Egregio Premier Matteo Renzi,
le scrivo dalla Sicilia, appellandomi al senso di responsabilità da Lei più volte dichiarato, per invitarla a commissariare la Regione Sicilia visto che in quasi un anno e mezzo di Governo, il Presidente Rosario Crocetta ha fatto sole tre cose: annunci, nomine e, soprattutto, danni. E ancora oggi persevera in questo andazzo..
In questo momento non esiste un’attività di Governo, non esiste una Giunta e non si
conoscono i partiti che lo sosteranno non avendo una maggioranza all’ARS. Il governo Crocetta, il governo del PD e dell'UDC e di tutta una schiera di piccoli partitucoli nati all'occorrenza, sta distruggendo la Sicilia. Non si parla di aiuti alle imprese, di agricoltura, di lavoro o di riforme, insomma non si parla di nulla, solo di rimpasto di governo, di poltrone e spartizione di posti di potere. Crocetta parla di antimafia, ma migliaia di licenziamenti e contratti precari, aprono le porte ad un possibile arruolamento nelle file della mafia. La mafia si combatte assicurando posti di lavoro, perché il lavoro crea dignità. In una Sicilia devastata da migliaia di licenziamenti nell’ultimo anno, migliaia di aziende chiuse a causa della crisi, il 55% di disoccupazione giovanile c’è ancora chi ruba i soldi della regione siciliana. Crocetta, presidente rivoluzionario si limita a denunciare il vecchio sistema, senza dare soluzioni e mettere in atto una seria riforma; è un sistema di spartizione clientelare dei fondi pubblici che ha danneggiato solo i lavoratori che anelano al ripristino della legalità. In questi quasi due anni non si è fatto altro che parlare del rapporto del presidente con il PD, di un presunto modello Sicilia, della riforma della formazione professionale e bla bla bla… Per i siciliani però non abbiamo ancora capito cosa ha fatto o cosa pensa di aver fatto, sempre che per i siciliani ci sia spazio nei suoi programmi. Il governo azzera il sistema della formazione con un ddl "work in progress", che "manda in soffitta" dopo 40 anni la legge regionale 24 del 1976, e stabilisce che sarà la giunta a dare il via al piano integrato della formazione professionale . La formazione professionale siciliana crocettiana e dei suoi fedelissimi dirigenti, è un completo caos e fallimento, lavoratori abbandonati al proprio destino, senza stipendio, famiglie al lastrico ed Enti chiusi. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, decine di Enti hanno ricevuto la revoca dell’accreditamento e il conseguente de-finanziamento, con più di 2500 lavoratori sospesi senza nessuna garanzia di ammortizzatore sociale. E' vero il nostro settore è stato oggetto di azioni inqualificabili, ma stiamo pagando soltanto noi lavoratori. Ad onore del vero, il settore è stato portato al tracollo con il Governo precedente che con atti illegittimi ha disatteso la normativa regionale vigente (L.24/76 e L.R. 25/93) che tutela i lavoratori facendo transitare il finanziamento agli Enti dal bilancio regionale al più cospicuo FSE, rendendoci precari in quanto il sistema del FSE non si sposa con il sistema strutturato in Sicilia. Ciò trova fondamento nella fonte costituzionale e statutaria della Formazione professionale, materia che in Sicilia è disciplinata esclusivamente dalla L.R. n. 24 del 6 marzo 1976 e s.m.i. In capo alla Regione siciliana, vi è l’obbligo costituzionale di rendere il servizio della formazione professionale ai cittadini siciliani attraverso l’emanazione, su base annuale o pluriennale, del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof), così come si evince dal tenore letterale dell’art 5, comma 1 della citata legge regionale n. 24/76. Norma che, sottolineo, impone all’assessore competente l’obbligo di emanare annualmente detto Piano entro il 30 novembre così come dispone l’art. 34 della legge regionale n. 15 del 5 novembre 2004 che ne fissa il termine, escludono la sussistenza di qualsivoglia margine di discrezionalità entro il quale la Regione possa determinarsi se far luogo o meno all’emanazione del predetto Piano. Il secondo comma dell’art 5 della L.R. n. 24/76, in aggiunta al piano annuale imposto normativamente dal comma 1 del richiamato art. 5, riconosce in capo alla Regione la facoltà di approvazione anche di piani pluriennali finanziati con fondi comunitari. La reiterata elusione e violazione della L. R. n. 24/76 e, per essa, la mancata approvazione del Piano Annuale dell’Offerta Formativa negli anni 2012 e 2013, ha comportato