“In troppi non hanno capito il reale valore di Messina, ci siamo assuefatti ad un clima di terrorismo psicologico, di rassegnazione. Serve progettualità ed in questo senso noi imprenditori possiamo fare moltissimo. La mia idea è un tavolo tra amministratori e imprenditori per parlare concretamente e seriamente di sviluppo economico e di posti di lavoro. Io sono pronto a fare la mia parte se il Comune ci ascolta”.
Quando è stato chiamato per dare una mano a progetti per la città Alessandro Faranda (amministratore unico della Fontalba), non si è tirato indietro. In ultimo le manifestazioni per il Natale. Ma in una città che vede chiudere saracinesche ogni giorno e vede decine di giovani andar via non appena conseguito il diploma, secondo lui, adesso è il momento di rispondere con politiche concrete.
“Non ci sono segnali decisi di una politica orientata allo sviluppo economico, manca una visione complessiva di città. Penso alla Falce, all’ex Hotel Riviera, al porto. Il Comune può diventare protagonista se si fa squadra. Penso da tempo che sarebbe importante fare rete con gli imprenditori che hanno a cuore le sorti di Messina, insieme all’amministrazione. Ci lamentiamo spesso ma tutti noi amiamo una città che diciamo di odiare”.
Secondo Faranda oltre alla mancanza di una serie di infrastrutture, criticità che riguarda tutta la Sicilia e non solo Messina, uno dei nodi principali è l’incapacità di fare squadra e di avere una visione comune a lungo termine. I sindaci non hanno mai provato a sedersi intorno a un tavolo ascoltando le esigenze degli imprenditori e di quel tessuto economico che può fare la differenza.
“Non c’è uno studio socio-economico- continua Faranda– Non c’è un progetto di ampio respiro. Prendiamo il caso della potatura degli alberi di Piazza Cairoli. Il decoro urbano è importante e doveroso, ma occorre andare oltre. La potatura degli alberi non porta nuova occupazione. L’arredo urbano è importante, ma se su 30 vetrine che danno su Piazza Cairoli 20 sono di negozi chiusi allora un problema c’è. Ed è quello che deve essere risolto. Migliorare l’immagine di Messina è importante, ma servono posti di lavoro”.
Secondo Faranda gran parte degli errori fatti risalgono ai decenni trascorsi quando si è puntato zero sul turismo, vera vocazione della città, ed esageratamente sul posto pubblico e sull’edilizia. Le esigenze di una comunità nel 2020 sono diverse rispetto a quelle del dopo guerra, ma noi siamo rimasti fermi ad una visione che risale a oltre mezzo secolo fa. Mentre il resto del mondo è andato avanti.
“Ci sono città come Genova che hanno costruito la loro vita intorno al porto. Noi gli abbiamo girato le spalle. Quando i turisti attraccano scappano sui pullman. Non c’è un vero terminal. Parlo del porto come della zona falcata, del lungomare. Serve un progetto, un confronto serio con la Regione sul demanio. La gente non si ricorderà di te perché hai potato gli alberi a Piazza Cairoli. Se riesci a portare sviluppo e lavoro sì”
L’idea fissa dell’imprenditore è quindi quella di provare a sedersi tutti insieme per gettare le basi di una strategia complessiva che faccia da muro alla continua emorragia di giovani che vanno via, mentre la città si desertifica. “Messina è bellissima, ha un valore immenso, siamo noi che non riusciamo a rendergli merito perché ci dividiamo su tutto, non riusciamo a guardare oltre il nostro recinto”.