Chiara ha 20 anni e ha trascorso gli ultimi 15 della sua vita a combattere ogni giorno contro una malattia che non le consente di vivere una vita “normale”. Chiara ha bisogno di aiuto per muoversi, ha bisogno di essere seguita e assistita, ma ha anche tanta voglia di guadagnarsi con piccoli sforzi anche solo un pizzico di quella “normalità” che la malattia le ha tolto. E infatti, grazie alle terapie, è riuscita nel tempo ad essere autonoma in piccole azioni quotidiane, ma per mantenere questi miglioramenti deve continuare con costanza perché altrimenti tutto il lavoro fatto svanisce in un batter d’occhio. A raccontare la storia di Chiara è suo padre. Francesca Gugliandolo è sempre accanto a sua figlia, la aiuta, la segue e condivide con lei battaglie, difficoltà, progressi, per anni l’ha accompagnata a Troina, in provincia di Enna, per fare riabilitazione, adesso per quattro giorni a settimana va da Messina a Nizza, comune della fascia jonica, dove c’è un grande centro di riabilitazione. Lo fa per sua figlia e per quei progressi che le ha visto fare grazie alla cure che riceve in queste strutture, ma si sente abbandonato da tutte quelle Istituzioni che dovrebbero fare di tutto per aiutare le persone disabili e che invece li abbandonano al loro destino.
Francesco Gugliandolo avrebbe voluto scrivere una lettera di auguri per il nuovo anno al Sindaco Accorinti e all’assessore ai Servizi Sociali Nino Mantineo. Ha preferito però raccontare a voce la sua storia e le sue difficoltà perché dopo tanti di anni di appelli lanciati è stanco. Si rivolge dunque all’amministrazione comunale e per questo nuovo anno appena iniziato chiede solo più sensibilità rispetto alle problematiche dei disabili. “Mi domando perché Messina non abbia un centro adatto dove questi ragazzi, e purtroppo come mia figlia ce ne sono tanti, possono trovare aiuto e supporto. Ogni volta che ho fatto questa domanda alla politica la risposta è stata sempre la stessa: non ci sono soldi. Non è colpa di Accorinti, questo è chiaro, ma oggi lui potrebbe far qualcosa”.
Francesco naturalmente in questi mesi si è rivolto anche al Sindaco Accorinti. “Sono andato a parlare direttamente con lui, ho raccontato con quanti sacrifici e difficoltà accompagno mia figlia fuori Messina per farla stare bene. Il sindaco mi ha detto di presentargli un progetto, ma io come faccio a fare un progetto? Ho 60 anni, sono un operaio in pensione, che progetto posso essere in grado di fare? L’unico progetto che mi viene in mente è di incatenarmi a Palazzo Zanca per ricordare a tutti che dovrebbero lavorare per garantire i diritti di questi disabili perché soprattutto da qui si vede la civiltà di una comunità”.
Il papà di Chiara pensa ai finanziamenti che Messina non riesce a intercettare o sfruttare per costruire realtà di questo tipo, è scoraggiato perché teme che anche questa amministrazione non sia attenta. “Lotto oggi perché non so fino a quando ne avrò la forza e devo pensare anche al futuro di mia figlia. Cosa farà quando io non potrò più accompagnarla a fare terapia e peggio ancora quando io non potrò più occuparmi di lei? Vorrei solo avere la certezza che non sarà sola, la certezza di una struttura che si prenderà cura di lei. Ma se continueranno ad essere sordi alle nostre richieste ogni battaglia sarà inutile”.