Sabato 26 gennaio, ore 16, piazza Cairoli. Gli occupanti del Teatro in Fiera chiamano a raccolta la cittadinanza “per riprendersi la città”. La Fiera ha rappresentato il simbolo di una riappropriazione di spazi per troppo tempo negati. E quest’occupazione sembra aver dato i primi frutti, visto che a breve l’area fieristica riaprirà. Ma la Fiera non è l’unico luogo negato. Il primo a venire in mente, il più importante, è la zona falcata. Gli occupanti invitano la cittadinanza a partecipare: “Dalla Fiera non ci muoviamo, siamo qui per tutta la città e per le generazioni future. L’abbiamo ribadito nell’ultima assemblea pubblica con il Genio Civile, con numerosi architetti, tra cui il presidente dell’Ordine, con ingegneri che ci sostengono, lavoratori della conoscenza e dello spettacolo, con la IV Circoscrizione, le associazioni e i singoli cittadini che in questi giorni hanno scritto al prefetto chiedendo di evitare lo sgombero. Questo teatro è stato chiuso per 17 anni, lasciato marcire, saccheggiare, il suo tetto fatto sprofondare per mancanza di cura e manutenzione: simbolo del potere mal gestito che incombe su ampie platee di cittadini. Da più di un mese stiamo riesumando un teatro, dalle sue macerie estraiamo installazioni artistiche, nei suoi camerini impolverati ritroviamo la memoria di attori ormai invisibili, tappiamo i buchi nei muri e li coloriamo aprendo nuovi immaginari, squarci di luce nell’oscurità di questa città che poco offre oltre la miseria, l’alienazione, il traffico, le discariche, la violenza sui più deboli”.
La notizia di ieri della prossima riapertura dei cancelli sembra un’apertura al dialogo fra le parti. I desideri degli occupanti saranno almeno in parte assecondati: “L’area della Fiera prima del ’38 era un grande giardino a mare, senza cancelli, vissuto ogni giorno a tutte le ore dai cittadini; ora c’è solo cemento dismesso. Noi crediamo che si possano aprire i cancelli e ristrutturare alcuni padiglioni a partire dal teatro Pinelli, senza bisogno di milioni di euro, investendo sulla ricchezza della società, sui nostri saperi e sulle nostre competenze accumulate in anni e anni di studio e tirocinio ai margini di un mercato del lavoro blindato”.
Gli attivisti che hanno occupato il Teatro in Fiera promuovono un evento in piazza per gridare il proprio malcontento per la cattiva gestione di una città strappata ai suoi cittadini e lasciata nelle mani di pochi: “Messina – scrivono – ha bisogno di una boccata d’aria, di un affaccio al mare, di spazi per la cultura, la ricerca e la creatività gestiti dal basso, da nuove istituzioni in cui i cittadini sono i protagonisti: senza direttori artistici, manager, amministratori “calati dall’alto” da politici che non hanno a cuore i beni comuni. Per questo ci siamo costituiti in un comitato di lotta aperto, un organismo giuridico che ci permette di avviare un cantiere giuridico costituente, di avere accesso a fondi per la cultura, per il recupero degli spazi e di lanciare il finanziamento popolare per la ricostruzione del teatro Pinelli. Per questo ci sentiamo vicinissimi ai lavoratori e alle lavoratrici che ogni giorno subiscono la dismissione dei servizi sociali, la cattiva gestione dell’Ente del Teatro Vittorio Emanuele, lo scioglimento dell’Ente Fiera, lo smantellamento di attività produttive come la Birra Triscele e la Sicilia Limoni. La nostra lotta è la loro lotta: insieme possiamo trovare la forza di ribellarci ai soprusi e alle prepotenze, di scrivere con slancio corale una pagina di dignità e riscatto per noi e per tutta Messina”.
Altri attivisti, quelli del Movimento Cinque Stelle, parteciperanno sabato 26 alla manifestazione cittadina organizzata dal collettivo che, da più di un mese ormai, “ha liberato il Teatro in Fiera e l’ex Irrera a Mare, riaprendoli alla fruizione cittadina in totale auto-organizzazione. Parteciperanno, come sempre, da cittadini insieme ad altri cittadini, senza bandiere o simboli alcuni perché le battaglie di civiltà, cultura, partecipazione sono di tutti gli uomini e le donne che ne condividono gli ideali. Invitiamo, quindi, tutta la città a scendere in strada”.