Le scintille, manco a dirlo, adesso sono tra il sindaco Cateno De Luca e l’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza. Da alcuni giorni il sindaco ha alzato il tiro sulla rimozione del dg La Paglia puntando direttamente all’assessore che non gli ha ancora “consegnato” la testa del manager nonostante le gravissime criticità dell’Asp.
Nella diretta di ieri sera, quella nella quale De Luca ha letto le sue dimissioni (protocollate oggi pomeriggio), non sono mancati gli attacchi alla politica ed in particolare a Razza e Musumeci ed a quanti hanno gestito la sanità in Sicilia ed a Messina. Tutti riuniti sotto la stessa accusa di gestione secondo logiche mafiose.
Finora l’assessore Razza non ha mai replicato, ma nel pomeriggio ha affidato all’agenzia Ansa la sua risposta. “In una terra che ha visto cadere per mano mafiosa centinaia di donne e uomini, che ha pianto figli straordinari per la loro rettitudine morale, chi si autodefinisce ‘autentico uomo delle istituzioni’ dovrebbe saper dosare le proprie esternazioni- dichiara Razza– Se il sindaco Cateno De Luca ritiene che nei suoi confronti il presidente della Regione o il sottoscritto abbiano agito con ‘logica mafiosa’ o che si stia facendo qualcosa contra legem, vada subito a denunciarci. Altrimenti smetta di arrampicarsi sugli specchi. E chieda consiglio al suo difensore: gli dirà che esercitare una pressione indebita sulle autorità istituzionali, cui compete il procedimento amministrativo che si è aperto con la nomina della commissione ispettiva sull’Asp di Messina, costituisce reato”.
Nei giorni scorsi Razza, proprio a proposito del procedimento in corso nei confronti di La Paglia e delle dirette facebook di De Luca, aveva ribadito che le pressioni mediatiche non possono influire negativamente sull’iter, soprattutto se queste pressioni mediatiche gravano sugli uffici che stanno valutando l’operato del manager. “Ho detto e ripeto – aggiunge Razza adesso– che non accetto pressioni e che il rispetto della legge costituisce una precondizione per qualsiasi decisione ed è un obbligo giuridico. In questo momento di crescita della curva epidemica in tutta Italia ed in Sicilia, con la necessità di adottare iniziative stringenti e di condividere responsabilità istituzionali, ciascuno le proprie, trovo singolare che il sindaco di una grande e nobile città continui strumentalmente ad alzare il livello della tensione. Non serve a nessuno. Non serve neppure al sindaco De Luca che farebbe meglio alla propria comunità se dismettesse l’ascia di guerra che brandisce quotidianamente nel tentativo di trasformare l’azione amministrativa in una dannosa, perenne, inutile contrapposizione”.
A dissotterrare l’ascia di guerra De Luca non ci pensa affatto, tanto che dopo pochi minuti dalla pubblicazione dell’Ansa, il sindaco va in diretta facebook a replicare all’assessore regionale. Le argomentazioni sono sempre le stesse e riguardano la mancata rimozione del dg La Paglia nonostante le ripetute sollecitazioni social. I toni sono altissimi e il sindaco non risparmia attacchi né a Razza, né a Musumeci né al capo di gabinetto dell’assessorato alla sanità Ferdinando Croce.
“Un deputato regionale mi ha detto che dopo che ho annunciato che mi dimetto tra 20 giorni se La Paglia non sarà rimosso, l’assessore Razza ha dichiarato: bene, non lo rimuoviamo così ci liberiamo di De Luca. Ebbene, sappiate che da oggi scattano i 20 giorni e se non rimuovete La Paglia ci sarà la sommossa di tutta Messina”.
De Luca annuncia nuovi esposti ed uno in particolare nei confronti di Musumeci e Razza per epidemia colposa. Chiederà accesso agli atti per la relazione del Cts Sicilia sulla zona rossa, per la relazione della commissione ispettiva contro La Paglia e per le controdeduzioni di La Paglia. Considera le dichiarazioni di Razza “minacce velate” e definisce Croce un istigatore. Insomma il clima continua ad essere rovente. In conclusione della diretta dichiara che le dimissioni sono protocollate nel pomeriggio e che mostrerà orario e data e che avranno efficacia, per legge, tra 20 giorni. Saranno indirizzate al Consiglio comunale. “Ma non è detto che dimetterò, perché se nel frattempo avrò aggiustato le cose a Messina in questi 20 giorni sulla sanità, allora ritorno e non me ne vado”.