Di seguito l’analisi del professor Limosani in merito alla proposta di legge della deputata nazionale Matilde Siracusano sull’aeroporto del Mela
L’On. Siracusano “nel giorno del suo compleanno decide di farsi un regalo e presenta una proposta di legge per la realizzazione di un aeroporto di interesse nazionale tra Milazzo e Barcellona, scelta necessaria per garantire la continuità”. Sia pure apprezzando l’interesse che in più occasioni l’On. Siracusano ha rivolto per lo sviluppo del nostro territorio, provo, anche se in poche righe, ad articolare un ragionamento declinando in ordine di priorità tre aspetti: 1. le caratteristiche della domanda di trasporto aereo nella città metropolitana di Messina; 2. la capacità delle strutture aeroportuali esistenti di offrire servizi adeguati dal punto di vista qualitativo e quantitativo alla domanda di trasporto; 3. l’opportunità di realizzare nuovi interventi infrastrutturali per potenziare l’offerta esistente.
1. La domanda di trasporto fa riferimento prevalentemente alla movimentazione delle merci prodotte, alla popolazione residente e ai flussi turistici. Considerato che l’area della città metropolitana di Messina si colloca agli ultimi posti tra le ex-province italiane per la scarsa propensione all’esportazione (3% circa dell’export totale), i flussi merceologici non avranno un peso consistente nella domanda di trasporto aereo. Se poi assumiamo che il rapporto tra passeggeri e popolazione in Italia (0,86) costituisca una proxy del tasso di fruizione del trasporto aereo, allora il numero di cittadini fruitori del mezzo aereo può essere stimato intorno a 500.000 passeggeri annui. Stime cautelative basate sulla presenza turistica nella nostra provincia, infine, indicano un numero di passeggeri movimentati per anno pari a 1.200.000. A grandi numeri, quindi, la domanda di trasporto aereo annuale sarebbe pari a 1.700.000 passeggeri. La componente turistica, sebbene stagionale, è quella prevalente.
2. Il 90% dell’utenza messinese si serve dell’aeroporto etneo mentre una quota minoritaria utilizza l’aeroporto dello Stretto. Le due strutture aeroportuali presentano diverse criticità. Catania manifesta crescenti disagi per le connessioni stradali e ferroviarie, per non parlare dei ritardi alla partenza dovuti al congestionamento dei voli. Per quanto riguarda Reggio, invece, numerosi e ben più seri sono i problemi: dall’accessibilità all’aerostazione, ai collegamenti marittimi e terrestri, alla frequenza delle rotte, alla presenza di compagnie low cost. Ora, i servizi dei due scali possono essere potenziati; la realizzazione di una stazione ferroviaria sotto o in prossimità dell’aeroporto etneo e di un collegamento veloce Messina-Aeroporto da percorrere in 40 minuti ed il potenziamento delle connessioni stradali renderebbe l’opzione Catania ancora più attraente. Così come la rimozione delle numerose criticità dell’aeroporto Tito Minniti consentirebbero a questo scalo di diventare competitivo con quello di Catania, almeno per tutti quei voli che fanno rotta su Roma, Milano e altre destinazione nazionali.
3. Che dire quindi del nuovo aeroporto di Milazzo e Barcellona? A parte i problemi di sicurezza e di natura tecnica-ambientale, è noto che un city airport, secondo quanto stimato dall’ENAC, dovrà registrare almeno 1.200.000 passeggeri l’anno per produrre risultati di gestione in pareggio. Ora, se consideriamo che a) una parte del bacino potenziale di utenza messinese continuerà comunque a preferire l’hub internazionale di Catania e b) la competitività dei due scali aumenterà significativamente se, così come programmato dal governo nazionale e regionale, le due strutture saranno potenziate e integrate con un efficiente sistema dei trasporti stradale ferroviario e marittimo, gli aeroporti esistenti saranno in grado di servire in modo efficiente non solo l’utenza cittadina ma anche una quota consistente dei flussi turistici che si dirigono sulla costa ionica (Taormina) e tirrenica (isole Eolie). Un aeroporto di interesse nazionale situato tra Milazzo e Barcellona non appare dunque né un investimento strategico né sostenibile.
Invece di pensare quindi alla realizzazione del nuovo aeroporto, non sarebbe opportuno imprimere un’accelerazione sull’azione dei governi per rimuovere le criticità delle strutture esistenti e potenziare la qualità dei servizi? E’ vero, la capacità di intercettare una fetta del traffico turistico stagionale può risultare un buon business e un volano per l’occupazione locale; ma la realizzazione di una aviosuperficie da localizzare nella valle del mela o nei Nebrodi, lasciando comunque sia la realizzazione di tale investimento quasi interamente nelle mani dei privati, potrebbe essere sufficiente a tal fine.
Prof. Michele Limosani
Componente Commissione Strategica
Regionale Sicilia 2030