Le nostre giornaliste, Rosaria Brancato e Danila La Torre sono state intercettate. I loro colloqui telefonici intrattenuti soprattutto con Daniele Zuccarello, uno dei consiglieri comunali indagati per la cosiddetta Gettonopoli messinese, sono finiti nei verbali dell'inchiesta giudiziaria. Per qualcuno, interessato a piegare la verità alla sua personale visione, questo solo fatto di finire nelle intercettazioni identifica un coinvolgimento delle giornaliste nel malaffare, come se loro fossero colluse. Niente di più falso ovviamente. La realtà la conoscete prima di tutto voi, lettori di Tempostretto, che avete letto ben prima che venisse alla luce l'inchiesta giudiziaria, i numerosi articoli del vostro giornale che descrivevano con dovizia di particolari il meccanismo con cui i consiglieri comunali mettevano in atto i loro propositi. Ed era proprio attraverso quei colloqui telefonici intercettati che le nostre giornaliste, Rosaria Brancato e Danila La Torre, apprendevano come quel sistema funzionasse per poi raccontarlo a voi lettori, una volta effettuati i dovuti riscontri. E dunque si può dire che il loro lavoro di indagine è servito alla magistratura, anche attraverso le intercettazioni, a capire meglio ciò che avveniva in consiglio comunale. Tutto l'opposto quindi di ciò che qualcuno va argomentando gettando assurdamente un'ombra sulla dirittura morale delle nostre giornaliste e coinvolgendole nel generalizzato e, in gran parte condivisibile, giudizio negativo sull'operato dei consiglieri.
Per paradosso tutto ciò è successo proprio per la discrezione che hanno avuto Rosaria Brancato e Danila La Torre, nell'affrontare, giornalisticamente parlando, una vicenda che le ha riguardate personalmente. Non hanno, cioè, ritenuto opportuno enfatizzare quello che è stato oggettivamente un loro contributo, seppur involontario, a un'indagine clamorosa, grazie semplicemente alla professionalità con cui hanno svolto il loro lavoro. Questo atteggiamento discreto ha finito per danneggiarle offrendo il destro a qualche personaggio di scarso profilo di alimentare un equivoco infondato e ingiusto.
Ora, sin quando tutto ciò si limita alle idee strampalate di qualche rivoluzionario da tastiera, si può anche sopportare. Non è per nulla accettabile, invece, che sia stata esclusa la partecipazione di Rosaria Brancato ad una importante iniziativa antimafia adducendo la motivazione che è stata intercettata e, dunque, non ha la patente morale per partecipare ad un evento, che, per la nostra giornalista, è stato ogni anno un appuntamento fisso. Questo atto proditorio è il simbolo di un modo di condurre l'azione antimafia, che si trasforma nel suo contrario quando, per biechi interessi di bottega, adotta il metodo dell’isolamento, tipico strumento della mafia per distruggere gli avversari. A coloro che hanno in testa questo obiettivo, a coloro che usano il soffio velenoso della calunnia per sottrarsi alle critiche di chi risponde solo alla sua coscienza suggeriamo di farsene una ragione, Tempostretto non farà un passo indietro. E a quanti pensano di isolarci rispondiamo che dalla nostra parte abbiamo un pubblico vasto di affezionati lettori che capisce e apprezza il nostro lavoro di informazione, svolto al servizio del territorio e di chi cerca di orientarlo davvero verso un futuro migliore, un futuro in cui l'onestà intellettuale prevalga sui giudizi prevenuti; un futuro in cui chi decide di esprimersi liberamente, al di fuori degli schieramenti precostituiti, non diventi oggetto di accuse false tendenti a screditarlo professionalmente e personalmente; un futuro in cui ci sia un confronto, anche aspro, ma leale e fondato sui contenuti e non sugli slogan; un futuro in cui la medaglietta dell'antimafia non serva per togliersi qualche sassolino dalla scarpa verso chi è considerato un nemico.
Tanto dovevo al mio senso di giustizia e alla voglia mai stanca di combattere le ipocrisie.
Pippo Trimarchi