teatro

L’Odore, morbosa piece sulla disperazione abissale dell’amore viscerale

MESSINA – Rocco Familiari è il drammaturgo d’eccezione della rappresentazione da ultimo in scena al Teatro Cittadino. La piece si è avvalsa di una valente regia, quella di Krysztof Zanussi,altro nome assai quotato, e delle sapienti interpretazioni di Blas Roca-Rey ed Ester Pantano, e ancora di Andrea Pittorino e Monica Rogledi.

È stato portato in scena per la prima volta dal Festival dei due mondi di Spoleto nel 2003 ed ora riprende vita in forma ampliata… questa produzione Marta Bifano e Francesca Pedrazza Gorlero per Loups Garoux Produzioni srl.

Una storia intrigante quella di ’Ntoni, un ergastolano che sta scontando la pena per delitti politici ed è preda dell’ossessione rivangando il corpo, la mente e soprattutto l’odore di Maria,la consorte giovane e intensa, somigliante ad una scarmigliata gitana…rappresentata sempre a piedi nudi. ‘Ndria, più giovane e grezzo, condivide la cella con quella sorta di mentore….infarcito di principi e di passione per la moglie…la cui foto campeggia sui muri e rende quella segregazione più tollerabile per entrambi i detenuti. Attraverso l’intermediazione di ‘Ntoni, il ragazzo, da lui rieducato alla cultura e alle buone letture nella biblioteca carceraria, riesce ad ottenere la semi libertà, lavorando fuori nelle ore diurne, per ritornare in galera di sera.

La richiesta del compagno di incontrare per suo conto Maria, recando con sé una missiva, trova dapprima resistenze, poi adesione incondizionata di ‘Ndria, che della donna si era già invaghito per interposta persona, attraverso le rievocazioni del marito. Mano a mano però, cambiano le prospettive e le dinamiche di fondo di quella ambigua situazione e il giovane carcerato approfitta di buon grado del regime concessogli per incontrare carnalmente la donna, in primis accettando di portare con sé il suo odore per” consegnarlo” al consorte, nel prosieguo di quella relazione mutando animus e tentando di creare un rapporto con lei non da mediatore.

L’escamotage deflagra in tragedia allorquando ‘Ndria tenterà appunto di cambiare, forzando la mano, le regole del gioco e ritagliarsi un ruolo da primattore, con una mossa a sorpresa, che getterà ‘Ntoni talmente nella disperazione da spingerlo a farsi dare la morte a seguito degli attacchi di un violento compagno di detenzione, che provocherà all’uopo.

Tale evenienza, contrariamente a quanto auspicato, non cambierà l’esito per il giovane ossessionato….Maria, infatti, crescerà da sola quel figlio che considera del defunto marito e gli resterà devota come dai desiderata comuni.

La loro storia si arricchirà del frutto del loro amore e ‘Ndria non avrà mai l’amore esclusivo al quale potrà solo continuare a anelare.

La psicologa, dopo avere fornito ausilio a ‘Ntoni nel solco della formazione culturale di ‘Ndria e per la trasformazione evolutiva di quel ladruncolo di strada, dovrà assistere suo malgrado all’esito infausto del perverso progetto del carcerato modello, che aveva imparato a rispettare per la sua impeccabile condotta morale in quei lunghi anni di reclusione e a motivo delle sue doti intellettive. Il possesso di Maria e il poter godere anche solo del suo profumo naturale è divenuto dunque motivo di contesa fra i due uomini, il marito ardentemente riamato e l’amante, vissuto da Maria solo quale tramite fra loro, con il prevedibile epilogo tragico.

Le scene essenziali di Gaetano Russo, con i rimandi ad una spoglia cella con letti a castello ed uno spazio di servizio, e agli interni della modesta dimora di Maria, le musiche appropriate di Francesco Forni e la supervisione ai costumi di Liliana Sotira, hanno contribuito di certo alla buona realizzazione dell’opera teatrale, che, pur se avrebbe potuto essere davvero superlativa con riferimento al soggetto e alla drammaturgia, non ha raggiunto nella resa interpretativa le altissime vette pur preconizzabili: ciò è riferibile soprattutto alle performance maschili. Il personaggio di Maria è sembrato invece, insieme a quello assai consono della terapeuta, di impatto maggiore, in particolare per la presenza scenica assolutamente assonante della Pantano nel ruolo della protagonista di finzione.

Il pubblico, di certo non numeroso ha comunque mostrato apprezzamento per questa ulteriore proposta teatrale, in ogni caso a buon titolo inserita nella programmazione dell’attuale stagione dell’Ente Teatro V.E., giunta quasi alle battute finali.