cronaca

Mafia a Barcellona, agli interrogatori muro di omertà. Negano gli uomini – cerniera con la politica

E’ un muro di silenzio quello alzato dalle 81 persone coinvolte nel blitz antimafia a Barcellona, scattato lo scorso 22 febbraio. Gli interrogatori si sono chiusi con il sostanziale rifiuto di quasi tutti di rispondere alle domande del giudice e del Pubblico Ministero, in pochissimi hanno deciso di avvalersi della facoltà di parlare, soltanto 6 tra tutti gli arrestati.

Bocche cucite davanti ai giudici

Si tratta della tranche che riguarda gli affari del clan del Longano riorganizzatosi negli ultimi 3 anni intorno al triumvirato formato dai boss Carmelo Vito Foti, Mariano Foti e Ottavio Imbesi, e le scottanti intercettazioni che riguardano il periodo elettorale dell’ottobre 2020. A firmare i provvedimenti cautelari, per questo gruppo di indagati, è stata il giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore ed è stata lei, alla presenza dei Pm Vito Di Giorgio e Fabrizio Monaco, a chiedere agli arrestati se volevano dire qualcosa, in merito alle accuse mosse contro di loro da Carabinieri e Dda. Ma le bocche sono rimaste per lo più cucite.

Le case-chiuse del clan

A chiudere la tornata di interrogatori di garanzia sono state le persone coinvolte per aver dato in affitto, agli uomini operativi dei boss, i locali in affitto dove far prostituire le ragazze straniere. Un business nuovo per la cosca barcellonese, affidato a Carmelo Vito Foti e intrapreso perché negli ultimi 10 anni le retate della Polizia hanno duramente colpito la famiglia, aumentando anche le spese per il sostentamento dei carcerati e le loro famiglie. In questo caso gli accusati hanno deciso di rispondere, negando di aver mai saputo cosa accadesse dentro le case affittate, secondo la Procura a prezzi più alti di quelli di mercato.

Tutti a chiedere i voti al boss

Hanno scelto di rispondere e si sono difesi anche Francesco Caranna e Mariano Calderone, ovvero gli “uomini-cerniera” tra la mafia e la politica. Il primo imprenditore dei supermercati, il secondo professionista del settore delle energie rinnovabili, sono stati intercettati a conversare più di una volta, al telefono e di presenza, con il boss Mariano Foti e con altri suoi uomini, in vista delle elezioni Comunali del 2020, chiedendo appoggio per Diventerà Bellissima, dove Calderone aveva ruoli organizzativi. I due hanno negato legami con la malavita locale.

Le presunte minacce al sindaco della scorsa estate

Intanto a Barcellona, dopo il blitz e i retroscena svelati dall’inchiesta, è trapelata la notizia che la scorsa estate il sindaco Pinuccio Calabrò sarebbe stato minacciato, insieme ad altri componenti dell’amministrazione. Episodi sui quali indaga la Polizia e che sembrano legati all’attività di riscossione dei tributi rimasti sin qui inevasi. Il partito di Forza Italia si è schierata col primo cittadino, in un comunicato di condanna alle minacce e sostegno a lui e agli altri soggetti coinvolti, seguito dal Movimento Città Aperta. Qualche settimana fa Calabrò ha denunciato un altro episodio, le invettive rivoltegli sui social da uno delle persone poi finite nell’inchiesta, sempre per motivi legati all’azione all’amministrativa