C’è chi non ce la fa più e decide di farla finita. Sempre più spesso. C’è chi sopravvive “fuori” ma dentro non è più. C’è chi combatte ma è sempre più solo. Sono tanti. Troppi. Diventano “invisibili” e scendono negli inferi, non importa se per un anno, dieci, un mese. Sono i nuovi poveri, che le statistiche ufficiali stentano a identificare perché non è una povertà fatta di fame e di mancanza di un tetto. Sono quelli che Cristina Puglisi Rossitto definisce i “poveri a tempo determinato”.
Dagli anni del governo Monti in poi la classe media è diventata la “schiena” del Paese sulla quale far gravare decenni di politiche sbagliate. La classe media è destinata all’estinzione e con essa il futuro dell’Italia. Un tempo i genitori si spaccavano la schiena per far studiare i propri figli “diventerà avvocato, ingegnere, medico, architetto”. Un tempo lo studio e la competenza erano i bottoni per salire sull’ascensore sociale. Studiavi sodo all’Università, facevi la gavetta, ma alla fine salivi di un piano, due, tre. Oggi l’ascensore sta precipitando giù e lo studio, la specializzazione, la competenza, sono un bagaglio persino scomodo. Nel frattempo, in tempi di crisi globale, di Europa matrigna, una politica che non sa creare soluzioni gioca al tiro al bersaglio. Invece di sostenere fa come il Principe Giovanni d’Inghilterra al tempo di Robin Hood.
In quella Foresta di Sherwood che è diventata l’Italia il bersaglio è quello che viene definito “popolo delle Partita Iva” ed è un mondo variegato. Da mesi si formano gruppi, movimenti, associazioni, si preparano proteste e manifestazioni a livello nazionale. Ad aprile a Milano è in programma la prima grande manifestazione.
In gioco c’è la sopravvivenza di quella che i nonni chiamavano “media borghesia”. Ci sono i piccoli imprenditori, gli esercenti, gli operatori nel settore del turismo, gli artigiani, c’è l’articolato mondo delle partite iva che include anche tutti i liberi professionisti. C’è chi ha preso le redini della piccola attività di famiglia, chi ha provato ad avviare una start up. Ci sono le famiglie monoreddito e quelle nelle quali con la pensione di un genitore devono campare figli e nipoti. Ci sono i genitori divorziati, i disoccupati ultracinquantenni che nessuno vuole più, ci sono i neet. E ci sono anche i dipendenti di quei piccoli imprenditori, tutti i dipendenti nel settore privato che vivono grazie al fatto che c’è qualcuno che ha scommesso sulla “produzione” di qualcosa.
Da Monti in poi invece di detassare il lavoro, di supportare chi “fa”, i governi si sono accaniti con i liberi professionisti, con i piccoli esercenti, con le botteghe, gli imprenditori. Per quest’ampia fascia il 65% di quello che incassano va allo Stato. Se sopravvivi alle decine di tasse, dirette e indirette, c’è la burocrazia appostata sui tetti come un cecchino. Ti chiedono pure di pagare l’occupazione suolo se la tenda del negozio fa ombra al marciapiede. Se sopravvivi a decine di tasse, sanzioni, controlli, e non chiudi nonostante tutto, ecco che c’è Amazon che a differenza tua paga solo il 3% di tasse. E ti porta la merce a casa (sfruttando i rider).
Questa è l’Italia invisibile che sta scendendo negli inferi ma che è stufa. L’aumento dell’Iva, anzi l’ulteriore aumento fino a diventare un quarto del costo totale è stato solo rinviato al prossimo anno. Sono invisibili ma arrabbiati. La povertà all’inizio appare lontana, poi assume tante forme. Hai la casa, hai una piccola attività, sei un libero professionista e hai la cassa da pagare. A un certo punto devi scegliere. Il mutuo, le bollette o il tuo pane. I contributi per la pensione o gli studi per tuo figlio. Il bollo auto o i medicinali.
In questo abisso non puoi fare vedere “fuori” che i valori che ti hanno insegnato i tuoi genitori “lo studio, l’impegno, il sudore, la competenza” non valgono più, non ti fanno arrivare a metà mese. Hanno tarpato le ali. Devi vendere l’oro di famiglia, licenziare quel dipendente che tuo padre ha amato come un secondo figlio. E ti sembra una presa per i fondelli il fatto che il governo pensi che la panacea sia il Reddito di cittadinanza, che è solo assistenzialismo non crea lavoro né ricchezza. Soprattutto la rabbia è che non semini per il futuro, per le prossime generazioni.
L’errore di questa politica miope è di non aver compreso che quest’esercito è sì invisibile ma non è né stupido né ignorante. Chi è riuscito a sopravvivere si sta organizzando e sta riunendo la maggioranza di una popolazione che vuole “fare”, produrre, creare. Potete fare finta di non vederli, ma prima o poi, come accadde alla Regina Maria Antonietta, ti presenteranno il conto. Se non hanno pane non puoi dire loro di andare al Mc Donald’s.