Porticciolo sì, porticciolo no. Il dibattito in città continua e non solo quello. Al di là delle frasi più o meno ad effetto che si possono pronunciare, è l’iter istituzionale il fulcro di tutto perché da lì, nella fattispecie dalla conferenza dei servizi che coinvolge una quindicina di soggetti, passa il destino del porticciolo turistico “Marina Guardia”. Conferenza che è in corso da settimane e di cui fanno parte, tra l’altro, Genio Civile e Soprintendenza, che hanno in poche parole smontato il progetto del gruppo Franza, redatto dall’ing. Beppe Rodriquez. «L’opera è sicuramente invasiva in quanto si tratta di due porti in un’area che già presenta criticità sia dal punto di vista idrogeologico sia da quello ambientale», il sunto del parere dell’ingegnere capo del Genio Civile Gaetano Sciacca. Molto più pesante quello del soprintendente Salvatore Scuto. Vanno citati alcuni passaggi: «La lettura analitica della documentazione rileva che il processo tecnico di progettazione dell’infrastruttura contiene un’elevata competenza ingegneristica e una scarsa attività di analisi dei contesti, del territorio, del paesaggio e dei fattori che hanno importanza strategica in ogni attività pianificatoria, anche a piccola scala. La relazione generale non contiene alcuna analisi urbana e territoriale; non discute i processi sociali, antropici e insediativi che hanno contribuito a definire lo scenario che le opere in progetto modificheranno in maniera irreversibile; non rappresenta i fattori di interconnessione dinamica tra la nuova ipotesi infrastrutturale e il modello di sviluppo dell’ambito territoriale; non prende in esame lo stato generale della portualità urbana nello stato di consistenza, e non effettua analisi di confronto con il quadro evolutivo del settore». E ancora «lo studio del traffico posto a sostegno della fattibilità di progetto evidenzia insufficiente conoscenza del territorio» e infine la relazione paesaggistica viene definita «povera di contenuti, incrocia dati normativi erronei, detta indirizzi di valutazione del prodotto progettuale relaziona argomenti che appaiono estratti da altro contesto formale e culturale».
Macigni, che però non significano affatto che il progetto da 140 milioni verrà cassato. La conferenza dei servizi serve proprio a “limare” eventuali aspetti da rivedere, in vista di un’eventuale concessione da parte della Regione, terminale ultimo di ogni passaggio. Nei prossimi giorni sono attesi i pareri dei dipartimenti competenti del Comune, anche se da Palazzo Zanca è giunta già la voce politica del sindaco: «Per ogni posto barca – ha detto nei giorni scorsi – si creano quattro posti di lavoro, diretto o nell’indotto, pensiamo a quello che potrebbe accadere per un’opera che ne prevede più di settecento. Dobbiamo far tornare i nostri giovani che vanno via perchè non hanno alcuna prospettiva, dobbiamo tornare a valorizzare i mestieri e le professioni legati alla “risorsa mare”». In realtà Buzzanca è “innamorato” da tempo dell’idea di un porticciolo nella riviera nord, idea da cui nacque, quando era reggente di Palazzo dei Leoni, la società Nettuno. Due progetti, quello della Nettuno, appunto, e quello dei Franza, presentato come Prusst al Comune, finirono per confluire ma solo oggi si è arrivati alla conferenza dei servizi. E solo oggi, con il consiglio comunale che ha già deliberato la fuoriuscita del Comune dalla Nettuno (altro socio è la Provincia), da Palermo potrebbe arrivare un cospicuo finanziamento proprio per il porticciolo turistico. Ecco perché parte di quei 140 milioni potrebbero essere pubblici, sempre che il porticciolo si faccia.
E sempre che si faccia lì. Perché un ulteriore elemento di dibattito che ogni tanto si dimentica è che esiste un Piano regolatore del Porto, fermo all’ultimo step prima della sua approvazione definitiva, che prevede sì un porticciolo a Messina, ma nella rada San Francesco, al posto degli attuali imbarcaderi, una volta che l’intero traffico dei traghetti si sposterà a Tremestieri col completamento del porto a sud. Al Comune c’è chi sostiene da tempo, come l’assessore “dei Prusst” Gianfranco Scoglio, che la location ideale per un porticciolo non è certo San Francesco («lì costerebbe 200-300 milioni in più»). Ecco, dunque, che si verrebbe a creare un ulteriore conflitto istituzionale. Nel frattempo tra Grotte, Guardia e San Francesco, siamo sempre fermi sulla carta. I fatti arriveranno dopo. Forse.