La riforma della legge elettorale per le amministrative in Sicilia non ha fatto neanche in tempo ad approdare in Assemblea dopo il passaggio in commissione (leggi qui l’articolo sulla nuova normativa) che è già polemica, anzi, per dirla con il presidente dell’Ars Ardizzone “siamo alle polemiche pirandelliane”.
Pomo della discordia un emendamento, presentato in sede di Commissione Affari istituzionali, e dichiarato inammissibile da Ardizzone, e che prevedeva l’abrogazione della doppia preferenza di genere.
Nonostante l’inammissibilità dell’emendamento ed ancora prima che iniziasse il dibattito in Assemblea già fioccavano i comunicati stampa e le guerre a difesa di uno strumento che per la verità, in Sicilia, è stato piegato a logiche ben diverse rispetto a quelle ipotizzate da chi lo ha voluto. La doppia preferenza di genere infatti prevede che l’elettore possa dare due indicazioni di voto: per un uomo e per una donna (è una facoltà e non un obbligo), con la conseguenza di “tandem” elettorali che sono diventati come creta nelle mani dei big dei partiti dell’isola che con un solo voto sono riusciti a portare a casa il doppio risultato, al di là delle quote rose e delle pari opportunità.
L’emendamento prevedeva l’abrogazione della doppia preferenza di genere, ma a stopparlo, prima ancora che il no dell’Aula al momento del voto è stato lo stesso presidente Ardizzone dopo il via libera della Commissione. Nel frattempo però a difesa della doppia preferenza erano scese in campo la Boschi e la Boldrini, nonché numerose associazioni e deputate regionali.
“Non sarà ammesso al voto dell'aula l'emendamento della commissione Affari istituzionali per l'abolizione della preferenza di generale nelle elezioni degli enti locali siciliani- ha dichiarato Ardizzone- Solo nella terra di Pirandello si possono continuare a fare appelli per bocciare un emendamento già da me dichiarato inammissibile".
Poco prima era intervenuta la presidente della Camera Laura Boldrini: "Merita attenzione l'appello con il quale numerose sigle dell'associazionismo femminile e organizzazioni sindacali della Sicilia hanno espresso preoccupazione per la discussione in corso all'Ars sulla soppressione della doppia preferenza di genere alle elezioni amministrative. Nell'anno in cui le donne celebrano il settantesimo anniversario della faticosa conquista del diritto di voto, ancora sembra difficile riconoscere a pieno il loro ruolo nella vita istituzionale. Il Parlamento ha recentemente approvato una legge per garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali. Per quanto riguarda le giunte comunali e' stato stabilito che nessun sesso possa essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento. Mi auguro che, in tutti gli ambiti della vita istituzionale, si trovi il modo per garantire una effettiva parità di genere nella possibilità'".
Sulla vicenda siciliana era già intervenuta la ministra Maria Elena Boschi, che ha la delega alle Pari opportunità: “mi auguro che adesso l'Assemblea regionale capovolga questa scelta, con un voto che garantisca un vero equilibrio di genere. Sarebbe grave un voto contrario alla doppia preferenza di genere sia per la difformità rispetto alle scelte fatte dalla legge nazionale per il rispetto del principio costituzionale della parità dei sessi, sia perché verrebbe meno l'equilibrio, quanto mai auspicato, della rappresentanza di genere".
Non si era fatta attendere la replica del presidente dell’Ars che ha definito fuori luogo le parole della Boschi: “ Rispetto al tema ognuno di noi può avere le proprie posizioni, è un emendamento che io ho dichiarato inammissibile. Però che un ministro della Repubblica debba intervenire nel merito di una materia di competenza esclusiva dell'Assemblea regionale siciliana non mi sembra assolutamente pertinente, proprio nel momento in cui si sta discutendo di questa materia, indipendentemente dalla questione di merito o meno Anche perché questo stesso ministro siederà nel Consiglio dei Ministri che dovrà deliberare sulle impugnative o meno rispetto ad una legge, quindi mi sembra un atteggiamento preconcetto. A tutto c'è un limite".
Da più di un anno infatti la Sicilia di Crocetta è “sotto tutela” di Renzi, commissariata dai rifiuti ai conti, dall’ambiente all’acqua, sia attraverso il ricorso alle impugnative (dopo l’abolizione della figura del Commissario dello Stato) sia dosando i cordoni della borsa. E se la capogruppo Pd all’Ars Alice Anselmo, neo renziana, plaude alle parole della Boschi e invita a non fare passi indietro, di diverso avviso sono gli esponenti del M5S, che per voce del capogruppo Matteo Mangiacavallo chiariscono: “Non è una questione di discriminazione fra sessi, siamo convinti che la doppia preferenza consenta maggiormente il controllo del voto rendendo individuabili le schede. Forse il ministro Boschi ha a che fare con realtà diverse dalla nostra”.
La doppia preferenza di genere infatti, introdotta nella primavera del 2013 in Sicilia, ha comportato, attraverso tandem facilmente individuabili, un più facile controllo del voto e soprattutto, in barba al vero obiettivo e cioè le pari opportunità ed il riconoscimento del merito, ha garantito la doppia elezione di candidati/e scelte dai capi partito. Altra cosa sarebbe ad esempio un obbligo di 50% di uomini e 50% di donne in lista, soprattutto alla luce di quanto sta succedendo nel resto d’Italia, dove le donne non hanno bisogno “dell’ala protettiva” del tandem o del leader ma sanno camminare e vincere da sole. Del resto, nell’ottobre del 2012, senza bisogno di alcuna normativa che costringesse a inserire le donne nelle liste ed a votarle, il M5S in Sicilia ha portato all’Ars quasi tutte le donne elette in quella tornata. Per la prima volta Messina, solo grazie ai 5Stelle e al Grande Sud ha avuto ben 2 donne all’Ars, Valentina Zafarana e Bernardette Grasso.
Rosaria Brancato