Caro Matteo Salvini,
a seguito del tuo intervento pubblico nella mia città, Messina, avvenuto ieri e a seguito delle tue parole, che ho ritenuto gravemente offensive per la dignità umana, quando descrivevi la nostra Isola quale “discarica di migranti”, approfitto del tuo tempo per lanciarti un messaggio. So che non lo condividerai e, se mai lo leggerai, lo utilizzerai molto probabilmente per continuare a fare propaganda politica contro chi non la pensa come te. Oppure, molto più probabilmente, neppure mi degnerai di una risposta. Fai un po’ tu: quel che importa, per me, è farti arrivare un messaggio che parla della mia Sicilia. Se non te lo mandassi, non sarei a posto con la mia coscienza.
Sai che c'è, Salvini?
Che la Sicilia ha tanta storia sulle sue spalle: ha visto e conquistato troppi popoli, mentre loro la conquistavano. Ci hanno lasciato gli occhi azzurri e i colori scuri, i templi e le cattedrali, le Madonne che lacrimano, i satiri che danzano, le dee dell'abbondanza e gli acquedotti. Ci hanno fatto pregare tutti gli dei, da quelli dell'Olimpo a Jahvè, ci siamo inginocchiati ad Allah e a Cristo Nostro Signore. Parliamo ancora oggi frammenti di arabo e ci permettiamo il lusso di usare dialetti perfino lombardi. Senza tralasciare l'albanese o il grecanico. Abbiamo parlato l'italiano prima di Firenze, abbiamo eretto palazzi e ville mentre dipingevamo il sorriso di ignoti marinai che ancora oggi ci dicono tanto della nostra natura, mai del tutto svelata.
Sai che c'è, Salvini?
Abbiamo sfamato Roma e il suo impero millenario, per le nostre terre sono passati Spagnoli, Francesi e Normanni. Da tutti abbiamo avuto e tanto abbiamo dato. Ci siamo inventati la neve dolce e colorata da mangiare e l'abbiamo chiamata "granita", mentre trasformavamo in tesori ineguagliabili tutte le cucine che ci hanno dominato, essendo cuore pulsante di ogni gusto e colore del mondo conosciuto: le nostre cassate sono siculamente arabe, le nostre ghiotte sono siculamente norvegesi.
Sai che c'è, Salvini?
Che l'essere umano lo abbiamo studiato e compreso fin dai tempi degli antichi Greci, permettendoci di arrivare a capirlo, forse non del tutto, con le multiformi facce di Pirandello. E i nostri mercati hanno da sempre i colori caleidoscopici di Guttuso, come le spezie e i frutti che ognuno, proveniente da ogni contrada del mondo, ci ha portato secolo dopo secolo fin dentro casa.
Sai che c'è, Salvini?
Che quando odiamo la nostra Isola e ne siamo lontani migliaia di chilometri non potremo mai, e dico mai, non commuoverci al pensiero di non doverla più rivedere, al pensiero di rivederla apparire, ciauriare, già in mezzo allo Stretto. E non puoi capirlo, tu, Salvini, non puoi capire tu quanto guardiamo al Continente con tristezza, pur andando via perché siamo costretti a lasciare davvero il continente del nostro cuore, della nostra anima che in realtà è la nostra Isola.
Sai che c'è, Salvini?
Che la Sicilia ha accolto tutti, da sempre. È stato il cuore del Mediterraneo, patria di fuggiaschi, trappola di interi popoli, culla di policromie irripetibili.
Siamo strati di colore che si sono sovrapposti nei secoli, siamo lingue che si rincorrono, siamo isola e centro del mondo.
E non abbiamo mai avuto paura delle differenze, non abbiamo mai ributtato in mare chi veniva a cercare soccorso.
Sai che c'è, Salvini?
Che la Sicilia è madre. E nonostante questo possa sembrarti incomprensibile – e per te di più, mugghiante esponente di risibili miti di purezza valligiana – in fondo anche tu, non sapendolo ne sei figlio.
Odiare non è da noi, Salvini. E come sono passati tanti altri, lungo il solco della nostra storia, in fondo mi sollevo al pensiero che anche tu passerai. Come tutti quelli che ti hanno preceduto.
Siculamente, Alessandro Russo