranno esercitare le Regioni richiedenti l’autonomia differenziata, non può che avvenire a danno delle altre. Se la matematica non è un’opinione… Sia le regioni più povere, sia le ricche, avranno bisogno di nuovi fondi. E quelle ricche conferiranno di meno al centro, intaccando così quel principio di solidarietà di cui parlavo prima”.