Il problema della pubblica illuminazione cittadina continua a fare discutere, con un dibattito aperto sui profili occupazionali e sulla qualità del servizio. Nel primo caso la questione è legati alla situazione dei dipendenti dell’ex-ditta Schipani, per anni “titolare” del settore della pubblica illuminazione. Dei lavoratori, infatti, nonostante le promesse e le previsioni contrattuali, solo sei sono stati riassorbiti, la restante parte, la più numerosa, rimane in attesa di notizie. Quelle che negli ultimi giorni i dipendenti, accompagnati dal segretario della Fim Cisl, Antonino Alibrandi, hanno provato a chiedere all’amministrazione che però no ha ancora dato risposta, esattamente come fatto, anzi come non fatto, dalla ditta l’Aristea Service Soc. Cooperativa Arl Smail Spa (gruppo di Ferrara). Nelle prossime settimane si attende un incontro.
L’altro aspetto da prendere in considerazione è invece quello della qualità del servizio reso alla cittadinanza, necessario eppure intermittente. Impossibile fare un conteggio esatto dalle richieste giunte agli uffici, sia comunali che di circoscrizione (senza considerare le “chiamate dirette”) per pali non funzionanti, lampadine assenti o fulminate. In molti casi e in molti giorni, numerose strade sono rimaste al buio, quasi la gestione del servizio non fosse mai stata assegnata. E veniamo al punto “x”, perché le gare ci sono state e lo dimostrano le somme investite. Prima dell’appalto di durata triennale, vinto, come detto, dall’Aristea, ne sono state espletate altre due: la prima con base d’asta 50 mila euro, assegnata con procedura a cottimo per 37 mila euro e aggiudicata alla Gramey Srl, ditta di Barcellona Pozzo di Gotto; la seconda base d’asta 600 mila euro, assegnata con pubblico incanto per 474 mila euro e aggiudicata alla ditta Ca.ti.Fra Srl, sempre di Barcellona Pozzo di Gotto.
Basta un rapido calcolo per verificare come nel solo 2011, per la pubblica illuminazione, prima dell’aggiudicazione all’Aristea, sono stati spesi, fra le due precedenti gare, oltre 500 mila euro. Cifra che deve far riflettere non tanto per l’importo in sé, (non ci soffermiamo sulle “origini geografiche” delle ditte), quanto per il fatto che ad esso non sia corrisposta altrettanta efficienza o qualità. E lo affermiamo come cittadini. (ELENA DE PASQUALE)