l’omessa erogazione del servizio di formazione professionale in danno dei beneficiari-utenti non rientranti nelle categorie tipizzate nell’Avviso Pubblico n. 20/2011 e nel D.D.G. n. 5021/2013, e ha comportato, la infruttuosa esplicazione delle attività programmate e ha determinato, a danno degli operatori tutti – iscritti all’Albo istituito ai sensi dell’art. 14 della L.R. n. 24/76 – la lesione di tutte le posizioni giuridiche tutelate dalla L.R. n. 24/76 e s.m.i. e, non ultima, la garanzia della continuità lavorativa e retributiva contemplata nell’art. 2 della L.R. n. 25/93, con conseguenti multipli licenziamenti e/o collocazione in Cassa Integrazione in Deroga. Una legge si sostituisce con un’altra legge, ma non può essere ‘aggirata’ con provvedimenti amministrativi come ha fatto il Governo di Raffaele Lombardo e l’attuale Governo di Rosario Crocetta. La formazione professionale in Sicilia risulta disciplinata esclusivamente dalla L.R. n. 24/1976 e s.m.i., nonché, per quanto attiene ai principi guida, dalla legge quadro n. 845/1978 che, per effetto del riassetto organizzativo degli uffici di cui alla L.R. n. 19/2008, ha visto transitare la competenza in materia di Formazione dall’Assessorato Regionale al Lavoro all’Assessorato Regionale all’Istruzione e alla Formazione Professionale. La L.R. n. 24/76 detta inderogabili prescrizioni per lo svolgimento in regime di convenzione dell’attività di formazione professionale – espletata per il tramite degli enti strumentali di cui all’art. 4 – ai fini del conseguimento di valido attestato di qualifica professionale utile all’avviamento al lavoro e valido anche ai sensi del D.A. 3/2/92 e della L.R. n. 12/91 in favore dei giovani disoccupati, soggetti svantaggiati – disabili, minori in obbligo formativo, soggetti fuoriusciti dal sistema lavorativo anche in relazione all’età non più giovane ed al contestuale innalzamento della soglia pensionistica per il loro reinserimento nel tessuto produttivo dell’isola.
Sono un operatore, ahimè, della filiera interventi formativi, dipendente dello IAL SICILIA a cui l’Amministrazione ha revocato l’accreditamento per inadempienze accertate. A parere della decisione assunta da Governo Regionale, i motivi della revoca sono “ gravi e reiterate carenze e irregolarità nella gestione e rendicontazione delle attività formative, accertate a seguito di controlli e verifiche effettuate dagli ispettorati del lavoro territorialmente competenti”. Non entro nel merito della complicata vicenda delle due revoche di accreditamento da parte dell’Amministrazione Regionale allo IAL SICILIA e alle inchieste giudiziarie, ovvero alla capillare rete politico-istituzionale – familistica, che secondo i magistrati drenava fondi pubblici, creava consenso elettorale ma anche incarichi per gli adepti, ai vertici degli Enti e nelle società riconducibili al deputato PD arrestato, ma anche negli uffici regionali. Sspero che la magistratura faccia luce e giustizia in nome e per conto di tutti i lavoratori onesti, che continuano a pagare sulla propria pelle, il malaffare dei politicanti. Intanto la decisione di chiudere le porte allo IAL SICILIA, produce effetti devastanti nei confronti dei lavoratori.
Da 18 mesi non percepisco le retribuzioni ed essendo un vero soggetto monoreddito, vivo un profondo disagio sociale, tenuta in ostaggio in una condizione di precarietà economica conclamata, ormai non più sostenibile. Oltre alle grandi difficoltà concrete e materiali, la condizione psicologica ed emotiva vacilla sempre più fino allo svilimento e ll'annullamento della dignità di lavoratore e di essere umano.
Preciso che allo stato attuale sono sospesa dall’Ente in virtù di una fantomatica cassa integrazione in deroga, che ad oggi è senza copertura finanziaria. Personalmente ho attivato tutte le procedure legali richiedendo il riconoscimento della normativa regionale che tutela i lavoratori della F.P. Non si considera nemmeno, la disperazione che ha portato al suicidio alcuni lavoratori del settore. Calza a pennello un detto siciliano “ cu avi a panza china non considera a cu l'avi vacanti” (chi ha la pancia piena non considera chi c’è l’ha vuota). Se questo è uno Stato di diritto che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti delle libertà dell'uomo, insieme alla garanzia dello stato sociale, mi sembra di vivere sulla luna!
Avrei tanto altro da aggiungere, ma mi fermo qui.
Alessandra Gaddi
Trapani lì 15/09/2014