Scomparsa ufficialmente da tre anni, per gli investigatori e per gli stessi familiari è una vittima di lupara bianca. Stiamo parlando dell’imprenditrice reggina di Laureana di Borrello, Maria Chindamo. La donna, secondo le dichiarazioni del pentito Cossente sarebbe stata uccisa e data in pasto ai maiali o fatta a pezzi con un trattore, in modo da fare sparire ogni traccia del suo corpo.
Maria Chindamo sarebbe stata uccisa su ordine di Salvatore Ascone detto “U pinnularu”, dedito al traffico di droga contiguo al potente clan Mancuso di Limbadi oltre che vicino di casa di Chindamo, già finito in carcere qualche anno fa per aver manomesso il sistema di videosorveglianza nella proprietà della donna proprio, la sera prima che la donna sparisse.
Inizialmente le indagini si erano concentrate sulla famiglia dell’ex compagno della donna, suicidatosi dopo essere stato lasciato dalla Chindamo . Dalle ultime dichiarazioni però di Cossente, i motivi della sparizione sarebbero altri, i terreni dell’imprenditrice reggina, nei confronti dei quali Salvatore Ascone aveva manifestato la volontà di acquisirli.
Ma la Chindamo non aveva mai ceduto all’intenzione di cederglieli. Un diniego che alla fine avrebbe pagato con la vita. I particolari di quanto dichiarato il pentito li avrebbe appresi dal primo collaboratore di giustizia del potente clan di ndargheta di Limbadi, Emanuele Mancuso, nei confronti del quale i familiari cercarono di dissuaderlo minacciandolo che non gli avrebbero fatto più vedere la figlia e addirittura alcuni detenuti lo avrebbero avvicinato in carcere per convincerlo a non collaborare più con la giustizia.
Cossidente ha raccontato agli inquirenti che il Mancuso gli disse chiaramente che la scomparsa della donna era stata opera di “questo Pinnolaro che voleva acquistare i terreni della donna, in quanto erano confinanti con le terre di sua proprietà”.
“Emanuele – è quanto viene riportato nei verbali di interrogatorio di Cossidente – mi ha detto che in virtù di questo l’ha fatta scomparire lui, ben sapendo che se le fosse successo qualcosa, la responsabilità sarebbe certamente ricaduta sulla famiglia del marito della donna, poiché l’uomo dopo che si erano lasciati, si era suicidato.
Mi disse – riferisce sempre il pentito – che la donna venne fatta macinare con un trattore o data in pasto ai maiali”. Dichiarazioni che coincidono con quanto detto da Mancuso ai magistrati e che finalmente potrebbero servire a far luce su un omicidio efferato per le modalità di esecuzione, sempre se appurato e fare finalmente luce sulla sparizione dell’imprenditrice.