Il restare costantemente connessi e il rapporto inalienabile con il virtuale sono ormai realtà quotidiane, la tecnologia costituisce un prolungamento del nostro essere e tutto ciò sta cambiando radicalmente il mondo in cui viviamo, in primis per i giovanissimi nativi digitali, abituati a crescere in compagnia di questi strumenti.
È questo il cuore del libro “Generazione H” di Maria Rita Parsi, celebre psicoterapeuta, psicologa e scrittrice, presentato al Salone delle Bandiere del Comune di Messina.
Una sala gremita di insegnanti e genitori, che in dialogo con l’autrice, accompagnata da Giovanna De Francesco e Daniela Bonanzinga, hanno affrontato tantissimi argomenti diversi, tutti con una domanda sostanziale di fondo: “che influenza ha il virtuale su di noi? Come reagiscono mente e cuore sul filo della presente connessione?”.
Il libro è, infatti, un’attenta analisi della nostra società e delle sue problematiche, intorno ad un argomento estremamente attuale, che coinvolge generazioni passate presenti e future; non è solo un libro sugli adolescenti e il loro rapporto con il digitale, ma una raccolta di casistiche, testimonianze di pazienti, esperienze, emozioni, vita. Nasce come risultato finale dei lunghi e approfonditi studi della Parsi, precedentemente esposti in altri due volumi: “Ch@t ti amo” e “L’immaginario Prigioniero” con Francesca Orlando e T. Cantelmi, i quali riflettono sulla sempre maggiore tendenza a conoscersi e innamorarsi solo per mezzo delle piattaforme digitali, su una vita troppo spesso orientata unicamente lì, dove ci si confronta, si ricercano informazioni, si costruiscono relazioni e sentimenti immediati, per sfuggire all’attesa e ai doveri della realtà giornaliera, circondandosi di illusioni che non vanno smascherate. La psicoterapeuta riporta il caso emblematico di una madre separata, la quale intrattiene per tre anni e mezzo una relazione tutta al virtuale, senza avere mai il coraggio di incontrare il partner, poiché non vuole scoprire cosa si nasconda dietro la proiezione dei suoi sogni, preferendo proteggersi nelle apparenze che si è costituita. È questo il potere di Internet, la sua forza inarrestabile e la sua pericolosa capacità attrattiva: rende l’uomo finalmente creatore di qualcosa che assomiglia a se stesso, consegna lui la possibilità di farsi Dio, onnipotente e onnipresente, lo fa vivere di illusioni, permettendogli di battere l’angoscia della morte, poiché, sul web, tutto resta in eterno.
Il termine Generazione H si ispira alla sindrome di hikikomori, denominazione giapponese atta a definire chi si isola dalla vita sociale, passando spesso la totalità del tempo dinanzi ai mezzi di comunicazione virtuale. La Parsi, che va in giro con un peluche a forma di pecorella e cinque cellulari tutti privi di connessione, vuole, in maniera provocatoria, porre fine a questa problematica, senza demonizzare il virtuale, affidandosi invece alla capacità degli educatori di conoscerlo per guidare i più giovani nel suo utilizzo; bisogna formare i formatori, investendo nella scuola e nella famiglia.
È lieve il confine tra dispositivo di enorme utilità, simbolo del progresso e della competenza umana e strumento pericoloso di controllo e manipolazione, il dovere di impedire che lo stato di perenne connessone superi tale confine spetta a noi, per noi stessi, la nostra personalità, il nostro futuro e, col contributo pungente e preciso del libro della Parsi, farlo diventa più semplice.