I tortoriciani non potevano mettere in piedi “l’impero” economico accumulato sino a qui senza la complicità di “insospettabili”, professionisti con la fedina penale immacolata, rappresentanti delle istituzioni, quelli che la magistratura definisce “colletti bianchi”, coinvolti nell’operazione Nebrodi scattata oggi.
Tra questi ci sarebbe il sindaco di Tortorici, Emanuele Galati Sardo,coinvolto nell’inchiesta non per un ruolo legato alla sua carica istituzionale ma per la sua attività nel centro di assistenza agricola del centro oricense CAA Liberi Prof Messina 002. E’ stato eletto lo scorso aprile con una maggioranza più che qualificata. Per lui l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa.
Per lui stamane sono scattati i domiciliari e nel pomeriggio la Prefettura lo ha sospeso dalla carica.
Ai domiciliari anche il consigliere comunale di Randazzo Enzo Ceraulo, responsabile del CAA Liberi Agricoltori 006 di Catania. Tra gli indagati anche il notaio Antonino Pecoraro, 63 anni, nato a Palermo e residente a Canicattì, che avrebbe avvallato atti di donazione e compravendite fittizie, ben consapevole che fossero falsi.
Anche agli altri operatori dei Centri di Assistenza Agricola viene contestato di aver avallato falsa documentazione, prodotta nelle richieste di finanziamento e contribuzioni agricole, pur sapendo che non si trattava di situazioni reali e non controllando l’originalità delle certificazioni.
Con le stesse accuse sono stati sospesi per 12 mesi dalle funzioni, Arturo Carcione, Giuseppe Carcione, Cristoforo Fabio Mancuso, Antonino Angelo Paterniti Barbino, operatori dei CAA Fenapi Messina 3, Confagricoltura Messina 001, Confagricoltura Messina 007.
Il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho ha tracciato l’analisi delle capacità finanziarie dei gruppi batanesi e tortoriciani, ricordando che la definizione di mafia dei pascoli non è appropriata, visti i sofisticati strumenti finanziari che hanno saputo adoperare.