Caro autista di tram, non ti conosco e forse neanche tu sai come si chiama la persona alla quale hai fatto vivere per ben due volte nell’arco di pochi minuti, il terrore assoluto. Giorno e ora non hanno importanza, splendeva comunque il sole, e ho riferito alla sala operativa dei vigili urbani e dell’ATM l’accaduto: spero che vengano presi provvedimenti affinchè nessuno provi ciò che ho provato io e, soprattutto, nessuno ci rimetta la vita.
Mi domando cosa ti abbia spinto a non fermarti alle strisce pedonali di Viale della Libertà, altezza ex teatro in fiera, pur vedendo da lontano che tentavo di passare con mille cautele. Avevi ampia visibilità, senza alcun dubbio.
Lì, inizi ad attraversare senza macchine in arrivo, ma si sentono tutti prodi imitatori di illustri campioni di formula uno e corrono, materializzandosi a 100 all’ora quando tu sei ormai in balia della loro sicumera. Allora ti fermi, ringrazi chi ha capito che le strisce sono fatte per rispettare un pedone, ma sei costretto a guardare comunque perché c’è sempre il pirla di turno che se ne frega di chi si è fermato, è troppo lanciato, si rovinerebbe dischi dei freni, ruote e si sa, costano, e passa comunque, sfiorandoti.
Il pedone che ha sulle spalle un minimo di esperienza si ferma e si accerta – prima di procedere oltre – che chi arriva sulla rimanente corsia si fermi comunque.
Ed ecco che ho visto, grazie a questa somma di comportamenti incivili, la morte con gli occhi, due volte.
La prima, quando tu – pur con ampia visibilità – ti sei limitato a suonare un suono inudibile nel caos di viale della Libertà e giungevi dalla mia sinistra, mentre io mi guardavo da destra visto che la mia meta finale era il lungomare ed ero già sulle corsie sud – nord. Quindi, appurato che la macchina si era finalmente fermata per farmi passare, ho proseguito, trovandomi pressocchè quasi spiaccicata al “tuo” tram, io e il mio cane, a guinzaglio corto, proprio per cautela a prescindere. Non so ancora come, l’ho tirato e io con lui e mi sei passato a qualche centimetro dalla faccia, cuore a centomila, il suono dello sferragliare ancora misto al casino di viale della Libertà/indianapolis.
La seconda, quando, non pago di ciò, hai ben pensato di fermarti e dire qualcosa, e per farlo, mi hai bloccata sulla strada impedendomi di andare oltre e raggiungere una presunta salvezza sul lungomare. Meglio tardi che mai, ma così facendo mi hai lasciato in balia di decine di macchine criminali, di Tir di varie dimensioni: nessun mezzo si è fermato vedendo la scena assurda di un pedone con cane in parallelo alla strada e un tram che bloccava questi due “criminali” che osavano tentare di fare una passeggiata transitando sulle strisce pedonali.
Ti sei fermato, fregandotene di cosa potesse ancora succedere, hai lasciato il tuo sedile, ti sei sporto dal finestrino, hai urlato qualcosa che non credo fosse un “sta bene ? è tutto ok ?”, no, non lo credo affatto.
Avevo davanti a me ignoti passeggeri, dietro la porta centrale del tuo tram quasi killer, guardavo te immateriale e irriconoscibile perché terrorizzata e guardavo allo stesso tempo tir e macchine che venivano superati da altri tir e macchine che mi evitavano all’ultimo secondo utile. Ti ho urlato di andartene e tu ancora urlavi, cosa, lo sai solo tu e chi era vicino a te.
Credo che chiunque abbia un mestiere, qualunque esso sia, debba possedere le doti per farlo e nel tuo caso, anche la capacità di vedere lontano e di capire che non si può per semplice rimostranza (ai miei occhi inammissibile tutto, compresa la tua eventuale rimostranza), perseverare nel creare un grave rischio al prossimo.
Volevi dire qualcosa ? ti fermavi in modo da non ostruirmi il passaggio, da non lasciarmi in mezzo alla strada per giunta dopo aver visto la ferraglia del mezzo che conducevi, a pochi cm dalla mia faccia e dal mio amatissimo cane. Ha tossito per almeno un minuto, credo di averlo tirato dal collare per non vederlo morire, non so, ho rimosso, lo shock è stato tremendo. Forse ti sei spaventato pure tu, ma non hai minimamente pensato al nostro, di spavento.
Poi, forse poi, hai capito che eri pericolosamente responsabile di un nostro eventuale arrotamento e ti sei mosso e sono riuscita a passare lasciando l’infernale viale della Libertà a tutti i criminali al volante. O forse avevi sfogato la tua “ragione” e tanto ti bastava. Quando mi sono calmata ho chiamato i vigili urbani, poi la tua sala operativa. Ho riferito fatti e orario e no, ero troppo terrorizzata per avere la prontezza di leggere il numero del tram, avevo appena visto la morte con gli occhi, due volte di seguito.
La persona con cui ho parlato si è scusata, ma non eri tu e non credo che tu lo farai mai.
E non sono solo le scuse che cerco, ma la speranza che tu e tutto il resto del mondo, magari leggendo questo racconto/sfogo, capisca che ci sono attraversamenti dove il pedone non può neanche per sbaglio vedere in tempo il tram, concentrato com’è – spesso e mal volentieri – a vedere se le macchine si fermano provenienti da sud mentre tu arrivi da nord. Semplice logica che chi guida in genere dovrebbe possedere, a maggior ragione se lo fa per mestiere.
Mi sono salvata non per te, che sei passato comunque pur assistendo da lontano al tentativo di attraversamento, ma per i miei riflessi ancora per fortuna in parte pronti. Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se ci fosse stato qualcun altro al mio posto, con pochi o molti più anni sulle spalle e meno prontezza. Ecco, per questo scrivo, perché tu lo capisca, lo capiscano i tuoi colleghi, i dirigenti che chissà, hanno dato direttive dicendo che il tram ha la precedenza su tutto, pedoni inclusi (spero di no) ma se così fosse, rimproverateli e ribellatevi.
Scrivo perché i vigili si decidano finalmente a mettere autovelox fissi su viale della Libertà, così la smettono tutti, a tutte le ore del giorno e della notte, di sentirsi novelli Niki Lauda. A proposito, c’è un bel cartello – finito l’attraversamento – che dice che ci sono videocamere di sorveglianza della polizia municipale, magari visionatele, così potete appurare il racconto.
Personalmente non lo dimenticherò mai, e non credo che andrò mai più sul lungomare dove da piccola ero presenza costante e felice. Ora, da miracolata, lo eviterò come la peste bubbonica, grazie a te e a tutti coloro che si sentono Niki Lauda, e a chi ancora oggi non fa nulla perché quel tratto di strada sia meno pericoloso per belli e brutti, grandi e piccoli, bipedi e quadrupedi.
Dimenticavo, ho chiamato due volte anche l’assessore Cacciola, inutilmente, ho mandato un sms, cortesia vorrebbe che si rispondesse, ma tant’è.
Anna Giordano