REGGIO CALABRIA – Il lavoro sommerso e gli strumenti per contrastarlo. E’ stato questo l’argomento portante del seminario organizzato da Anpal e condiviso dalle organizzazioni sindacali per rilanciare il dialogo sociale.
La sala conferenze dell’hotel Apan di Reggio Calabria ha ospitato l’ultimo appuntamento in ordine di tempo di un seminario che ha coinvolto diverse regioni italiane e coinvolto i rappresentanti di categoria, in particolare dei settori edili, del commercio e dell’agricoltura, di Cgil, Cisl e Uil.
A Reggio Calabria il compito di guidare e concludere i lavori seminariali è spettato ad Annarita Mancuso, componente della Segreteria regionale della Uil Calabria.
«Il tema che oggi ci impegna – ha detto Annarita Mancuso – in questo seminario rappresenta una discriminante in un regione, qual è la Calabria, da sempre in fondo ad ogni tipo di classifica relativa al mondo del lavoro. Per avviare questa mia riflessione chiedo aiuto alla Treccani. Quella che, senta tema di smentita, può essere considerata l’enciclopedia degli italiani ci dice che quando parliamo di lavoro sommerso ci troviamo di fronte a qualcosa che sfugge al controllo, che non è assecondato dalla conoscenza. Qualcosa di oscuro, di incomprensibile, qualcosa di illegale. Qualcosa di non osservato, di non osservabile. Qualcosa d’inaccettabile».
Lavoro sommerso che, purtroppo, in Calabria fa troppo spesso rima con lavoro insicuro, lavoro mortale. E proprio sulla sicurezza sui luoghi di lavoro si è accentrato il ragionamento della Mancuso. «Quando parliamo di precarietà e lavoro nero – spiega – occorre intenderci che non sono altra cosa rispetto agli infortuni e morti sul lavoro di cui abbiamo notizia ogni giorno. Spesso sono le due facce di una stessa moneta: violazioni delle norme lavoristiche e sulla sicurezza. Il lavoro sommerso ha un riflesso immediato sulla sicurezza in maniera diretta ed indiretta. Una lavoratrice ed un lavoratore irregolare oggi è poco sicuro, esposto ai rischi del suo mestiere, senza tutele e garanzie; un lavoratore irregolare sarà un pensionato povero».
Per la sindacalista della segreteria regionale della Uil sono necessari più ispettori del lavoro per invertire quel trend nazionale che fa registrare un calo costante, determinante, ancora, «appare la necessità di una cultura delle legalità che parta dalla scuola, che faccia della sicurezza sui luoghi di lavoro e dell’educazione civica i punti qualificanti di una nuova stagione di rinascita culturale e sociale».
Secondo la Mancuso, una soluzione potrebbe essere sostenuta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per dare una svolta alla situazione e frenare il ricorso al lavoro nero e l’aumento del sommerso, potremmo essere di fronte ad un’opportunità importante, forse l’unica a nostra disposizione, che è quella rappresentata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. «Il Pnrr – fa notare la dirigente sindacale – ha fra i suoi obiettivi qualificanti anche quello di contrastare il fenomeno del lavoro irregolare, attraverso un ampliamento dei poteri in capo all’Ispettorato Nazionale del Lavoro in materia di salute e sicurezza sul lavoro e una maggiore presenza nel mondo del lavoro dell’attività di vigilanza».