Se c’è una cosa positiva che la Tares ha portato è la ritrovata attenzione della cittadinanza e anche degli amministratori sul problema rifiuti. Proprio la Tares ha svelato che Messina spende 44,5 milioni di euro per la gestione della spazzatura, cifre che hanno spinto l’amministrazione Accorinti a mettere subito in atto delle strategie per iniziare a risparmiare. Dentro la questione rifiuti ci sono Messinambiente e Ato, le due società partecipate del Comune in perenne lotta tra loro, e si sa che una fetta considerevole di 44,5 milioni di euro non servono per i servizi ma per il personale. Un costo insopprimibile ma che potrebbe calare con quella riorganizzazione del personale delle partecipate che il vice sindaco Signorino e il segretario Le Donne stanno studiando proprio in questi giorni. Prima bisognerà fare un po’ di luce sulla composizione di Messinambiente, sui numeri della società, su piante organiche e ripartizione dei lavoratori all’interno e questo sarà compito dell’amministrazione. Parallelamente però già da diverse settimane il consigliere dei Progressisti Democratici Daniele Zuccarello ha avviato una sorta di indagine conoscitiva su Messinambiente e Ato3 per fare luce sui tanti punti oscuri che riguardano le due partecipate. Per i risultati di questa indagine si dovrà attendere ancora qualche giorno, tante però le anomalie che il consigliere comunale è pronto a denunciare.
Nel frattempo possiamo però già snocciolare alcuni numeri che raccontano Messinambiente, cosa è successo negli anni e alcune che stranezze e saltano agli occhi scorrendo tabelle e report su costi, orari di lavoro e servizi resi. In questo momento la partecipata conta 528 dipendenti. Di questi ce ne sono 31 totalmente non idonei al lavoro con qualifica di autista o operatore e impiegati nelle isole ecologiche o presso l’autocentro di via Salandra. Altri 46 hanno invece delle limitazioni che non consentono loro attività particolarmente pesanti. 46 lavoratori con mansioni limitate, che devono ad esempio evitare sovraccarichi o essere preferibilmente impiegati in lavori di gruppo. Ma come si è giunti a questa composizione? Messinambiente viene costituita il 7 settembre 1998 e inizia la sua attività con 335 dipendenti, 254 operatori, 79 autisti, 1 coordinatore e 1 responsabile. Poco dopo alla società viene affidata la gestione dell’inceneritore di Pace che porta altri 30 operatori provenienti dalle ditte Galva e Schipani. Nel 2000 tra i compiti di Messinambiente si aggiunge il servizio spezzamento che si traduce nell’ingresso di 118 lavoratori, nel 2007 arrivano 48 Lsu, lavoratori socialmente utili. Per finire tra il 2009 e il 2011 avvengono 103 assuzioni a tempo determinato che poi, grazie ad una serie di ricorsi vinti, si trasformano in indeterminato. Negli anni naturalmente molti a fronte delle entrate ci sono stati anche molti pensionamenti, dunque il dato oggi certo è che la società conta 528 dipendenti con 38 impiegati amministrativi, 2 dirigenti e un quadro aziendale. Per capire nel dettaglio come vengono impiegate queste risorse è necessario analizzare con accuratezza la pianta organica, lavoro che appunto sta portando avanti il consigliere Zuccarello, un dato però è molto interessante: al servizio di spazzamento sono destinati 56 operatori nella zona nord, 67 al centro e 41 a nord. Si tratta di quel servizio che, secondo il piano finanziario Ato3 approvato insieme alla Tares, costa 12.141.858 euro e che dunque viene effettuato da ben 164 operatori.
Un numero però attira l’attenzione forse più di altri, un numero a quattro cifre che indica il monte ore di straordinario cumulato nel 2013 dai lavoratori di Messinambiente. Sono infatti 6805 le ore extra conteggiate nella tabella che riporta il dettaglio con nome, cognome e mansione di chi nell’anno passato ha lavorato “intensamente”. E se in molti casi non emerge alcuna stranezza, ce ne sono altri che invece meriterebbero un po’ di attenzione in più. Nel 2013 a Messinambiente il record dello “stakanovista” lo ha battuto un dipendente che ha totalizzato 674 ore di straordinario. Facendo un breve calcolo significa che, facendo una media, oltre il suo normale orario di lavoro il dipendente in questione ogni mese ha prestato servizio per 56 ore in più. Ci sono anche altri quattro casi da 672 ore, 636, 494, 441, i più “scarsi” arrivano a 344, 280, 234. Quasi tutti i dipendenti in questione ruotano nei settori autocentro, officina, spezzamento, quasi tutti con incarichi da responsabili. A leggere queste cifre viene naturale chiedersi perché poi molti degli stessi servizi vengono anche affidati all’esterno. Nel 2013 infatti la società ha speso 950 mila euro in officine esterne, sono ben 19 quelle a cui si appoggia. A denunciare e chiedere chiarezza su questi numeri è il consigliere Zuccarello che approfondirà ulteriormente questi dati scoperchiando altre anomalie.
Francesca Stornante