“Nei confronti di Sergio La Cava il giudizio circa la sussistenza di esigenze cautelari non può prescindere da un dato essenziale: la veridicità almeno alla luce di quanto sin qui hanno rivelato le indagini delle accuse mosse attraverso l’invio degli esposti anonimi e la sollecitazione del Luogotenente Gisabella ai dirigenti della Liberty Lines. La ostinata volontà di incastrare Morace ha portato La Cava a trascendere dai limiti della continenza stimolando ed ottenendo un intervento del Luogotenente Gisabella facendo in modo che la figlia del pubblico ufficiale venisse assunta in una società del gruppo Franza A monte di ciò stanno le rivalità e i giochi di concorrenza anche sleale tra i due gruppi imprenditoriali Franza e Morace e probabilmente l’intenzione da parte di La Cava di ridurre sollecitando iniziative giudiziarie e giornalistiche il potere economico ed imprenditoriale di Ettore e Vittorio Morace. Non si coglie nell’illecito commesso una personalità criminale o comunque una attitudine alla commissione di delitti di corruzione o di altri reati contro la PA ove si tenga a mente che la gestione della Liberty Lines mediante accordi corruttivi è stata rivelata dall’indagine in corso e che La Cava ha agito attivando canali leciti benchè dai rapporti con Gisabella e dalla verosimile intenzione di stimolare l’interesse da parte sua ne sia derivato un accordo corruttivo. Alla luce di tali considerazioni si ritengono non sussistenti esigenze cautelari concrete ed attuali nei confronti di Sergio La Cava o comunque l’urgenza di soddisfare dette esigenze”.
Così il giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta dice no alla richiesta della procura di Palermo, risalente all’aprile scorso, di rinchiudere in cella anche l’armatore eoliano Sergo La Cava.
In sostanza secondo il giudice è vero che La Cava “ha esagerato” nell’attività di dossieraggio-killer nei confronti di Morace, è vero che il luogotenente dei Carabinieri Gisabella ha commesso diversi illeciti per soddisfarlo, è vero che “in cambio” la figlia del militare è stata assunta dai Franza, col placet di Vincenzo (per questa vicenda Franza risulta indagato). Ma è pur vero che i dossier indicavano fatti veri – in parte quelli confluiti nella stessa inchiesta, e che di fatto La Cava non ha commesso reati tali da richiedere la custodia cautelare.
L’accusa ipotizzata per La Cava è la corruzione: Gisabella avrebbe dovuto depositare tutta una serie di dossier contro i Morace, promuovere indagini nonché stimolare alcuni importanti giornalisti, sia della Rai che de Il Fatto Quotidiano. In cambio Sergio avrebbe sponsorizzato la figlia, desiderosa di lavorare con i Franza e i La Cava “per essere formata”.
Per i giudici di Palermo la prova che si tratti di una contropartita è nel fatto che i due parlano sempre prima del lavoro della figlia del militare, che peraltro un impiego già lo ha, ma che secondo il padre è disposta a licenziarsi subito, e subito dopo delle attività che Gisabella doveva portare avanti per colpite i Morace.
“L’intensa e pervicace manovra destabilizzante verso i Morace colleghi e soci del Franza e tuttavia da questi avversati in nome di una tanto spietata quanto occulta concorrenza imprenditoriale contiene aspetti davvero inquietanti” – scrive il Gip Gaeta.
“Quali fossero le ragioni per le quali il La Cava legato al gruppo Franza da solidissime relazioni personali ed affari nutrisse così tanta avversione verso il Morace è agevole spiegare alle generiche gelosie di potere proprie dei gruppi imprenditoriali Franza e Morace le due compagnie di navigazione leader in Sicilia si sommano invero i sotterranei ma concreti timori del La Cava e con lui del Franza di un rapido e progressivo rafforzamento della leadership del Morace a suo svantaggio. Illuminante a tal riguardo è il tenore di una conversazione telefonica intercettata l 8 ottobre 2016 tra Morace Ettore e Formica Nunzio uno dei suoi più fidati collaboratori nel corso della quale il primo nel comunicare al secondo l’intenzione di acquistare un’abitazione da Bulgarella Andrea noto e affermato imprenditore edile trapanese aggiungeva che quest’ultimo intendeva altresì vendergli la società Traghetti delle Isole della quale il Bulgarella pur titolare del solo delle azioni in realtà disponeva della maggioranza azionaria per il tramite di parenti Poma Maria e Poma Caterina, rispettivamente moglie e nipote e verosimili prestanome (Fontana Francesco).
Orbene nell’indicare la società del Bulgarella il Morace erroneamente la cita come Compagnia delle Isole ricevendo dall'interlocutore la correzione con l’esatta denominazione della compagnia di navigazione accompagnata dalla battuta "anche perché Compagnia delle Isole te la sei già comprata anzi l hai già mandata a fare fottere spero questa volta da soli".
Nelle varie conversazioni intercettate tra l'imprenditore di Lipari e il carabiniere, prima e dopo l'assunzione della figlia, nonché quelle tra La Cava ed altri soggetti della sua rete di conoscenze, gli investigatori seguono tutto l'evolversi della vicenda: Vincenzo Franza ha accolto la figlia di Gisabella malgrado "loro non assumino negli uffici". Questo malgrado la loro paura – riferiscono gli interlocutori – del fatto che il padre, volendo seguire la figlia, potesse trasferirsi anche lui a Messina, e qui trovarsi a investigare su di loro.
Alessandra Serio