Si stavano per intascare oltre un milione e mezzo di euro di finanziamenti certificando lavori mai eseguiti per la “conservazione e valorizzazione della cittadella fortificata di Milazzo”, traendo in inganno sia lo Stato che lo stesso Comune mamertino, pronto a sborsare tutto. Sono ben cinque le persone finite nella lente di ingrandimento delle Fiamme Gialle di Milazzo e Barcellona, accusate di aver truffato ed agito a proprio vantaggio all’interno del progetto di finanziamento pubblico dei FESR SICILIA 2007-2013.
La storia riguarda quegli 11 milioni che il Comune di Milazzo era riuscito a reperire, all’interno del programma operativo regionale FESR SICILIA 2007-2013, per portare avanti dei lavori di conservazione e valorizzazione del Castello. Ad aggiudicarsi l’appalto, nel 2009, era stata un’azienda romana che faceva parte del Consorzio Stabile AEDARS S.c.a.r.l.
Da quel giorno, i militari della Guardia di Finanza non avevano fatto altro che tenere d’occhio sia le procedure di pagamento, sia gli stati di avanzamento dei lavori, sia le diverse fatture emesse dalle imprese che avevano prestato servizi e cessioni di beni. Accertamenti minuziosi che, nel giro di breve, hanno fatto emergere una vera e propria truffa. La Guardia di Finanza, infatti, ha scoperto come i rappresentanti di tre imprese (due con sede a Roma ed una con sede a Brolo) avessero contabilizzato prestazioni attraverso fatture senza che però i lavori fossero mai stati eseguiti. Queste fatture, poi rendicontate dal Consorzio AEDARS, erano state girate al Comune di Milazzo per l’attivazione delle procedure di pagamento.
In sintesi, il comune mamertino avrebbe sborsato un totale di oltre un milione e mezzo di euro completamente a vuoto. Non solo, poiché i militari hanno anche scoperto che molte delle cose contabilizzate non erano inerenti ai lavori per la cittadella fortificata, e quindi le spese non potevano essere sostenute dal comune. Per i rappresentanti delle cinque società è scattata la denuncia per truffa ai danni dello Stato, emissione di fatture per opere inesistenti ed occultamento di scritture contabili. Le procedure per il recupero dei soldi sono state già avviate.
Le vicende del consorzio romano Aedars Scarl e dell’imprenditore messinese Pietro Mollica erano già finite nel mirino di un’inchiesta, coordinata dalla Procura di Roma, che aveva ricostruito tutte le vicende legate al suo crack avvenuto lo scorso 12 maggio (leggi qua). L’indagine aveva appurato come, nel corso del decennio tra il 2003 ed il 2013, l’Ente si fosse aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici, su scala nazionale, tra cui spiccavano le commesse indette dall’Ufficio del Commissario Nazionale Delegato per il rischio idreogeologico della Regione Calabria, dall’Adr – Aeroporti Roma Spa, dall’Anas Spa – Sicilia, dalla Regione Sardegna, dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Provincia di Siracusa, dal Comune di Sessa Aurunca (CE), dal Comune di Rosarno (RC) e dal Comune di Ciampino (RM). Il tutto, per un totale di appalti già vinti pari a quasi 120milioni di euro. (Veronica Crocitti)