Tre passi verso una nuova gestione dei rifiuti. Tre passi che adesso il presidente Nello Musumeci potrà scegliere se compiere o no. In un settore delicatissimo come quello dei rifiuti in Sicilia, il presidente ha dichiarato di giocarsi la propria credibilità. E in effetti Musumeci eredita una situazione difficilissima, frutto di cinque anni di governo Crocetta che non sono bastati per dare alla Sicilia un nuovo Piano dei rifiuti, che non sono bastati per applicare la Legge 9 del 2010, che non sono bastati per chiudere l’esperienza Ato, che non sono bastati per trovare soluzioni alle discariche al collasso né tantomeno per far crescere significativamente la percentuale della raccolta differenziata. La Sicilia era ed è maglia nera in Italia per la differenziata. E Musumeci, che ieri si è trovato a siglare l’ordinanza contingibile e urgente per prorogare tutti gli strumenti per la gestione dei rifiuti in Sicilia esattamente in linea con quello che ha fatto Crocetta in questi anni, adesso dovrà iniziare a valutare qual è il modello che questo governo regionale intende seguire.
Un’indicazione arriva da Zero Waste Sicilia. In una lettera, l’associazione elenca i minimi e necessari passi che vanno eseguiti con la massima urgenza, per riportare la Sicilia in Europa su questo fronte. La firma in calce è di Beniamino Ginatempo, presidente di Zero Waste Sicilia.
Passo 0: Riportare la legalità nella gestione dei rifiuti in Sicilia.
Quasi tutte le discariche siciliane sono illegali, per molti versi. Tralasciando abusi e violazioni delle AIA, all’entrata in discarica i rifiuti devono essere trattati per evitare o almeno fortemente ridurre la produzione di percolato. Ciò si ottiene mediante separazione meccanica della frazione secca dei rifiuti urbani residui (RUR) da quella umida, e successiva biostabilizzazione di quest’ultima negli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB). Tali impianti o non esistono o la frazione umida non è trattata abbastanza a lungo per stabilizzarla, come innumerevoli decreti emergenziali varati dalla precedente amministrazione regionale invece consentono. E comunque la capacità totale degli impianti di TMB non è sufficiente per gli oltre 2 milioni di tonnellate annue che i comuni conferiscono.
In Sicilia dal 31/12/2015 (L.R. 9/2010), bisognava raggiungere le soglie del 65% di raccolta differenziata (RD) e del 50 % di recupero di materia (RM) dai rifiuti. Come dai reports dell’Ufficio Speciale per il monitoraggio e per l'incremento della raccolta differenziata, la Sicilia non arriva che ad un terzo del primo limite di legge, malgrado gli sforzi ed i progressi di alcuni Comuni che raggiungono percentuali accettabili. Pertanto il sistema siciliano dei rifiuti è fuorilegge con ciò procurando gravi danni non solo ambientali ma economici non solo sul piano della economicità di gestione del ciclo dei rifiuti ma anche sul piano delle mancate risorse economiche extraregionali.
Passo 1: Raccolta differenziata e Recupero Materia
E’ la Raccolta Differenziata (RD) finalizzata al Recupero di Materia (RM) l’obbiettivo da perseguire per avviarci alla soluzione dei problemi legati alla raccolta dei rifiuti, in quanto le materie prime seconde così recuperate possono essere monetizzate. Per innalzare la RD oltre che il RM è indispensabile utilizzare il metodo di raccolta porta a porta (PAP), e la invitiamo ad informarsi sul consorzio Contarina (www.contarina.it), dove 50 comuni del trevigiano, 554.000 abitanti tutti serviti PAP, raggiungono percentuali di 85% di RD e soli 50 kg/abitante/anno di RUR (in Sicilia sono oltre 400). Il consorzio Contarina ha tariffe e costo del servizio più bassi d’Italia.
Passo 2: Compostaggio e biodigestione
La frazione organica ad oggi raccolta in Sicilia dai soli rifiuti solidi urbani è pochissima, circa 250.000 tonnellate/anno, invece delle 750.000/800.000 possibili al 65% di RD, cui si sommano le quantità provenienti dai rifiuti speciali originati dalle attività agricole ed industriali di trasformazione. Gli impianti in esercizio di compostaggio (quasi tutti utilizzano il compostaggio aerobico) hanno una capacità di sole 100.000 ton/anno. Bastano solo questi numeri ad indicare la vera emergenza e la vera priorità tra le cose da fare. Inoltre se la raccolta dell’organico è fatta male, l’ammendato ottenibile sarà sporco di vetro, metalli pesanti, plastica ecc., e quindi non utilizzabile in agricoltura. Il compostaggio viene dunque a perdere la sua funzione primaria all’interno dell’economia circolare, cioè la procedura per restituire ai terreni alcune delle sostanze organiche che preleviamo con l’agricoltura e diviene un problema, e quindi un costo, per i gestori degli impianti e indirettamente per la comunità. Non Le sfugga, on. Presidente, che l’85% dei terreni siciliani è a rischio di desertificazione. Solo che ad oggi le procedure per l’autorizzazione di impianti di compostaggio sono troppo lunghe e complicate. Un Suo primo intervento potrebbe essere quello di snellire e velocizzare le procedure autorizzative per il compostaggio, anche consentendo ai singoli Comuni di dotarsene senza passare attraverso le SRR.
Una soluzione da caldeggiare, a nostro avviso, è quella di incentivare gli impianti di biodigestione anaerobica, con produzione di bio-metano. In questi processi si ottiene un ammendante, in quantità inferiori a quello prodotto dagli impianti aerobici da far maturare sul terreno, e biogas, da depurare per ottenere bio-metano per auto trasporto o da immettere nella rete: quindi una risorsa da utilizzare tutta e subito.
Passo 3: Impianti sovracomunali e finanziamenti europei
Per valorizzare la frazione secca da RD PAP e perfino quella indifferenziata sono indispensabili gli impianti di selezione e valorizzazione. Questi vanno finanziati e ci sono ottime possibilità, dopo che la Commissione Juncker lo scorso 26 Gennaio 2017 ha invitato la Banca Europea di Investimenti a preferire negli investimenti gli impianti per l’economia circolare anziché nuovi inceneritori.
Ginatempo alla fine scrive che sono tantissime altre le misure che la Regione Sicilia potrebbe prendere, compresi un nuovo Piano Regionale Rifiuti ed una legge quadro su tutte le tematiche ambientali, e Zero Waste Sicilia è pronta a discuterle. «Tuttavia, anche se è pleonastico, noi vogliamo avvertirla che la riforma del sistema dei rifiuti in Sicilia non è solo una difficilissima operazione culturale, ma toccherà grandi interessi economici consolidati di potentissimi gruppi. Ci troverà al suo fianco se questa battaglia vorrà portare avanti, così come riceverà puntualmente le nostre critiche se così non dovesse essere».
Francesca Stornante