Caro direttore, consenta di raccontarle la mia odierna peripezia di povero cittadino che dopo una estenuante coda di circa un'ora presso l'ufficio postale di Ganzirri, al momento del ritorno verso casa si imbatte inaspettatamente in un… "Inferno olfattivo", un olezzo insopportabile di "fogna all'aperto" contrassegnata da tracce visibili di liquidi sulla strada.
Il tempo di trattenere il respiro, in apnea per evitare "l'inaspettato ospite", che a poche decine di metri, eccone un altro: stessa puzza, stessa fogna, stesso…"lago".
Col filo di voce che mi è rimasto vorrei, se me lo consente, gridare tutta la mia indignazione, non tanto per la "maleodorante" esperienza personale, ma soprattutto per la illuminante metafora che questa "storia" suggerisce: lo stretto di Messina, uno dei posti più belli, mitici e suggestivi del mondo (Scilla e Cariddi) con i suoi due laghetti deliziosi di Ganzirri, sono… fetenti! Specchio fedele ahimè del degrado urbanistico, in accordo col degrado della coscienza civica dei suoi rassegnati abitanti.
La metafora continua e diventa perfino paradossale solo se si pensi che il Progetto esecutivo del Ponte di Messina contemplava, all'avvio dei lavori per "il Ponte sospeso più lungo del mondo", come opera collaterale, fra le numerose altre, anche la realizzazione del collettore fognario con depuratore per tutti i villaggi della zona nord.
Messina sta lentamente naufragando, morendo economicamente e sempre più desertificandosi anche demograficamente.
Mi creda direttore, mi sembra di vivere un incubo infernale. Viviamo immersi nella melma, ne subiamo l'olezzo insopportabile ed eleggiamo invece a massimo nostro rappresentante un sindaco icona, una maglietta No Ponte, di quel ponte che paradossalmente è il solo strumento che ci avrebbe proiettato nel mondo civile e proposti come "epicentro della storia e della cultura europea e del mondo" (D.Libeskind). È lecito chiedersi: ma il nostro sindaco ha dimenticato i suoi trascorsi ambientalisti? O il suo amore per la natura incontaminata si è esaurito in un No al Ponte che ormai dovrebbe appartenere alla storia? Non si rende conto che la sua ideologica intransigenza e le sue ossessioni sono causa del nefasto protrarsi dell'avvelenamento di quei luoghi che dice di amare tanto?
Dino Giuttari