“Quando mi sono insediato ho dichiarato: la Regione è un Ente nel quale il tempo passa aspettando che succeda qualcosa invece non accade mai niente. Era il 31 ottobre del 2018 e purtroppo non sono stato smentito. Cateno me l’aveva detto ma pensavo stesse esagerando. Invece no…. Si viaggia come tartarughe. Sarà che da sindaco mi sono trovato in una dimensione diversa. Però il sistema è tale che anche fisicamente, se siamo all’Ars e fuori dal Palazzo protestano mille persone neanche si sentono….”. Danilo Lo Giudice, 34 anni, sindaco di Santa Teresa di Riva, è approdato all’Ars come primo dei non eletti (con 4.291 preferenze), dopo le dimissioni di Cateno De Luca, che nel frattempo era diventato primo cittadino di Messina.
“Certo le aspettative erano tante ma vivo questa doppia dimensione da sindaco, a stretto contatto con i cittadini che mi suonano anche al citofono e riesco a dare risposte immediate e da deputato che è completamente diversa. Ma è inconcepibile questa distanza del Palazzo dalla vita quotidiana. Speravo anche in un maggiore coinvolgimento. Io sono stato eletto nella lista Sicilia Vera Udc quindi sono un deputato della maggioranza. Ebbene dal 2018 ad oggi c’è stata una sola riunione di maggioranza in 4 anni. E si è parlato di un coinvolgimento dei deputati che ovviamente non c’è stato negli anni a seguire”.
Subentrato a Cateno De Luca il 31 ottobre del 2018 è entrato a far parte dapprima del gruppo Misto poi per un breve periodo è tornato all’Udc e da gennaio 2021 è capogruppo del Misto. Da subito aveva i riflettori puntati sopra, perché subentrare a Cateno De Luca (gli è successo anche nella primavera del 2018 diventando sindaco di Santa Teresa di Riva) non è facile, ma ci è riuscito e adesso usa la stessa schiettezza nel tracciare un bilancio di questa prima esperienza.
“Sicuramente sono soddisfatto di quel che ho fatto per i precari Asu eliminando quella schiavitù alle cooperative che durava da più di 20 anni. Ho concentrato il mio impegno per Messina, sul fronte ArisMe e risanamento, in accordo con De Luca. Altri interventi li ho fatti a favore degli Enti locali che sono la prima frontiera che paga le conseguenze dei tagli, e ancora per la sanità con particolare attenzione all’ospedale di Taormina.
Le racconto alcune cose accadute in questi anni che sono esemplari. Abbiamo individuato le risorse per gli stagionali, categoria che per la Regione non esisteva. Abbiamo individuato 10 milioni di euro per gli stagionali per il 2019 e anche per il 2020. Ebbene, il governo Musumeci non ha agito di conseguenza e per il 2019 non è stato erogato nulla e per il 2020 stiamo combattendo. La Finanziaria del 2020 prevedeva un miliardo e 400 milioni e quando ho chiesto ad Armao quanti soldi erano stati effettivamente spesi lui non lo sapeva. Lo so io: 250 milioni. Briciole praticamente”.
Sul fronte risanamento Lo Giudice si dice certo che gran parte delle “sviste” della Regione su Messina sono legate al fatto che il sindaco è Cateno De Luca, al punto che quando Musumeci si reca in riva allo Stretto non c’è mai il primo cittadino al suo fianco. L’unico che secondo Lo Giudice sta dimostrando attenzione verso Messina è l’assessore Marco Falcone.
“Anche per il risanamento ho un altro esempio da fare. Nella Finanziaria del 2018 De Luca fece inserire risorse ingenti, se non erro 90 milioni, per risanamento, area ex Sanderson, alloggi per il Dopo di noi. Queste somme non sono state riprogrammate e mancano le delibere di giunta. Se ci sono queste risorse è solo perché De Luca scoprì la possibilità di attingere ai Fondi Poc, che evidentemente per gli altri erano un mistero. Naturalmente Messina fece la parte del leone, ma da allora ad oggi questi soldi sono stati spesso rimodulati ed a noi non è ancora arrivato un euro. Stiamo parlando di fondi extra regionali”.
