“Sul caso Tares ci sono due aspetti che dobbiamo tenere in considerazione, uno che riguarda tutti i cittadini italiani ed un secondo che colpisce in modo particolare i messinesi”. L’avvocato Antonio Catalioto, coordinatore del Circolo Rifiuti Zero Messina, sin dal 2012 ha invitato a non sottovalutare le conseguenze “salate” della Tares, legate soprattutto al fatto che comporta per i cittadini la copertura totale dei costi. Nel frattempo il governo ha fatto slittare di mese in mese l’entrata in vigore della nuova tassa fino al 30 ottobre 2013, quando ormai la “frittata” era fatta. Ma secondo il legale c’è un modo per tutelarsi, la “legittima difesa” da quella che è diventata un’arma micidiale nelle mani dello Stato. Basta leggere la legge stessa, cosa che probabilmente molti non hanno fatto, e comprendere che nell’applicarla tardivamente sono sfuggiti diversi dettagli.
“Iniziamo dal primo aspetto- spiega Catalioto- quello che riguarda la tutela di tutti i cittadini, dal momento che è stato adottato un regolamento che in realtà non poteva essere adottato perché la normativa stessa non lo consente. Il decreto legge che istituisce la Tares è il 201 del 2011, con successive integrazioni e che all’art.14, comma 22 stabilisce che il regolamento è da adottarsi ai sensi dell’art.52 del decreto legislativo n°446 del 1997. Il regolamento deve essere adottato dai Consigli comunali per individuare le tariffazioni, le detrazioni etc.. Se andiamo a leggere l’art. 52 del dl 446 scopriamo che al comma 2- i regolamenti non hanno effetto prima del 1 gennaio dell’anno successivo”.
Insomma, alla luce di quanto stabilito dallo stesso decreto che istituisce la Tares e che per il regolamento rimanda al decreto 446, il regolamento stesso non può avere effetto prima del gennaio dell’anno successivo. Il legislatore non poteva immaginare in quel lontano 2011 che per vedere entrare in vigore la norma sarebbero dovuti passare altri due anni ed arrivare appunto all’ottobre 2013.
“Il regolamento adottato a novembre quindi può avere effetto solo dal gennaio 2014 e non può essere applicato al 2013. E’ inoltre un regolamento che disciplina un tributo con modalità che non posso più essere attuate, come nel caso delle detrazioni che ovviamente non posso dimostrare per il 2013”.
Ma c’è di più, perché è la stessa legge che vieta la retroattività dei tributi, quindi gli effetti del regolamento non possono essere retroattivi.
“L’art.11 delle pre-leggi sancisce espressamente il divieto della retroattività delle disposizioni normative- prosegue l’avvocato- ed ancor quando è possibile la deroga con leggi successive, il divieto è inderogabile e tassativo, come da giurisprudenza costante, per le norme di natura regolamentare come in questo caso. Le nuove tariffe quindi dipendono da un regolamento che può avere effetto solo per l’anno successivo”.
In sostanza, per il 2013, il Comune non può richiedere la nuova tariffa maggiorata ma soltanto quella della Tarsu applicata nel 2012.
L’unico modo per difendersi adesso è il ricorso alla Commissione tributaria da effettuarsi entro 30 giorni dal ricevimento della bolletta.
C’è poi un secondo capitolo, tutto messinese. Abbiamo ampiamente compreso come la nostra personalissima Tares sia più cara rispetto alle altre città perché è il servizio che ha costi maggiori (a fronte di una peggiore qualità….)
“Non c’è dubbio che ormai tra i messinesi si sia sempre più diffusa la voglia di contribuire in prima persona a migliorare la propria città e a collaborare- chiarisce Antonio Catalioto- Ma la buona volontà dei cittadini non basta se non c’è un supporto adeguato da parte dell’amministrazione. Pensiamo alle isole ecologiche. Tu porti i rifiuti e loro ti danno soltanto un pezzetto di carta con nome e cognome e non sai come detrarre concretamente la differenziata. Questo regolamento poteva essere l’occasione invece per consentire agli ordini, alle categorie professionali e mettere insieme le diverse esigenze, quelle dell’amministrazione e quelle degli utenti. Penso ad esempio ad isole ecologiche per i commercianti in una zona adeguata e funzionale. Poi c’è da chiedersi, ma questo Piano di gestione è stato letto attentamente? Si devono tagliare le spese. Non è inasprendo le tariffe che combatti l’evasione. Tutt’altro, incentivi nuova evasione. Anche perché il messinese si vede raddoppiare l’importo a fronte di un servizio che non c’è. L’isola ecologica non è la stessa cosa del porta a porta. Se già con la Tarsu c’è stata evasione figuriamoci quello che accadrà con la Tares. Senza considerare che sarà sostituita nel corso del 2014 con un’altra imposta”.
Ma anche per la speciale Tares dello Stretto oltre a dare un’occhiata al Piano di gestione si poteva far di più sul piano delle detrazioni a monte.
“Sempre l’art.14 del decreto che istituisce la Tares, al comma 20 stabilisce un altro principio e cioè che il tributo è dovuto nella misura del 20% della soglia massima nei casi di mancato svolgimento del servizio- spiega ancora- ovvero nell’effettivo svolgimento del servizio in violazione della disciplina di regolamento, o in caso di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti”.
Insomma la stessa normativa offre agli amministratori locali gli strumenti per “addolcire” il tributo là dove il servizio non sia idilliaco, come nel nostro caso. Uno strumento che a Messina non è stato colto nonostante un servizio costosissimo.
“La buona volontà dal basso,quella dei cittadini c’è, ma deve corrispondere un’adeguata azione amministrativa che scompagini realtà consolidate negli anni. Questo Piano di gestione non solo è spropositato nelle cifre ma non c’è corrispondenza col servizio. L’amministrazione non dovrebbe appiattirsi sul Piano di Gestione dell’Ato assecondando logiche incrostate con il passare degli anni. Dovrebbe fare qualcosa per scompaginare la situazione. Così facendo emergerà nuova evasione”.
La “rivoluzione” si fa cambiando, non lasciando tutto così come è.
Rosaria Brancato