Una batosta dietro l’altra. E purtroppo quest’ultima potrebbe rivelarsi fatale. Per Messinambiente il macigno del maxi pignoramento da quasi 30 milioni di euro adesso più che mai è realtà. La seconda sezione civile del Tribunale di Messina ha rigettato il reclamo che Messinambiente aveva proposto per provare a ribaltare il giudizio che lo scorso 13 settembre il giudice Antonino Orifici aveva emesso sull’opposizione che la società di via Dogali aveva presentato per opporsi al pignoramento milionario di Riscossione Sicilia. Quella cartella esattoriale che più di un anno fa aveva fatto tremare anche Palazzo Zanca adesso rischia di affondare la società rifiuti, proprio quando ormai mancava poco per la creazione della nuova MessinaServizi Bene Comune che quantomeno avrebbe potuto mettere in sicurezza i servizi di igiene ambientale. Su Messinambiente pesane 29.795.039 euro più spese legali di crediti tributari e non che nascono da cartelle di pagamento non soddisfatte. Un debito enorme, che viene da lontano, ma che adesso mette in serio pericolo le casse, anche quelle comunali. Il reclamo proposto in aula lo scorso 26 ottobre da Messinambiente, questa volta sostenuta anche dal Comune, non ha convinto il giudice che ha sciolto la sua decisione. Evidentemente la carta del Piano di riequilibrio, dentro cui erano stati appostati 32 milioni di euro corrispondenti alle perdite che fino a quel momento risultavano accumulate, non è bastata. E così la partita si è chiusa con una clamorosa sconfitta. Adesso toccherà soprattutto agli amministratori di Palazzo Zanca decidere cosa fare e come muoversi. Di certo c’è che il pignoramento sui due conti di Messinambiente presso Banca Sviluppo e Unicredit è definitivamente esecutivo e nessun’altra opposizione all’esecuzione può più essere proposta.
Come se non bastasse però c’è anche di più: il Tribunale ha ordinato la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero affinchè proponga istanza di fallimento di Messinambiente. Tutto ciò non solo a causa del debito tributario, ma di una generale situazione debitoria della società che dal bilancio 2014 risulta superiore ai 70 milioni di euro. Quindi adesso ci sono due fronti da gestire: quello del pignoramento e quello di un fallimento che potrebbe essere dichiarato prima che l’amministrazione Accorinti porti a termine il percorso verso la nuova società.
Ecco i quesiti della consigliera Russo:
1. Cosa comporterà adesso la sicura richiesta di fallimento da parte del Pm nei confronti di Messinambiente?
2. Come si accinge l’amministrazione comunale a gestire questo indispensabile servizio pubblico, vista tale drammatica situazione economico finanziaria della ex partecipata?
3. Che riflessi avrà l’istanza del Pm e la probabile dichiarazione di fallimento sul Piano di riequilibrio che attende ancora il responso del Ministero dell’Interno?
4. Esistono ancora le condizioni per la stipula della transazione milionaria tra Ato3 e Messinambiente che pare pronta da almeno un anno e mezzo ma ad oggi inspiegabilmente ancora non sottoscritta tra le parti?
5. Cosa succederà adesso con la costituzione della nuova società di gestione rifiuti che ancora non ha visto la luce?
6. Se sarà dichiarato il fallimento di Messinambiente, come sembra probabile, è facile immaginarsi che il Giudice delegato disporrà l’esercizio provvisorio del servizio, dando incarico ai curatori di non far interrompere la raccolta rifiuti. In tal caso, se la gestione provvisoria del servizio continuerà con i mezzi e il personale di Messinambiente, come si potrà mai contemperare tale gestione con il passaggio di uomini e mezzi dalla ex partecipata ad una nuova società?
Per la consigliera Russo ad oggi una sola cosa è chiara: “La mancata visione strategica di questa amministrazione sulla gestione del servizio rifiuti in città, che fino ad ora non ha prodotto altro che la proroga ormai triennale della gestione rifiuti a Messinambiente, nonostante i gravissimi problemi di decozione e insolvenza, condurrà ad una impasse di difficilissima soluzione”. L’interrogazione della Russo si chiude con un’ultima domanda che a questo punto si palesa come un rischio quanto mai concreto: “Dobbiamo ipotizzare che sarà l’Autorità giudiziaria a provvedere alla gestione del servizio rifiuti in città?”.
All’amministrazione Accorinti adesso toccherà rispondere. Alla consigliera e all’intera città che potrebbe pagarne le conseguenze, sia in termini economici che sul fronte di un servizio già scarso e pieno di difficoltà.
Francesca Stornante