Le larve essiccate del coleottero Tenebrione mugnaio, note anche come tarme della farina, sono ufficialmente i primi insetti ad aver avuto l’ok dall’Ue per la commercializzazione. In Unione Europea, insomma, s’inizia a mangiare insetti, annoverati tra i cosiddetti Novel Food. Come snack, essiccati, oppure come farina per eventuali preparazioni di pasta, pane o dolci.
Al momento sono undici le domande per insetti come nuove alimenti all’esame dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Tra queste cavallette intere e macinate, larve di vermi e larve di api. Un’ondata di nuovi alimenti che a breve si potranno comprare in tutti i supermercati.
Una scelta dettata da necessità ecologiche. L’allevamento degli insetti ha un basso impatto sull’ambiente per produzione di CO2e utilizzo di terra e acqua. Inoltre, gli insetti rappresentano un alimento altamente proteico che può far fronte a un fabbisogno nutrizionale stimato in crescita del 70% al 2050 (fonte Fao). Insomma, l’introduzione degli insetti come nuovo alimento può supportare la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile. La Fao ha definito gli insetti come fonte di cibo sana e altamente nutriente, ricca di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali.
Ovviamente non mancano le critiche e le perplessità: Coldiretti fa notare come la maggioranza degli italiani (54%) consideri gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e solleva precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico «ai quali è necessario dare risposte». Gli chef sono divisi: Massimo Viglietti sostiene che «è solo un fatto mentale, superato questo mi intriga l’idea di un cibo differente». Antonello Colonna ribatte: «Non dico di no, ma spero che questo novel food non vada a danneggiare il nostro prodotto. Insomma sono a favore della farina di legumi, non a quella di larve». Giuseppe di Iorio invece dice: «Gli insetti credo non facciano parte della nostra cultura e del nostro Dna. Per quanto riguarda la mia filosofia se io vedo un insetto in cucina chiamo subito la disinfestazione».
Un mercato che, a dispetto dei dibattiti e alzate di sopracciglia, è destinato a crescere esponenzialmente. Nel mondo, infatti, il mercato degli insetti ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017, e secondo Global Market Insights progredirà fino a toccare i 710 milioni di dollari a valore nel 2024.
Lorenzo Pezzato, co-founder di Fucibo, si racconta a Forbes: «Molti pensano che arriverà il giorno in cui mangeremo solo cavallette intere infilzate su uno stecchino e arrostite sul fuoco di legna. È un’immagine che, ovviamente, non corrisponde a quello che sarà. Gli insetti commestibili non ci salveranno dalla fame. Il problema è che il sistema alimentare odierno è insostenibile ed è su quello che bisogna agire in fretta. E quando si parla di cibo si parla di ambiente. Gli insetti sono una validissima fonte alternativa di proteine complete (complete di tutti gli amminoacidi), sono ricchi di ferro, vitamine, grassi buoni e tutti i macroelementi essenziali. […] Tradizione e innovazione non sono antagonisti, gli insetti sono solo un nuovo ingrediente ».
Fucibo è il primo marchio italiano di insetti commestibili. Pezzato lo presenta così: «Fucibo è, infatti, il marchio italiano che presto troverete nei supermercati, nei negozi e online, ovviamente. Non è stato facile arrivare fino a qui, soprattutto organizzare la fase produttiva e la commercializzazione dei prodotti a nostro marchio, ma siamo sicuri che la rapida crescita del mercato cui assisteremo di qui in avanti ci ripagherà dell’impegno e degli sforzi. Dal 2022 stimiamo una crescita media del 60% in Italia, molto più importante all’estero naturalmente».
Insomma, come già le cotolette di soia, le insalate di alghe, le bistecche di seitan e il tofu sono entrati a far parte della dieta degli italiani – o quantomeno sono alimenti già sugli scaffali di tutti i supermercati –, per non parlare del sushi che nel giro di pochi anni ha conquistato il cuore del nostro Paese, così anche gli insetti diverranno una delle possibilità di scelta. Non uno schiaffo alla tradizione, ma un ingrediente in più che si potrà scegliere così come si potrà scartare.