Sono numeri che fanno riflettere quelli snocciolati dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro al termine di dieci giorni di intensi controlli ed ispezioni nel mondo del lavoro messinese. Su 19 aziende e 44 posizioni lavorative prese in esame, sono stati 4 i lavoratori ritrovati completamente in nero, una l’attività commerciale a cui è stata intimata la sospensione e 2 i datori di lavoro, l’uno titolare di un’impresa edile e l’altro responsabile di un albergo, denunciati poiché avevano omesso di versare all’INPS le ritenute previdenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, più di 9mila euro. In totale, le sanzioni amministrative contestate sfiorano i 18mila euro.
E’ un vero e proprio giro di vite quello che i militari dell’Arma, d’intesa con il direttore della Direzione Territoriale del Lavoro, stanno dando al mondo del lavoro nero, in particolare nei settori di edilizia, alberghiero e commercio di Messina, Capo d’Orlando e dintorni. Il commerciante sospeso, per la riapertura della sua attività, ha dovuto regolarizzare i dipendenti in nero versando parte delle sanzioni amministrative, ossia quasi 2mila euro. Nella sua impresa, i militari avevano riscontrato una percentuale di lavoratori non regolarizzati superiore al 20%.
“Il lavoro dell’Arma proseguito nell’ultima parte di quest’anno – si legge in una nota – mette in luce una situazione ancora grave a Messina ma in leggero miglioramento per le tutele dei lavoratori. In effetti, sebbene la Sicilia abbia realtà totalmente differenti da città a città, nella provincia di Messina il fenomeno del lavoro nero sembra essere in lieve diminuzione in rapporto al numero complessivo delle posizioni lavorative controllate. Rimane una situazione difficile che vede soprattutto nell’edilizia il settore di maggiore incidenza del lavoro nero, privo di ogni tutela”.
La piaga del lavoro nero coincide, nella nostra città come nelle altre, con una situazione di massima insicurezza per la stessa incolumità dei lavoratori. Le “morti bianche” rappresentano il fenomeno su cui si stanno maggiormente concentrando le attenzioni dell’Arma e dell’Ispettorato del Lavoro. “L’invito – si legge ancora nella nota – è quello di non girare lo sguardo davanti a situazioni di pericolo che possano non fare tornare a casa di sera un padre di famiglia: un operatore edile rischia il doppio se non opportunamente formato, informato e testato sotto il profilo medico. Deve conoscere i pericoli del luogo di lavoro attraverso un’idonea conoscenza del cantiere stesso che viene dalla mirata istruzione derivante dal documento di valutazione dei rischi. Deve essere dotato di tutti i dispositivi di protezione individuale, sia per i pericoli di caduta di oggetti dall’alto, sia di imbracature per i lavori in quota, sia di attrezzature per le normali lavorazioni: guanti, scarpe antiscivolo, caschi”.