“Nel periodo in cui si discuteva e poi si approvava la Legge 270/2005, il cosiddetto “Porcellum”, così definito dal suo stesso proponente, l’allora Ministro Calderoli, scrissi una lettera di protesta, mista a profonda amarezza, al presidente Napolitano, al presidente del Senato, Marini e al presidente della Camera, Bertinotti, chiedendo un loro autorevole intervento per bloccare quell’ignominia, che uccideva le speranze degli Italiani, dimenticandosi i più colpevolmente, delle battaglie e dei tanti sacrifici, anche di vite umane, occorsi per la conquista della libertà e della democrazia partecipativa, sancita dalla costituzione (Art. 1 “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione).
L’appello, quantunque non avessi riposto grandi aspettative, non sortì alcun effetto, salvo una cortese risposta del presidente Bertinotti (ma il suo stesso partito era favorevole all’introduzione del nuovo sistema). Il “Porcellum”, con il quale i “Prìncipi” (leggi Segretari / Vertice Partito) designavano i candidati da eleggere, ha mostrato tutti i suoi limiti, nonostante i partiti chiamati a governare godessero di una larga maggioranza. Gli eletti / nominati, quale “governabilità” hanno garantito e realizzato? Per stessa ammissione di coloro che si opponevano, quel Governo, e il Parlamento che lo sosteneva, ha realizzato poche, scarse e sbagliate riforme. In poche parole, hanno fallito. Ma oggi sono gli stessi oppositori a chiedere la garanzia della “Governabilità”. Ma forse per realizzare le identiche cose nel giudizio della parte opposta? Ovvero si vuole forse fare quel che si vuole, chiedendo mani libere agli elettori, malcelando la cosiddetta “Dittatura di una democrazia minoritaria”. Ma forse un Parlamento di persone competenti, oneste, di alta moralità, dediti all’esclusivo interesse del Paese, forse queste persone per bene, a prescindere da partito di appartenenza, potrebbero e dovrebbero “garantire la governabilità”. Persone elette da altre persone e non da meccanismi “barocchi” da far impallidire l’inventore del cubo di Rubik. Il popolo sovrano elegge, lo stesso punisce il parlamentare che non è stato all’altezza del ruolo o non si è comportato bene. Il popolo, quindi, e non i “meccanismi”. Qualcuno, anche fra autorevoli esponenti politici, ma soprattutto giornalisti anchorman, opinionisti, tutti schierati contro la preferenza, perché favorisce la clientela, la mafia, il supermercato dei voti. Già, e per eliminare ciò, bisogna eliminare le preferenze.
E’ come colpevolizzare la famiglia onesta, vittima di un furto nella propria abitazione, perché non aveva le grate o l’antifurto alla finestra. Si arrestino i ladri, non si costringano le famiglie a stare nel “fortino” della propria stessa abitazione. Si punisca chi fa scambio di voti, chi “paga” i voti, non si punisca chi ha il diritto di voto e lo vuole esercitare. Altrimenti sempre più l’astensione e la protesta avranno il sopravvento sulla proposta. Nel 1953, con la legge 148, si tentò un “quasi” identico esperimento elettorale, definito dagli stessi oppositori “Legge Truffa”. La Legge prevedeva l’introduzione di un premio di maggioranza con l’assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei Deputati alla lista, o al gruppo di liste collegate, che raggiungesse il 50% più uno dei voti validi, ovvero aver ottenuto la maggioranza dei voti. Oggi tra le tante proposte modificative del Porcellum, si arriva addirittura ad azzardare un premio di maggioranza al partito (o coalizione) che raggiunge il 40 %, con un premietto di consolazione del 10% al primo partito, se nessuno ci arriva. Il partito comunista italiano di allora, contrario alla Legge Truffa (oggi in posizioni diametralmente opposte, rappresentate dal Pd) aumentò notevolmente i consensi. Nessuno raggiunse il quorum stabilito (le forze che si apparentarono ottennero il 49,8%) e la Legge nel mese di luglio dell’anno successivo (1954) fu abrogata.
Ma al posto del “Porcellum”, della “Legge Truffa” o dell’”Ascensore” non sarebbe più facile, eticamente corretto e veramente rappresentativo della volontà degli elettori fare una semplice Legge che preveda un proporzionale puro con preferenza, ovvero dividere la popolazione per il numero dei senatori o deputati e sapere quanti ne spettano ad ogni Regione e conseguentemente ad ogni Provincia? In Sicilia, ad esempio, che ha 5.045.176 cittadini, andrebbero assegnati 52 deputati (60.813.326 – popolazione italiana al 30/11/2011 – diviso 630 deputati = 96.529.088 quoziente per un seggio – 5.045.176: 96.529.088 quoziente = 52. Con lo stesso principio si assegnerebbero i seggi in sede provinciale. Eventuali resti verrebbero utilizzati nella medesima Regione. Ci sembra veramente mortificante, ingiusto, antidemocratico e anticostituzionale apprendere che un parlamentare con pochi consensi (o perché nominato o perché ripescato con il premio di maggioranza) segga al Parlamento al posto di chi ha avuto maggiori consensi. In Italia, ma probabilmente nel mondo intero, l’uomo ha la capacità di far diventare complicate anche le cose più semplici. Ma questo certamente non per garantire la promozione e la cura della Comunità che lo ha eletto. E nemmeno per garantire quella “governabilità” di cui sopra. Il 28 novembre il testo andrà in aula al Senato. Per carità – conclude Previti – non uccidete le ultime speranze degli Italiani onesti – si reintroducano le preferenze e si eviti definitivamente una nuova Legge Truffa. Auguri Italia”.