Scuola

Lettera di un’ex studentessa del Seguenza: “Io figlia di contadini, con quintali di dignità”

Gentile signora preside, ho frequentato il Liceo scientifico Seguenza, qualche decina d’anni fa. Per essere più precisa, ho frequentato la sezione staccata di Spadafora del Liceo Scientifico Seguenza.

Nella mia classe e in tutto il liceo eravamo per lo più figli di artigiani, contadini, operai della vicina Pirelli o degli stabilimenti dei laterizi.

I nostri genitori avevano le mani rovinate dal lavoro e assaporavano l’orgoglio di spezzarsi la schiena per la gioia di avere un figlio liceale. Molti di noi ci siamo laureati e oggi occupiamo con dignità e onore il nostro posto nella società. Noi abbiamo studiato, certo, abbiamo faticato. Ma i nostri genitori “contadini”, per giunta di provincia, molto di più.

Se le dovesse capitare di incontrarne qualcuno, ammesso che non le riuscisse troppo fastidioso parlare con loro, dovrebbe chiedergli qual è stato il giorno più felice della loro vita.

Quasi certamente le risponderebbero “Quando mio figlio si è laureato, dopo i sacrifici fatti per mantenerlo prima al liceo e poi all’università” . I loro occhi brillerebbero di commozione e orgoglio e le loro mani rovinate dal lavoro tremerebbero di emozione. Un po’ come oggi tremano le mie. Di indignazione e rabbia.

Una rabbia così forte che fatico a trattenerla. Avrei voglia di dirle che forse farebbe bene a trascorrere qualche giorno in campagna, a raccogliere pomodori a quaranta gradi o a zappare col gelo. Forse, se lo facesse, capirebbe con quanta delicatezza bisognerebbe pronunciare la parola “contadino”, con quanto rispetto, chinando il capo e magari togliendosi il cappello.

Ma non glielo dico. Lavorare la terra, sporcarsi le mani, essere artigiani o semplici operai, non è roba per tutti. Ci vogliono quintali di dignità, un prodotto che non è in vendita negli sparluccicanti negozi del centro che certamente lei è abituata a frequentare.

Non glielo dico affatto. Piuttosto le dico “grazie”. Si, grazie. Perché la reazione meravigliosa dei suoi studenti mi fa sperare in un mondo migliore, mi fa credere che loro salveranno il mondo.

Saranno forse scomposti, magari irrequieti, certamente social dipendenti, ma sono dei capolavori d’uomini, dei quali dovrebbe andare orgogliosa.

Figli di contadini? Montanari? Forse. Certamente Uomini. Con la maiuscola.

Una liceale figlia di contadini