Torna all’attenzione dei giudici la posizione di Rosario Pio Cattafi, l’affarista barcellonese considerato anello di congiunzione tra clan siciliani, apparati dello Stato e finanza. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma si é riservato la decisione sulla richiesta di scarcerare l’avvocato dal regime del 41 bis, riportandolo al carcere ordinario. I giudici hanno ascoltato il difensore di Cartafi, l’avvocato Giovanbattista Freni, poi sono andati in riserva, subordinando la loro decisione alla valutazione della buona condotta del detenuto. Una valutazione ordinaria, in altri casi, come quando si tratta di concedere i servizi sociali ad un condannato per reati comuni, ad esempio. Cattafi, invece, è al carcere duro dall’ottobre 2012, quando l’allora Ministro della Giustizia Paola Severino dispose per lui la detenzione in isolamento 23 ore su 24. La richiesta era stata avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina dopo l’arresto di Cattafi, nel luglio 2012, nell’ambito del blitz Gotha 3. A dicembre scorso il legale è stato condannato a 12 anni di reclusione. L’accusa é sostanzialmente quella di aver riciclato denaro per i clan. Con l’arresto a Messina sono scattati i sequestri. Cattafi è stato anche ascoltato al processo sulla così detta trattativa Stato – Mafia.