Se il maltempo che ha flagellato Catania dovesse colpire Messina lo scenario potrebbe essere ancora più drammatico. Perché il territorio di Messina è più fragile ed esposto, perché abbiamo più torrenti e quasi tutti coperti, con mezza città che abita a ridosso dei greti, perché i soldi per la messa in sicurezza di questi torrenti non è stata ancora spesa e quindi gli interventi sono ancora la palo. Le aree più a rischio? Il polo del Papardo con l’ospedale, lo svincolo di Giostra e quello di Boccetta, Mili e San Filippo e tutti i villaggi della zona sud.
La conferma di quello che dall’alluvione del 2009 a Giampilieri è ormai ben noto a tutti – ovvero lo stato di dissesto del territorio messinese – arriva da Leonardo Santoro, oggi commissario regionale per una serie di interventi, fino a qualche anno fa a capo del Genio Civile e tra i promotori di quella disposizione che, solo nel 2014, ha impedito alle costruzioni di sorgere entro i 10 metri dal letto dei corsi d’acqua.
“Il fatto che fino a metà del decennio scorso si è costruito a ridosso dei torrenti è uno dei maggiori fattori di rischio – spiega infatti l’ingegnere – insieme alla conformazione del nostro territorio. Se a Catania tutto è stato convogliato verso l’unico grosso bacino di via Etnea e sfociato a mare, a Messina – dove i torrenti sono 97 e quasi tutti tombati – quel che è accaduto potrebbe essere moltiplicato per tutti i più grandi torrenti, che sono tutti affacciati a mare. Pensiamo al Papardo, dove il torrente si intomba proprio all’altezza dell’ospedale, che in caso di piena rischia di essere quindi investito. O a Scoppo, dove la stessa cosa potrebbe accadere allo svincolo di Boccetta, e a San Michele con l’abitato a monte dello svicolo di Giostra. La stessa situazione c’è sul viale Europa col torrente Zaera, il Larderia o a San Filippo, passando per tutti i villaggi della zona sud”.
In più le colline di Messina sono più ripide delle pendici dell’Etna, quindi più fragili, costituendo un rischio frane maggiore, ricorda l’ex capo del Genio Civile. “Senza contare le tante costruzioni a ridosso dei torrenti appunto – conclude Santoro. L’auspicio è che si spendano al più presto i circa 8 milioni di euro reperiti a suo tempo per la messa in sicurezza dei torrenti, e che la manutenzione delle vasche di calma, delle griglie e dei tombini sia stato effettuato a dovere”.