L'EDITORIALE

L’impresa dello Stretto, grazie Jaan Roose per averci provato

MESSINA – Jaan Roose è caduto. Il funambolo dello Stretto non ce l’ha fatta.  Il 32enne estone è scivolato a pochi metri dalla fine, quando ormai si trovava vicino al pilone di Messina. Ha completato il suo incredibile percorso, dalla Calabria alla Sicilia, pur perdendo l’equilibrio una seconda volta. Ed è dunque sfumata la possibilità di un record mondiale nella traversata. Oltre all’operazione mediatica di Red Bull, giustamente promossa dal Comune, che cosa rimane sul piano simbolico di quest’impresa? Qualcosa che noi messinesi e siciliani, scettici e sempre lievemente o a volte in modo pesante disfattisti, dovremmo imparare. Jaan Roose ci ricorda che, più ancora del pur importante obiettivo, conta provarci, tentare, sfidare i venti dello Stretto. Provarci e provarci ancora. Fallire e riprovare. Cadere e rialzarsi.

Mai arrendersi, insomma. Una lezione per chi, spesso in terra di Sicilia, teorizza un fallimento senza provarci mai. Senza sudare. Senza tentare. Jaan Roose non ha raggiunto l’obiettivo del record ma è un vincente perché ha dato tutto sé stesso. Forse amiamo di meno Roberto Baggio per quel rigore mancato ai mondiali del 1994?

Caro Jaan Roose, non dimenticheremo la tua lezione

Chi osa è sempre d’incoraggiamento a non calare la testa, a pensare che un altro traguardo, un altro sogno è possibile. Ed è gratificante che il nostro Stretto sia al centro di nuovi sogni e progetti di libertà e coraggio, che devono andare oltre l’impresa sportiva di oggi. Dei teorici del disfattismo e del pessimismo cosmico, privo del necessario ottimismo della volontà, non sappiamo che farne.

Pensiamo al Mediterraneo. Non lo vogliamo più tomba di esseri umani rifiutati dall’egoismo delle nazioni. Ma cuore di un mondo che abbatta i confini. Grazie Jaan Roose per averci fatto sognare. Non dimenticheremo il tuo insegnamento.

Jaan Roose Foto Credit: Gabriele Seghizzi / Red Bull Content Pool