Eleonora Rotondo è l'assistente sociale responsabile del centro di aggregazione giovanile di Gravitelli. Il 21 dicembre c'era anche lei fra i lavoratori dei servizi sociali che protestavano durante il Concerto di solidarietà al teatro Vittorio Emanuele. Il suo è un lavoro delicato: togliere dalla strada i bambini e ragazzi di un quartiere difficile, uno degli otto individuati dal Comune fra quelli a rischio. Ma dal 20 gennaio potrebbe non essere messa più in condizione di svolgerlo: il Comune, in preda a una crisi di liquidità per scongiurare il dissesto finanziario, potrebbe non rimettere a gara i servizi di assistenza ai disabili e agli anziani, gli asili nido, i trasporti per i portatori di handicap, la pulizia e le mense delle scuole e il sostegno alle famiglie problematiche. Sotto la scure dei tagli finirebbero anche i Cag-centri di aggregazione giovanile, compreso quello di Gravitelli dove la dottoressa Eleonora Rotondo lavora.
«In questo centro abbiamo giovani fra i 6 e i 18 anni, ma ce ne sono anche di 5 anni che frequentano già la prima elementare. Spesso nostri ragazzi che hanno superato la maggiore età continuano a venire al centro a dare una mano, e questa per noi è una grandissima soddisfazione. Significa che vengono ad aiutarci piuttosto che andare in giro con gli amici. È il segno che li abbiamo strappati alla strada». La lotta che Eleonora e i suoi colleghi affrontano quotidianamente è proprio questa: dare una seconda possibilità a giovani che non conoscono altri modelli se non quelli criminali. «I nostri ragazzi vedono in noi operatori un punto di riferimento, un modello positivo e un altro modo di comportarsi rispetto a quello della strada». L'attività nel centro è divisa in due parti; l'assistenza allo studio e le attività ludiche (laboratori, giochi e sport che i bambini e i ragazzi praticano nei locali del centro o alla Città del ragazzo).
Sul doppio binario della cultura e del gioco, i giovani di Gravitelli imparano la legalità, il rispetto delle regole e degli altri. «La cosa più bella è vedere i progressi che fanno da quando li prendiamo in consegna a quando raggiungono i 18 anni: alcuni, che da bambini aspiravano a fare i ladri, ora sono iscritti all'università, vogliono diventare assistenti sociali e mi dicono “verrò a lavorare al Cag di Gravitelli e prenderò il tuo posto”. Altri cominciano a indossare il casco sul motorino e la cintura di sicurezza in auto, insegnando a farlo anche ai loro genitori». Tutto questo è possibile grazie a una rete sul territorio – composta dai centri di aggregazione, dall'Ufficio servizi sociali per i minorenni, dall'Ufficio di dispersione scolastica e dagli istituti comprensivi – che rischia di essere danneggiata dai tagli. L'appello che Eleonora e i suoi colleghi lanciano al commissario Croce è questo: non abbandonare i Centri di aggregazione giovanile, che «sono fari sociali e presupposti fondamentali per una società che si definisce civile». (Ilaria Raffaele)