di Marco Olivieri
E QUALCOSA RIMANE – Lo hanno celebrato in tutto il mondo, dal Bernabeu in Spagna al Giappone. E così abbiamo vissuto una settimana ricca d’emozioni nel segno di Totò Schillaci. Ma cosa resterà oltre le sue imprese da campione, con il ricordo delle “notti magiche” a Italia ’90? Resterà intanto la certezza di rivedere nelle interviste un uomo semplice e perbene. Una persona che trasmette grande umanità in ogni parola e pensiero dedicato a Scoglio e ai suoi compagni. Senza mai dimenticare le origini popolari al Cep e i sette anni con il Messina.
Sul piano delle suggestioni, l’omaggio del Real Madrid di Ancelotti, sulle note di “C’era una volta il West” di Morricone, prima della partita con l’Espanyol, è impossibile da dimenticare. Ma anche altre immagini sono indelebili: la maglia giallorossa numero 9 sulla bara, l’affetto della gente ovunque, i fiori in Giappone, dove giocò, e il ricordo di chi gli ha voluto bene.
Sul paternalismo e la sufficienza nei suoi confronti da parte della stampa nazionale, quando approdò in serie A e il suo lessico era traballante, che cosa osservare? Schillaci, come calciatore e come uomo, ha dimostrato il suo valore. E di quelle osservazioni, a volte anche razziste, non rimane traccia. Sono parole buttate al vento, relegate al giusto oblio, mentre il nome Totò Schillaci non potrà essere cancellato. La sua rivincita è stata totale. E qualcosa di lui rimane nell’immaginario collettivo. Per sempre.
In basso Schillaci in una foto inviata da un lettore, che spiega: “La foto è stata fatta davanti a un ristorante nel novembre 2023. Mi disse che aveva qualche problemino, che però teneva sotto controllo. Era un bravo ragazzo, sempre cordiale con tutti. Ciao Totò, non scorderò mai le tue scorribande sul prato del Celeste“.