Ecco spiegato perché al governo Musumeci il deputato regionale Lo Giudice dà un 4 e ad alzare la media è Marco Falcone. Altrimenti il voto sarebbe stato più basso. All’Ars va pure peggio: voto 3 meno meno.“Il fatto sconvolgente è che l’80% dei deputati non ha contezza di ciò di cui si parla quel giorno. E’ triste questo. Io sono stato eletto in maggioranza ma questo non vuol dire che voto qualsiasi cosa. Dico sì solo alle cose nell’interesse della Sicilia. Il rammarico che ho è non aver potuto incidere quanto avrei voluto. Una noce dentro un sacco non fa rumore”.
Ancor meno di 4 è il giudizio nei confronti del Presidente Musumeci quanto alla differenza tra gli impegni presi in campagna elettorale e i risultati. Nessuna delle riforme annunciate è stata realizzata, né in sanità (ma c’è stato il covid), né per i forestali, né per i rifiuti.
“A Santa Teresa Riva siamo passati dal pagare 100 euro a tonnellata per smaltire l’umido a 250 euro e ci tocca portarle in Calabria. C’è chi deve portare i rifiuti ancora più lontano e paga anche di più. Musumeci aveva detto che avrebbe fatto un solo mandato, invece adesso la pensa diversamente. Io dico, termini qui come avevi promesso. Del resto hai avuto una solida maggioranza, eppure non sei riuscito a fare nessuna riforma. Musumeci si è chiuso in cerchio magico”.
Lo Giudice non dà affatto per scontato che gli alleati confermino la ricandidatura di Musumeci così come il presidente vorrebbe. Le sue dichiarazioni sono state accolte con freddezza. Nel frattempo la Lega non nasconde ambizioni di esprimere il candidato (si fa il nome di Minardo), tra Forza Italia e Musumeci non è mai stato pieno amore, Fratelli d’Italia non ha dimenticato lo strappo delle Europee (e vorrebbe rispondere pan per focaccia con Raffaele Stancanelli), gli Autonomisti non fanno salti di gioia…. Insomma, la strada è tutta in salita. E nel mezzo si è messo anche Cateno De Luca.
“Oggi si stanno verificando alcune cose che ho già vissuto negli anni scorsi. Gli altri sorridono e lui macina risultati. Quando annunciò che voleva candidarsi a sindaco di Messina eravamo a Palermo io, lui, Pippo Lombardo e Miccichè che gli disse “se davvero vuoi fare il sindaco di Messina riunisco tutto il centro destra e ti sosterremo in modo compatto. Cateno rispose: Gianfranco fammi una cortesia, riunitevi e trovate un candidato contro di me, così stai sicuro che divento sindaco…..Sappiamo tutti com’è finita”.
Per Danilo Lo Giudice sta per iniziare un tour de force elettorale: nella primavera del 2022 ci sono le amministrative a Santa Teresa e lui vuol provare il secondo mandato da sindaco, ed in autunno ci saranno le Regionali. Non avrà gli stessi ritmi deluchiani ma sarà durissima….
“Praticamente lui lavora e non dorme. Studia tutto, approfondisce tutto. La prima domenica di agosto a Santa Teresa c’è la processione per la Madonna di Porto Salvo e dura NOVE ORE. Ma lui mi dice di annunciare alla segretaria comunale che a fine processione avremmo dovuto riunirci per il bilancio. Inutile fargli notare che saremmo stati stremati a notte fonda….. Ma dopo la processione chiudiamo il bilancio all’alba. Alle 9 del mattino dico a Cateno: vado a dormire. E lui che fa? Alle 11 mi telefona chiedendomi cosa facessi ancora a letto……”
Il legame politico tra Cateno e Lo Giudice risale al 2006, quando l’attuale deputato regionale e sindaco di Santa Teresa aveva 18 anni e faceva il Pr organizzando feste in discoteca. De Luca quell’anno si candidava per le Regionali e lo chiamò per organizzargli due feste con i giovani.
“Io gli dissi, ti porto 400 ragazzi ma sappi che non ti voto e che a nessuno di loro interessa la politica né tanto meno votarti. Quella sera ci aspettavamo un pinguino in giacca e cravatta noioso invece spuntò con i jeans e il chiodo, restò a ballare tutta la sera. Finì che furono i ragazzi a dire ai loro genitori di votare Cateno….. Lui è così, gli altri lo guardano e sorridono….e lui vince”.