Tutta la stampa peloritana, lo scorso settembre, riportò la notizia della scoperta rinvenuta durante la giornata dedicata alla “riscoperta delle radici di Castanea”: Gaspare Camarda pingebat 1628! Dopo quasi quattro secoli, il presunto san Nicola, in cattivo stato di conservazione (con intercorsi due cambi di residenza: dal 1628 fino al 1960 chiesa madre di san Giovanni Battista, successivamente per circa trent’anni in un sottoscala, e infine, insieme all’altra tela speculare, oggetto di questo evento, il san Michele), fino a quel settembre stavano assieme nella chiesa di santa Caterina e oggi il primo a tornare è san Michele. Procedono intanto i lavori certosini sull’altra importante tela che ritornerà a breve. Ma per giungere a questo evento importante per la nostra comunità castanota e per la storia dell’arte messinese, in un tempo così breve, sono state coniugate sinergicamente volontà e competenze. Nel novembre scorso si attivò un’indagine di mercato. Con i preventivi alla mano e una cifra fuori dalla nostra portata si conservarono. Venne Natale, si celebrò il presepe e la Provvidenza, perché di questo si tratta, fece sì che le offerte dei visitatori della “Gioia del Natale a Castanea” poterono attivare le procedure atte al restauro. Il parroco, Don Nino, fu il primo a essere contattato e ottenuto il suo avallo si procedette per le dovute autorizzazioni. Solerte e pronto fu l’ufficio del Vescovo con Mons. Turrisi che in brevissimo tempo concesse il nulla osta e altrettanto celere fu il parere favorevole della Sovrintendenza nonché la continua e professionale presenza del prof. Giacobbe che accompagnò, con visite in laboratorio, il restauro. Ieri sera, al crepuscolo, a conclusione dei festeggiamenti della martire Alessandrina, con la presenza per l’occasione del coro polifonico parrocchiale, si è solennizzato l’evento. Questa piccola cerimonia in famiglia, dove non è mancata l’illustrazione dell’opera e il percorso che ci ha portati fin qui, è stata il preludio perché al rientro del san Nicola, previsto agli inizi del prossimo anno, l’associazione “Giovanna d’Arco” organizzerà una giornata di studi in sinergia con la Curia Arcivescovile, la Sovrintendenza di Messina, il Museo Regionale di Messina e l’Università degli Studi di Messina per promuovere il patrimonio storico-artistico dei beni culturali e delle eredità immateriali del casale di Castanea. Il religioso, dopo i ringraziamenti dovuti, a conclusione della serata, con lucido ricordo osannò le devote della santa che curano con grande diligenza il prezioso tempio scampato ai due disastri che decimarono la città, la bellezza della colossale statua lignea settecentesca di santa Caterina, l’affresco, maneggiato impropriamente, della cupola che raffigura il martirio della santa e forse coevo, se non della stessa scuola, a quello custodito nella chiesa di san Giovanni, attribuito al Tuccari e scampato di recente a un imprevisto infortunio, infortunio cui soccombettero, nel secondo dopo guerra, quattro edifici religiosi: la chiesa della Portella (sec. VII –VIII), la chiesa dell’Annunziata a tre navi, con convento annesso, già esistente nel 1495 come attesta l’importante commissione al pregevole scultore A. Freri di due statue, che ancora oggi conserviamo acefale, della titolare; la chiesa delle Anime del Purgatorio del 1630, quella di Gesù e Maria, già san Rocco e san Sebastiano (XVII sec.?), con cripta, forse quest’ultima recuperabile, e il prospetto barocco simile a quello della superstite, fortunata, di santa Caterina. Il passato è andato. E oggi, in questo tempo presente, possiamo salvare il salvabile. Non si può, e non ha senso, additare un’ignoranza cronica, anche titolata, responsabile, miope e connivente, figlia di un tempo andato. È compito nostro, delle nuove generazioni, esortati dal saluto di Don Nino a consegnare ai nostri figli le ricchezze che abbiamo ereditato, con l’aggiunta di quanto saremo capaci di fare, ricchezze fatte di un tessuto ricco di storia, di bellezza e grande religiosità.
Giovanni Quartarone