"Dobbiamo prendere due Rolex, ma d'acciaio". E' l'intercettazione che forse diventerà la più nota dell'inchiesta Mare Nostrum sulla ragnatela di rapporti dell'armatore Ettore Morace e la sua scalata al monopolio del traghettamento in Sicilia.
Con i due orologi, non troppo costosi, Morace voleva sdebitarsi con la sottosegretario Simona Vicari e Marcello Dicaterina, già deputato Pdl e collaboratore dell'ex ministro Maurizio Lupi.
La vicenda risale all'inizio del novembre 2016 e in commissione, a Roma, si discute di estendere l'Iva per i servizi anche agli armatori. Il 5%, si ipotizza, e nel testo isi impone il blocco delle tariffe.
Ma a Morace non piace, non gli consente un guadagno che giudica adeguato. Così spinge per alzare l'Iva, o togliere il vincolo del blocco delle tariffe.
"Ti volevo dire in anteprima che in commissione l'emendamento è stato approvato", dice la senatrice Vicari in una telefonata a Morace.
Anche sulle manovre per aggiustare l'emendamento alla finanziaria i due concorrenti-soci, Vincenzo Franza ed Ettore Morace, si dividono Sono proprio le conversazioni con Di Caterina a raccontarlo. Di seguito, quella del 9 novembre 2016:
DICATERINA però proprio per dare una logica ma obiettivamente ascolta con il cinque per cento
MORACE ee
DICATERINA effettivamente si ha un costo no perché finisce lo Stato per incassare meno di quello che compensa negativamente invece il pareggio pare che si arrivi al dieci per cento no
MORACE sì con il dieci per cento diciamo che non conviene a nessuno cioè non cambia niente
DICATERINA non cambia niente
MORACE e per noi incassiamo di meno e spendiamo uguale
DICATERINA uhm
MORACE quindi il dieci per cento
DICATERINA quindi per voi resta il cinque per cento
MORACE e sì
DI CATERINA uhm uhm
MORACE ma a meno che non metti il dieci per cento però levi il vincolo che non possiamo aumentare le tariffe hai capito magari lo lasci il limite per un anno per due anni hai capito
DICATERINA che non potete aumentare
MORACE si perché come era scritto prima c’era scritto che le tariffe convenzionate sono quindi da intendersi incluso iva quindi vuol dire che le tariffe di adesso tu perdi il cinque per cento
DI CATERINA certo
MORACE hai capito
DI CATERINA certo vai a scorporare vai a scorporare
MORACE hai capito per cui il dieci per cento andrebbe anche bene però senza quella frase nel senso che noi poi negli anni piano piano lo recuperiamo hai capito
DICATERINA va beh Ettorino quindi adesso proponiamolo al cinque poi dopo vediamo un attimo
MORACE eh
DICATERINA perché domani, venerdì, l'ultimo giorno per gli emendamenti
MORACE venerdì ma comunque si presenta diciamo
DICATERINA già presento
MORACE ah già presentato perfetto
DICATERINA sì firma Garofalo
MORACE azz Enzo
DICATERINA uhm
MORACE bene
DICATERINA già presentato.
In effetti l’onorevole messinese Vincenzo Garofalo proprio il 9 novembre presenta l’emendamento. Il 15 novembre Di Caterina richiama Morace riferendo che Franza aveva chiamato direttamente Maurizio Lupi per dirgli che non era d’accordo con l’IVA al 5 ma la voleva al 10 ora FRANZA dopo che era stato fatto, che era passato in commissione, c’era stato il parere favorevole "…e tutto quanto chiama credo LUPI qualcuno eccetera ah no non va bene vogliamo l’Iva al dieci eccetera cioè uno non è che e…"
"Tale situazione – scrivono gli inquirenti palermitani – aveva innervosito molto l'onorevole GAROFALO che aveva proposto l’emendamento. I due interlocutori ipotizzano che FRANZA riteneva più probabile che l’emendamento potesse passare con l’IVA al 10 poiché non vi era aggravio per le casse dello Stato perché qualcuno gli ha detto che così facendo per lo Stato c’era una perdita di sei sette milioni di euro.
DICATERINA invitava MORACE a contattare FRANZA e a verificare il perché di questo suo cambio di rotta MORACE immediatamente chiamava Rino FAMIANI dirigente della Caronte&Tourist chiedendo se stessero facendo pressioni per far passare l IVA al 10. FAMIANI afferma che secondo i loro canali quello è l’unico modo per far passare l’emendamento poiché con il 5 non ci sarebbe stata copertura finanziaria: “il cinque per cento non passa mi dicono non passerà mai perché non ha copertura il dieci per cento non danneggia nessuno e ha copertura” .
Poco dopo MORACE richiamava FAMIANIe gli chiedeva se con il 10 e il blocco delle tariffe fosse ancora conveniente FAMIANI sosteneva che il blocco delle tariffe non era previsto e che con la riduzione al 5 ci sarebbe stato un danno per l erario di 73 milioni.
Ragion per cui in quel modo la norma non aveva speranze di essere approvata poiché vi era il veto del Ministero del Tesoro che pretendeva copertura finanziaria. MORACE sosteneva invece che nella bozza del Governo che lui stesso aveva girato a FAMIANI vigeva il blocco delle tariffe e che quindi qualora l IVA fosse passata dal 5 al 10 lui avrebbe avuto solo perdite per cui stanno riproponendo lo stesso testo invece del cinque e il dieci con “il blocco tariffe inculata alla grande”.
FAMIANI concludeva dicendo che MORACE non poteva pretendere che una norma salvaguardasse solo lui e non gli altri armatori e ribadiva che con il 5 non avrebbe avuto alcuna possibilità di approvazione.
Alessandra Serio