Spesso, come accade nella Fattoria degli animali di Orwell tutti gli animali sono uguali ma c’è chi è più uguale degli altri. E di conseguenza qualcuno meno uguale.
Lo stesso sta accadendo con la Sicilia ed in particolare con le ex Province, 3 delle quali Città Metropolitane (Palermo, Catania, Messina).
La battaglia per l’eliminazione del prelievo forzoso è una battaglia per la dignità di un territorio oggi considerato di serie B rispetto a tutti gli altri.
Chi pensa che questi Enti siano superflui o che la querelle sia una questione per pochi intimi sbaglia. Questa discriminazione incide sulla vita quotidiana dei cittadini.
Si stanno uccidendo Enti che amministrano le strade provinciali, gli istituti superiori, i servizi sociali, gli Ato, Enti indispensabili per opere ed infrastrutture che vanno ben oltre il confine del singolo Comune. Nel caso della Città Metropolitana di Messina lasciare senza ossigeno Palazzo dei Leoni equivale a non far arrivare i milioni di euro destinati alle opere del Masterplan e quindi a togliere ossigeno a migliaia di famiglie oltre a lasciare il territorio in condizioni di grave carenza infrastrutturale.
Minimizzare la battaglia per la dignità equivale a farsi complici di un’ingiustizia.
Personalmente sono stata contraria alla riforma Crocetta che ha ucciso le ex Province lasciando i cadaveri in attesa di sepoltura e ne ho puntualmente scritto in decine di articoli. Quando Crocetta, nella primavera del 2013, ha inferto il primo colpo in diretta Rai a L’Arena, Palazzo dei Leoni aveva non soltanto un mare di risorse ma anche sogni, progetti ed una visione strategia del futuro.
Frattanto a Roma l’ex ministro Delrio ci metteva del suo con la riforma delle ex Province a livello nazionale. Le due sciagurate riforme (Crocetta e Delrio) si sono incontrate e da questo connubio è scaturito l’omicidio delle Cenerentole siciliane.
Il prelievo forzoso (e il termine forzoso fa capire la brutalità dell’azione) incide infatti su tutte le province d’Italia. La differenza tra il Paese e la Sicilia è che mentre a tutte le altre il prelievo forzoso viene restituito sotto forma di contributo, nelle nostre NO. Praticamente ci stanno svenando. La conseguenza è che gli Enti non sono più in grado di chiudere i bilanci ma soprattutto di GARANTIRE I SERVIZI. Siracusa ha già dichiarato dissesto, le altre lottano tra la vita e la morte.
Appurato che le colpe del passato sono della coppia Crocetta-Renzi e delle rispettive maggioranze, il problema è che nel presente continuiamo ad essere come Cenerentola nella Foresta di Sherwood. Il governo nazionale preleva “forzatamente” quel che incassiamo attraverso le imposte sul territorio e non fa rientrare nulla.
Dopo mesi di discussioni il governo giallo verde ha proposto, come annunciato dal sottosegretario all’economia Villarosa una non soluzione che umilia il territorio.
Stando alla proposta, attualmente all’esame del governo Musumeci, lo Stato sposterebbe circa 100 milioni dal capitolo destinato agli INVESTIMENTI a quello della spesa corrente. Non soltanto quindi mantiene il prelievo forzoso ma sposta nel tempo la soluzione definitiva ed aggrava un gap tra Nord e Sud che già esiste. Sottrae risorse destinate a colmare questo gap.
Mi spiace se il deputato regionale pentastellato Antonio De Luca se ne avrà a male se uso ancora una volta un paragone storico, ma mi sembra il più attinente. Con le risorse per le ex Province stanno facendo come con le “vacche di Fanfani” (nel ’61 l’allora presidente del Consiglio visitò comuni e province della Calabria e suoi zelanti collaboratori per dimostrare lo sviluppo agricolo della Regione spostavano di tappa in tappa lo stesso gruppo di mucche).
Noi non abbiamo bisogno che spostino i NOSTRI SOLDI da una casella (nostra) ad un’altra (sempre nostra).
Noi abbiamo bisogno:
1- che ci venga restituito il “mal tolto”
2- che arrivino i contributi come avviene nelle altre province d’Italia
3- che siano risorse aggiuntive
E’ gravissimo che tutto questo accada mentre stiamo discutendo di Regionalismo differenziato e autonomia per le Regioni del Nord. Mentre il Nord chiede (e otterrà) la possibilità di tenere per sé le imposte e le ricchezze prodotte nel territorio, noi non riusciamo a far valere neanche il risarcimento per i danni patiti e ad affermare diritti costituzionalmente garantiti dallo Statuto Siciliano che ci spettano da più di 70 anni.
Il governo Musumeci, che tanti errori sta facendo in questi primi anni, ha comunque già stanziato le somme destinate alle ex province che il precedente aveva perso per strada. Ma fin quando resterà il prelievo forzoso questo sarà come il balzello dello sceriffo di Nottingham, sarà come una tassa iniqua perché riguarda SOLO le Cenerentole siciliane tra tutte le ex province d’Italia.
Il ddl presentato per la cancellazione del prelievo forzoso è lasciato a bagnomaria perché presentato dal partito sbagliato, Forza Italia (primo firmatario il messinese Nino Germanà). In questo momento siamo con un cappio al collo ed il rischio è che il governo nazionale ci ponga di fronte al bivio: o bere o affogare.
Tutto ciò è accaduto perché dal 2013 è stata eliminata l’unica voce a difesa del territorio: i rappresentanti eletti democraticamente ed a suffragio universale. Loro, così come i sindaci, conoscono le lacrime, i sogni, i progetti e i problemi dei cittadini. Burocrati e commissari hanno altri ruoli e seguono altre logiche.
Più quel cappio al collo si fa più stretto più ampio è il divario tra il nord e il sud.
Rosaria Brancato