MESSSINA – Due persone agli arresti domiciliari e un imprenditore sospeso. La notizia è che uno dei due arrestati è Maurizio Croce, in qualità di commissario dell’ufficio (definito soggetto attuatore) contro il dissesto idrogeologico, indagato insieme agli altri due per una serie di fatti corruttivi nell’ambito dei lavori di riqualificazione ambientale del torrente Bisconte. Lavori conclusi un anno fa, nel febbraio 2023.
L’altro arrestato è Francesco Carmelo Vazzana, l’imprenditore sospeso è Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto. L’incarico a Vazzana da parte della struttura commissariale guidata da Croce era finita nel mirino della Corte dei Conti. Il procedimento si è concluso con l’assoluzione di entrambi, assoluzione confermata in secondo grado circa un mese fa.
Le indagini, disposte dalla prefetta di Messina Cosima Di Stani e realizzate dalla Guardia di finanza, avrebbero fatto emergere il coinvolgimento di componenti della stazione appaltante, pubblici ufficiali, in accordi illeciti con il gestore dell’impresa esecutrice dei lavori, già indagato qualche anno fa per traffico di influenze illecite, aggravato dal metodo e dalla finalità mafiosi, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
In corso di esecuzione sequestri pari al profitto dei vari reati ascritti agli indagati per un importo complessivo pari a oltre 230mila euro.
Svelata “l’esistenza di un rapporto privilegiato, consolidatosi nel tempo, tra il vertice della struttura commissariale e il rappresentante legale dell’impresa esecutrice dei lavori. Quest’ultimo, infatti, al fine di ottenere una più favorevole e celere gestione delle fasi esecutive dell’appalto, ovvero di garantirsi future commesse pubbliche, in accordo con il vertice della struttura commissariale, prometteva ed erogava utilità varie al direttore dei lavori e al funzionario incaricato di validare i lavori svolti”.
Quali utilità? “L’effettuazione di lavori edili presso abitazioni private risultate nella disponibilità dei medesimi funzionari pubblici, per importi complessivi quantificati in circa 80mila euro; nonché, nel caso del funzionario impiegato direttamente presso la Struttura Commissariale, nel pagamento di tasse universitarie, per un corso di laurea che il medesimo funzionario intendeva frequentare, per un valore di oltre 7mila euro”.
Maurizio Croce è stato anche candidato a sindaco di Messina alle ultime elezioni. Le indagini avrebbero appurato che Croce “aveva ricevuto dall’imprenditore, per il tramite di un fidato intermediario, benefici economici sotto forma di finanziamenti, illeciti, della campagna elettorale, per oltre 60mila euro”.
Per nascondere la provenienza dei finanziamenti, “l’imprenditore, attraverso un meccanismo di fatturazione per operazioni inesistenti, solo formalmente, intestate alla contabilità dell’appalto pubblico, aveva costituito la provvista finanziaria in capo ai responsabili di ulteriori imprese, con cui aveva ordinari rapporti economici, affidando loro il compito di effettuare i pagamenti a sostegno della campagna elettorale”.
Da qui la contestazione provvisoria, mossa agli indagati, anche del delitto di illecito finanziamento ai partiti, essendo emerso che i contributi venivano corrisposti “senza che ve ne fosse traccia nelle deliberazioni sociali e nei bilanci delle ditte private coinvolte”.
L’imprenditore avrebbe tentato di “far pesare queste risorse sui costi dell’appalto” del torrente Bisconte.
Inoltre il rappresentante di fatto della società affidataria dell’appalto avrebbe “acquistato un orologio Rolex Daytona del valore di oltre 20mila euro in favore della persona che intermediava le dazioni illecite a favore della campagna elettorale ed effettuava, sempre a beneficio di quest’ultimo, lavori di ristrutturazione in un noto negozio di abbigliamento di Messina, per un valore di oltre 30mila euro, al fine di remunerarne l’illecito compito”.
Sempre su richiesta di Croce e in questo caso con l’intermediazione di un’altra persona legata da rapporti di fiducia al commissario, la società appaltatrice avrebbe effettuato “importanti lavori di messa in sicurezza in una rinomata struttura ricettiva privata, per un importo di quasi 100mila euro”.
Contestata anche la responsabilità amministrativa dell’impresa derivante dalla commissione di reati dei propri amministratori o dipendenti.
Una perquisizione delegata dalla Procura ha impedito la consumazione di due truffe: 1) la “truffa dei pali”, consistita nel “collocare nel cantiere ben 291 pali in meno rispetto a quelli previsti dal progetto, con un risparmio di oltre 1 milione e 200mila euro”; 2) il “simulato conferimento a discarica di rifiuti provenienti dal cantiere di Bisconte (terre e rocce da scavo), riguardante invece materiale proveniente da un diverso cantiere gestito dalla società esecutrice dell’appalto pubblico e posto all’interno di un immobile di proprietà di un privato, in modo da consentire all’impresa di richiedere il rimborso a carico della stazione appaltante ed ottenere, contestualmente, il pagamento dello smaltimento realmente avvenuto anche dal committente privato”.
Riguardo al primo tentativo di truffa, anche se sono stati messi meno pali, dalla verifica di un esperto la situazione sul piano della sicurezza non dovrebbe destare allarme, ci ha fatto sapere la Guardia di finanza, da noi contattata.