Pubblicità elettorale fuori controllo. A levare il grido di protesta sono i candidati lista Amnistia Giustizia Libertà, promossa dai Radicali, Andrea Brancato e Saro Visicaro , che sono pronti a segnalare « con denunce ed esposti a tutti i livelli le violazioni di legge e le omissioni da parte delle istituzioni». I due ricordano in comunicato che, in base alla legge che disciplina la propaganda elettorale, prima del voto non si possono fare affissioni, «se non negli spazi dedicati alle liste elettorali: cioè il circuito di plance che ogni comune deve installare appositamente assegnando gli spazi alle liste ammesse alla competizione». Visicaro e Brancato puntano, quindi, il dito contro il Comune di Messina che «non ha ancora assegnato gli spazi, con gravissimo ritardo, riducendo i tempi per la propaganda elettorale. Intanto, i manifesti elettorali abusivi cominciano a invadere indiscriminatamente ogni spazio: dagli impianti comunali alle mura dei palazzi storici.»
I Radicali non ci stanno e si ribellano all’assenza di controlli e di garanzie di pari opportunità, rammentando quanto prevede la normativa vigente in materia. La legge sulla campagna elettorale «vieta ogni forma di affissione fuori dagli spazi del circuito elettorale e ogni forma di propaganda elettorale, luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico, escluse le insegne indicanti le sedi dei partiti». La sanzione, «va da 103 a 1032 euro (per ogni manifesto o ogni lato del gazebo) grazie alla depenalizzazione del reato che fino al 1993 era punito con l’arresto fino a sei mesi (un caso felice di depenalizzazione)».
Visicaro e Brancato sostengono che «ancora nessun incontro è avvenuto tra tutti i rappresentanti di queste liste, insieme ai vertici della Prefettura, del Comune, della polizia municipale, dei carabinieri e della guardia di Finanza, per sottoscrivere il rituale protocollo d’intesa che impegna a rispettare le leggi».
«Tutti, tranne la lista Amnistia Giustizia Libertà, promossa dai Radicali – concludono nel loro documento – agiscono nella più plateale illegalità».