MESSINA – Nuove violenze tra minorenni a Messina: un allarme educativo. Sia se si tratti di un “gioco” pericoloso da esibire su TikTok, sia se si tratti di fenomeni spontanei, la sostanza non cambia: è la spia di un disagio profondo. Ragazzine che aggrediscono loro coetanee: tirano i capelli, danno schiaffi, sferrano pugni e calci, mentre attorno c’è chi guarda, c’è chi filma col telefonino, c’è chi urla. E pochissimi o nessuno intervengono per pacificare gli animi. Qualcosa significa in termini di allarme psicologico, sociale, educativo. Senza retorica va ammesso. Il sogno giovanile, le prospettive, la spinta al cambiamento, seppure con tutti i chiaroscuri dell’età adolescenziale, cedono il posto alle “passioni tristi” e alla violenza cieca perché l’energia non viene spesa in un modo più salutare.
Proprio in queste settimane, sul quotidiano “la Repubblica”, si è riflettuto sulla condizione giovanile. Non a caso il filosofo Roberto Esposito ha parlato di “tre grandi crisi: ambientale, pandemica e bellica”. Crisi che incidono profondamente sulla psiche in termini d’incertezza e depressione. E lo scrittore Matteo Bussola osserva che “la pandemia è stata la lente che ci ha svelato il malessere e lo ha fatto bruciare” .
Così il corpo è diventato un terreno di battaglia, tra chi si taglia e chi rinuncia al cibo o lo vomita, nel momento in cui il controllo sul resto, su ciò che ci circonda, risulta drammaticamente impossibile. I numeri registrano un problema che docenti e terapeuti percepiscono ogni giorno: due milioni di adolescenti tra i 10 e i 20 anni manifestano disagi mentali; il 75% degli studenti denuncia di avere “spesso” episodi di ansia causati dalla scuola; il 67% ha paura di voti e giudizi; il 34% desidera fuggire dalla scuola (la Repubblica, 29 aprile 2024)”.
Che fare dunque per ridare centralità al sogno e al desiderio? Un desiderio profondo che faccia da motore del cambiamento. Intanto occorre non generalizzare perché, anche all’interno delle nuove generazioni, come nel campo degli adulti, esistono mille risorse da valorizzare. E non solo da curare. Però, nello stesso tempo, il fenonomeno non va sottovalutato e per liberare davvero queste potenzialità, e per avvicinarsi alla cura e alla possibile guarigione, queste ferite vanno davvero guardate.
Va pure ricordato quanto debba essere centrale, e non lo è nell’agenda attuale, la questione sociale. Sia chiaro, il male di vivere alberga sia nei giovani benestanti sia in chi affonda nell’emergenza economica. Ma non offrire orizzonti di cambiamento, nel segno della giustizia sociale, è davvero mortifero. Rende questa società passiva, vuota, incapace di futuro. Ripartiamo da qui. Voi, giovani, prendetevi il presente e il futuro. E, noi, adulti, impariamo a essere meno giudicanti e più attenti all’ascolto e alla cura. Continueremo a parlarne.
La foto è del cantante Alfa (dalla sua pagina facebook)