«Apprendiamo dalla stampa che il presidente della Regione Musumeci vuole chiudere gli IACP siciliani sottoposti in questi giorni ad attacchi mediatici forti che ne evidenziano “la gestione politico-mafiosa e clientelare”. Di riforma degli IACP in verità, On. Musumeci, si parla da circa vent’ anni o forse più, soprattutto in periodo elettorale e quindi non possiamo ritenerci piacevolmente sorpresi, perché per anni abbiamo sollecitato i governi regionali e i vertici degli enti a cambiare rotta, assistendo a disastri e voragini nei bilanci, denunciando il malaffare di alcune gestioni, ma della riforma vera della politica della casa e di vigilanza sugli Enti non interessava a nessuno, se non nell’imminenza delle elezioni, tant’è vero che nel sito web dello IACP di Messina in Amministrazione Trasparente tra gli Atti Generali è pubblicato ancora lo Statuto in cui si legge “ L’istituto Autonomo Fascista “ senza che nessuno si sia mai posto il problema di modificarlo.
Premesso che la legislazione che in atto regola la gestione degli IACP, li annovera tra gli enti pubblici non economici sottoposti al controllo e alla vigilanza della Regione Siciliana, la risposta al problema degli IACP, è la legge regionale n. 10 del 1977 che ha istituito il consorzio degli IACP, che è presente, nel territorio della Regione Siciliana, con sede a Palermo e diversi uffici dislocati nelle varie province. E dalle competenze attribuite all’art. 8 si evince chiaramente che non è un problema di norme, On. Musumeci, ma un problema di modifica semmai e attuazione di quelle norme che negli anni sono state puntualmente disattese.
“La Regione Siciliana esercita un controllo mediante la vigilanza dell’Assessorato Regionale per i lavori pubblici. L’Assessorato per legge approva i bilanci di previsione, i conti consuntivi, delibera l’organico e la struttura degli uffici, nonché le norme relative all’assunzione ed al trattamento economico del personale, previo esame da parte della ragioneria generale della regione e delibera della giunta regionale e previo parere della competente commissione legislativa dell’assemblea regionale siciliana. Inoltre, sono sottoposte all’approvazione dell’assessorato,” …… “ in generale ogni operazione finanziaria, ipotecaria sia attiva che passiva.” Ed è stata proprio l’assenza del controllo ma, ancora più grave, della vigilanza della Regione, quando non si è trattato di complicità, a favorire il disastro gestionale economico e finanziario di alcuni IACP che autonomi non sono e non sarebbero, se non nel nome, ma che lo son diventati nei fatti, con i risultati che tutti conosciamo e per i quali nessuno ha pagato il conto, se non i cittadini fruitori deboli del servizio casa. Gli IACP sono serviti a conferire incarichi per centinaia di migliaia di euro, sono serviti a raccogliere voti con la gestione delle pratiche e delle promesse che hanno fatto leva sul bisogno della povera gente su cui si ha il coraggio di speculare denunciando persino “ la cultura della baracca “. Ma quale cittadino che non sia davvero indigente vorrebbe occupare una baracca?
Come è possibile che negli enti che non hanno nemmeno chiuso i bilanci consuntivi i vertici non siano stati chiamati direttamente alla responsabilità e che nessuno vigili sull’assenza di trasparenza ?
Auspichiamo che Musumeci ponga mano alla Riforma, ma non possiamo esimerci dall’esprimere la nostra ferma e ferrea contrarietà all’idea che gli IACP possano essere accorpati alle ex Province. Sarebbe come unire, ci consenta, due disastri insieme. Chi pagherebbe i debiti? Si vuole davvero dare il colpo di grazia alle ex Province ? Non è bastata la riforma fallimentare e incostituzionale delle ex Province ?
E come si può pensare di ridurre gli IACP, enti di primo livello, definiti dalla stessa Corte Costituzionale “enti strumentali regionali “al rango di meri uffici delle ex Province?
La responsabilità del disastro, Presidente, non è da addebitare solo alla cattiva gestione degli enti. Il fallimento degli IACP è il fallimento di un’intera Regione che deve farsi carico adesso di una seria politica della casa, che non può certo ridursi alla chiusura o ad un trasferimento frettoloso senza un reale studio, perché la semplice chiusura o trasferimento insensato di competenze avrebbe come unico risultato un ulteriore fallimento e disastro finanziario e il sapore pessimo del volersi scrollare di un “problema” per dare solo risposta a promesse elettorali.
Non basta cambiare le norme se poi le stesse ci sono e vengono disattese. E’ necessario porre la questione morale, sostituire i vertici gestionali, mandare a casa chi ha affossato gli enti. Il Consorzio diventi il braccio dell’assessorato, applichi la normativa sulla trasparenza che consenta il controllo diffuso dei cittadini, applichi all’esiguo e ormai ridotto personale in servizio la legge regionale 10 del 2000, da sempre disattesa nonostante la copiosa giurisprudenza in materia e i pareri legislativi della stessa Regione ignorati per la ferrea ostinazione della dirigenza degli enti che, pare in larga parte, non gradisca nel passaggio dei ruoli regionali l’inquadramento nella terza fascia dirigenziale, pretendendo non si sa bene per quali meriti promozioni negli alti ranghi della seconda fascia, mortificando da sempre le aspettative del personale che di diritto avrebbe dovuto vedersi applicare dal 2000 lo stesso trattamento giuridico e contrattuale dei dipendenti regionali.
La UILFPL che è sempre stata in prima linea nella lotta agli sprechi degli IACP ed è da sempre disponibile al confronto e alla collaborazione, si dichiara contraria e si opporrà a pesudoriforme che rischiano di mettere in ginocchio servizi, l’edilizia sociale e gli stipendi già a rischio di dipendenti delle ex province e degli IACP siciliani, senza alcun vantaggio per l’utenza».