L’emergenza coronavirus, che ha bloccato ogni attività economica non necessaria, si è abbattuta come un ciclone sulle librerie già fortemente provate dalla crisi del settore e da un uragano chiamato Amazon. I giornali sono considerati “ beni di prima necessità”, sacrosanto, quindi le edicole restano aperte. Se informarsi in questi tempi angosciosi è consentito, ci chiediamo perché impedire la conoscenza più approfondita che solo i libri possono dare evitando così le letture superficiali che la rete ci regala. Librerie chiuse, idea discutibile.
Non sono certo luoghi affollati, ci auguriamo che entrando nella cosiddetta “fase 2”, con le precauzioni dovute, le saracinesche siano aperte lasciandoci la possibilità anche uno alla volta, di vagare in cerca di un tesoro tra le scansie dei negozi. Chiediamo a Teodoro Cafarelli, proprietario della storica libreria Capitolo 18 a Patti, di raccontarci lo stato dell’arte della sua attività.
Come affronta l’emergenza economica, considerando che il suo settore ha registrato in tre settimane, un calo del volume di affari superiore al 70%?“ Sono preoccupato tra gli oneri da pagare, mancati corrispettivi degli enti pubblici, un negozio chiuso che non produce reddito ma che ha dei costi, lasciarsi prendere dallo sconforto è naturale. Sono un libraio da 23 anni, ho scelto questo lavoro che per me è una missione. Non ci si arricchisce vendendo libri, ma si potrebbe vivere dignitosamente rendendo un servizio che a mio avviso è di pubblica utilità”
Considerando che negli ultimi cinque anni oltre 2300 librerie nel nostro Paese, hanno chiuso per sempre le saracinesche, lei è riuscito a resistere, adesso però ricorda Sisifo che con una camicia variopinta sale a fatica sulla montagna. “ Sisisfo era sempre in movimento ed io anche. Non mi arrendo a dispetto dello Stato che in tempo di pace non ha valorizzato la nostra attività anzi, non leggendo con oculatezza i mutamenti del mercato, l’ha resa ancor più pesante con balzelli di varia natura.
Salvate il “ Soldato Cafarelli”? “ Non mi sono fermato un istante nonostante la mia attività sia formalmente chiusa. Ho contattato i clienti e grazie ad un fondo istituito da lungimiranti editori, riesco a mandare a casa dei miei acquirenti i libri ordinati senza pagare le spese di spedizione. E’ una goccia nel mare, ma è un segno importante di resistenza e di esistenza che intendo promuovere con tutta la forza che ho.
Sul web è molto presente. Forse adesso ancor di più ai tristi tempi del Covid19. “ Si, infatti. Ogni giorno conduco una diretta facebook dalla libreria con letture per bambini. Settimanalmente curo una rubrica “Dieci libri sull’arca”, insieme ad Alessandro Greco, dove si chiede ad un personaggio della cultura di raccontarci i dieci volumi che salverebbe in caso di catastrofe. Sulla piattaforma dell’università di Messina, mi occupo di laboratori di lettura per ragazzi. Posso stare fermo fisicamente, ma le mie energie e la mia competenza restano al servizio della collettività”.
Ci auguriamo che dal prossimo 13 aprile, e nelle settimane a seguire, la stretta sulle librerie che non solo certo luoghi particolarmente affollati, si allenti. Speriamo in un cambiamento in tutti i settori e soprattutto in quello della cultura che non è una nicchia riservata ad un’élite, ma una sezione che insieme a spettacoli, musica e musei, se stimolato e non costretto alla sopravvivenza da un cappio miope, può produrre reddito per migliaia di persone. Con la speranza di comprendere e fare nostra l’idea di James Earl Jones “ Le arti sono sempre state importanti per la salute di una nazione, ma non lo abbiamo ancora capito”.
Marina Romeo