E’ un ritorno dietro le sbarre quello per Salvatore Cuttone, quarantenne messinese, arrestato lo scorso 28 gennaio con l’accusa di aver favorito la latitanza del boss mafioso Filippo Barresi, il reggente dell’intera cosca di Barcellona.
In quella storica data, Cuttone cercò in tutti i modi di favorire la fuga del capomafia, impedendo al personale operante l’accesso ai locali, bloccando le porte e spegnendo le luci. Soltanto l’intervento dei poliziotti permise poi l’accesso all’interno della casa. Scavalcarono una finestra, operarono nel buio e sorpresero Cuttone all’interno di un box doccia mentre Barresi tentava di nascondersi nel sottotetto a cui si accedeva attraverso una botola.
Colto in flagranza di reato per favoreggiamento personale aggravato, il 7 febbraio 2013 Cuttone fu raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere ma, solo due mesi dopo, il GIP gli concedesse gli arresti domiciliari.
Un provvedimento che vide, fin da subito, contrario il PM che si occupava del caso che, immediatamente, avanzò istanza di appello in quanto la gravità dei fatti, ossia aver favorito un capomafia, poco concordava con forme attenuate di restrizione della libertà personale come i domiciliari.
E così, stamani, a seguito del rigetto della Corte Suprema di Cassazione – II sezione penale del ricorso da parte dell’avvocato difensore e su disposizione del Sostituto Procuratore della DDA di Messina, dottor Camillo Falvo, giunge l’esecuzione del trasferimento in carcere.
Una vicenda giudiziaria e personale, quella di Salvatore Cuttone legata ai fatti che presero avvio il 24 giugno 2011, giorno in cui iniziava ufficialmente la latitanza del mafioso Filippo Barresi.
Capomafia della cosca barcellonese, il boss nel corso degli ultimi due anni si era sottratto sia all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nell’ambito dell’Operazione Gotha, sia a quella emessa il 10 ottobre 2011, con condanna definitiva a 5 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito del procedimento penale “Mare Nostrum”.
Veronica Crocitti